GRIMOALDO Alferanite
Dal cosiddetto Anonimo Barese sappiamo che era figlio di un tal Guaranga; nei documenti egli viene chiamato "Grimoaldus Alferanites". Proveniva probabilmente da una famiglia barese d'origine longobarda, come si è supposto con riferimento al suo nome (Martin, p. 746).
Durante il debole regime del duca Guglielmo di Puglia (1111-27), nipote di Roberto il Guiscardo, appoggiò prima l'arcivescovo Risone poi, dopo la morte di questo, assassinato nel 1117 da Argiro, capo della fazione barese a lui ostile, G. prese il potere sulla città, intitolandosi "signore" ("dominus", "dominator") o anche "principe" di Bari.
Il dominio su questa città spettava di diritto a Costanza di Francia, reggente per il minorenne Boemondo II, la quale però, secondo una notizia contenuta nella cronaca di Romualdo Salernitano, nell'agosto 1119 fu fatta prigioniera a Giovinazzo da G. e dal conte Alessandro di Conversano. Grazie a un intervento del papa Callisto II, nel novembre 1120, Costanza fu liberata, ma fu costretta a ritirarsi a Taranto e a lasciare a G. il dominio su Bari.
Falcone Beneventano (p. 206) chiamò G. "vir valde mirabilis et bellicosi spiritus", mentre Orderico Vitale lo definì "liberalem et strenuum virum".
Significativa per il ruolo indipendente che G., intitolato in un documento dell'ottobre 1121 "barensium dominator" (Cod. dipl. barese, V, n. 67), intese assumere, fu l'alleanza da lui stipulata nel maggio 1122 con Venezia. Di questo atto si è conservata soltanto la parte in cui il doge Domenico Michiel e numerosi notabili veneziani si impegnavano a difendere l'incolumità fisica e i diritti dei Baresi dovunque si trovassero (ibid., V, n. 68). Eloquente per le alte aspirazioni di G. è una pergamena di colore blu con scrittura in oro, forse ispirata alle pergamene purpuree degli imperatori bizantini, in cui egli si intitolò come "Grimoaldus Alferanites gratia Dei et beati Nikolai barensis princeps" (giugno 1123). Notevole è il passo del documento in cui G. dichiara "cuius [beati Nicolai] precibus et meritis tam nos quam et nostra res publica munimur et confovemur" (ibid., V, n. 69). G. aveva un legame molto stretto con s. Nicola patrono di Bari e con la basilica a lui dedicata, il cui ruolo può essere paragonato in qualche modo a un tempio civico (come fu poi quello, per es., di S. Petronio di Bologna, collocato però in un contesto sociopolitico diverso). Nell'aggettivo "excellentissimus", aggiunto al suo titolo principesco, G. sembra essersi richiamato alle tradizioni della "Langobardia minor" (Martin, p. 746).
L'ampio potere esercitato a Bari da G. risulta anche da un episodio riportato nella Vita di Giovanni da Matera; quest'ultimo, a causa della sua predicazione contro i vizi dei laici e del clero, sarebbe stato accusato di eresia presso il vescovo e i notabili e da costoro minacciato di essere bruciato vivo. Grazie a un intervento del principe di Bari, il cui nome non è menzionato nel testo della Vita, ma dalla collocazione cronologica dell'episodio emerge chiaramente che si trattava di G., Giovanni fu liberato, dopo che due consiglieri del principe lo ebbero interrogato e trovato un uomo di Dio, "ex toto evangelicum et in nullo a sacra doctrina discordantem". Da questo episodio sembra che G. abbia esercitato anche un certo controllo sul potere religioso, rappresentato dal vescovo.
Anche quando, dopo la morte del duca Guglielmo (1127) e le rivendicazioni della sua eredità da parte di Ruggero II di Sicilia, la situazione politica nel Mezzogiorno subì un profondo mutamento, G. cercò di mantenere la posizione acquisita. Nel novembre 1127 partecipò alla lega dei baroni del Mezzogiorno peninsulare contro Ruggero II, capeggiata dal papa Onorio II. In seguito ai successi militari di Ruggero, il pontefice fu costretto a concedere al normanno l'investitura del Ducato di Puglia, Calabria e Sicilia (1128). G. rimase però ostile a Ruggero II. Nell'autunno 1128 assediò, insieme con Tancredi di Conversano, la rocca normanna di Brindisi, di cui ottenne nel dicembre dello stesso anno la resa, dopo aver garantito l'incolumità alla guarnigione. In questa circostanza G. si rivelò abile diplomatico, perché ottenne la consegna della rocca, assediata invano da Tancredi, "plus mansuetudine quam ferocitate" (Clementi, in Ystoria Rogerii…, pp. 340 s.).
Soltanto dopo ulteriori successi militari di Ruggero II, ottenuti nel 1129, G., nell'agosto di quell'anno, riconobbe il dominio del normanno. Mentre Alessandro di Telese riferisce, in quest'ambito, che sarebbe avvenuta una sottomissione del principe di Bari al duca, Romualdo Salernitano parla di un accordo raggiunto tra Ruggero II e alcuni baroni, tra cui anche Grimoaldo. Sembra che Ruggero II, anche dopo la sua ascesa alla dignità regia (Natale del 1130), avesse riconosciuto il titolo di principe a G., contando in compenso sulla sua fedeltà. Ciò si deduce dal fatto che l'antipapa Anacleto II permise il 5 nov. 1130 all'arcivescovo di Bari di concedere a G. e ai suoi figli l'unzione principesca, una concessione che non può essere stata fatta senza l'assenso del re (Houben, 1997, p. 55; Id., 1999, p. 70). Che G. avesse effettivamente giurato fedeltà a Ruggero II, emerge da un passo di Alessandro di Telese (II, 46).
Nonostante il giuramento prestato, G. si ribellò presto a Ruggero partecipando attivamente nel settembre 1131 alla rivolta capeggiata da Tancredi di Conversano. Dopo alcuni successi iniziali ottenuti dai ribelli, essi furono sconfitti da Ruggero. Bari si arrese nel giugno 1132; G. fu consegnato al re che lo spogliò di tutti i suoi beni e lo inviò in catene in Sicilia insieme con la moglie e i figli.
Non si hanno altre notizie di G. ed è perciò probabile che sia morto in prigionia, forse nelle carceri reali di Palermo.
Fonti e Bibl.: Anonymi Barensis Chronicon, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., V, Mediolani 1724, p. 56 (rist. in G. Cioffari - R. Lupoli Tateo, Antiche cronache di Terra di Bari, Bari 1991, p. 184); Romualdus Salernitanus, Chronicon, a cura di C.A. Garufi, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., VII, 1, pp. 210, 216 s., 219; Annales Ceccanenses, a cura di G.H. Pertz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XIX, Hannoverae 1866, p. 282; Falco Beneventanus, Cronica, in G. Del Re, Cronisti e scrittori napoletani editi ed inediti. Storia della monarchia, I, INormanni, Napoli 1845, pp. 199, 206 s. (rist. anast. Aalen 1975); Vita s. Ioannis Matherensis, in Acta sanctorum Iunii, V, Parisiis 1867, p. 39; Le pergamene del duomo di Bari (952-1264), a cura di G.B. Nitto de Rossi - F. Nitti di Vito, in Codice diplomatico barese, I, Bari 1897, n. 42; Le pergamene di S. Nicola di Bari. Periodo normanno (1075-1194), a cura di F. Nitti di Vito, ibid., V, ibid. 1902, nn. 67-69, 71 (nov. 1123), 74 (marzo 1127), 75 (luglio 1127), 79 (agosto 1130); Vita s. Iohannis a Mathera abbatis…, Putignano 1938, pp. 12 s.; P. Kehr, Regesta pontificum Romanorum, IX, Samnium - Apulia - Lucania, a cura di W. Holtzmann, Berlin 1962, p. 321 n. 12; V. De Donato, Aggiunte al Codice diplomatico barese. Pergamene dell'Archivio della cattedrale, in Arch. stor. pugliese, XXVII (1974), pp. 191-232 n. 4; Puglia secolo XI. Alle sorgenti del Romanico, a cura di P. Belli D'Elia, Bari 1975, p. 105; Ordericus Vitalis, Historia ecclesiastica, a cura di M. Chibnall, VI, Oxford 1978, p. 434; Alexander Telesinus, Ystoria Rogerii regis Sicilie Calabrie atque Apulie, a cura di L. De Nava - D. Clementi, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], CXII, Roma 1991, pp. 11, 17, 31 s., 45 (I, 10, 18; II, 19-21, 46); A. Beatillo, Historia di Bari principal città della Puglia nel Regno di Napoli, Napoli 1637, p. 95 (rist. anast. Bologna 1965); G. Petroni, Della storia di Bari dagli antichi tempi sino all'anno 1856, Napoli 1857-58, p. 240; F. Carabellese, L'Apulia ed il suo Comune nell'Alto Medio Evo, Bari 1905, pp. 401-405; F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, Paris 1907, I, pp. 318 s., 382, 385, 389, 399; II, pp. 9, 14, 16, 19, 178; E.M. Jamison, The Norman administration of Apulia and Capua more especially under Roger II and William I 1127-66, in Papers of the British School at Rome, VI (1913), pp. 230, 236 s., 245 s., 343; F. Carabellese, Il Comune pugliese durante la monarchia normanno-sveva, Bari 1924, pp. 3, 28, 41, 77, 99, 153; G. Cioffari, Storia della basilica di S. Nicola di Bari, I, L'epoca normanno-sveva, Bari 1984, pp. 121, 125-134, 147, 150, 155; P. De Leo, Grimoald Alferanites, in Lexikon des Mittelalters, IV, München-Zürich 1989, coll. 1718 s.; Storia di Bari. Dalla conquista normanna al Ducato sforzesco, a cura di G. Musca - F. Tateo, Roma-Bari 1990, pp. 42-45, 51, 57-59, 63, 86, 197, 300, 302, 445; D. Clementi, in Alexander Telesinus, Ystoria Rogerii…, cit., pp. 183, 205-207, 215, 241, 243, 273, 276 s., 291, 293 s., 296, 340-342; J.-M. Martin, La Pouille du VIe au XIIe siècle, Roma 1993, pp. 743, 745 s.; E. Cuozzo, Normanni. Nobiltà e cavalleria, Salerno 1995, p. 127; D. Matthew, I Normanni in Italia, Roma-Bari 1997, pp. 36, 42, 49, 52, 281, 283, 286; F. Panarelli, Dal Gargano alla Toscana: il monachesimo riformato latino dei pulsanesi (secoli XII-XIV), Roma 1997, pp. 26, 55 s., 85, 87; H. Houben, Roger II. von Sizilien. Herrscher zwischen Orient und Okzident, Darmstadt 1997, pp. 38, 41, 47, 55 s., 64 s., 122 (trad. ital., Roma-Bari 1999); B. Schilling, Guido von Vienne- Papst Calixt II., in Mon. Germ. Hist., Schriften, XLV, Hannover 1998, pp. 489, 708.