franco-prussiana, guerra
Conflitto armato tra la Francia e la Prussia combattuto nel 1870-71 e conclusosi con la sconfitta francese. A creare le premesse per la guerra fu l’azione politico-diplomatica del cancelliere prussiano O. von Bismarck. Egli provocò la Francia, facendo leva sulla candidatura del principe Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen al trono di Spagna, alla quale si opponeva Napoleone III. Questi diede istruzioni all’ambasciatore francese Benedetti di chiedere assicurazioni al sovrano di Prussia Guglielmo I, il quale ricevette l’ambasciatore, gli confermò il ritiro della candidatura del principe Leopoldo, ma non prese impegni per il futuro. A questo punto Bis marck, manipolando il «telegramma di Ems» inviatogli dal re, diffuse un comunicato in cui si affermava che questi aveva messo alla porta Benedetti. Enorme fu la ripercussione che tale comunicato ebbe in Francia e Napoleone III, convinto della superiorità francese, dichiarò guerra alla Prussia il 19 luglio 1870. Con la Prussia si schierarono la Baviera, la Sassonia e il Württemberg, cosicché il 1° agosto 800.000 uomini, guidati dal generale Molte, erano già mobilitati, mentre la Francia, priva del sostegno dei suoi alleati, per l’inefficienza dei servizi logistici, riunì solo 300.000 uomini, alle dipendenze dei marescialli MacMahon e Bazaine. Dopo alterne vicende belliche, la Francia andò incontro a una grave disfatta militare a Sedan (31 agosto e 1° settembre), dove l’imperatore stesso venne fatto prigioniero. Alla notizia del disastro di Sedan, a Parigi scoppiò la rivoluzione: furono proclamate la fine del Secondo impero e la nascita della Terza repubblica (4 sett.), mentre un governo di «difesa nazionale» assumeva il potere. A fine settembre Parigi era chiusa da un anello di forze tedesche, mentre cadevano anche Strasburgo (28 sett.) e Metz (27 ott.). Iniziò dunque un’eroica resistenza dei francesi all’invasore, tecnicamente e materialmente superiore. Il ministro dell’Interno del governo di difesa nazionale, L. Gambetta, vi contribuì lasciando Parigi a bordo di una mongolfiera per organizzare l’arruolamento degli abitanti delle province. Nel secondo periodo (dalla fine di ottobre alla fine del 1870), si susseguirono i tentativi francesi di infrangere il blocco di Parigi e gli attacchi in campo aperto ad opera delle armate della Loira e del Nord. In un terzo periodo (genn. 1871), il comando tedesco impresse nuovo vigore all’assedio, iniziando il bombardamento della città. Il successo riportato da Garibaldi, accorso fin dall’ottobre 1870 con i suoi volontari in difesa della Francia, nel combattimento di Digione del 23 genn., non poté influire sull’andamento generale delle operazioni. Le truppe francesi vennero battute anche a Le Mans (11-12 genn.) e a San Quintino (19 genn.), e anche la guerra popolare repubblicana si concludeva con la sconfitta. Le trattative d’armistizio, cominciate il 15 sett. tra J. Favre e il Bismarck, si conclusero il 28 gennaio con la capitolazione francese. Dimessosi l'intransigente Gambetta (6 febbr.), l’armistizio fu esteso a tutta la Francia (15 febbr.) e successivamente rinnovato, fino a quando le trattative di pace, iniziatesi formalmente il 21 febbraio a Versailles, non si conclusero col Trattato di Francoforte del 10 maggio 1871. Quest’ultimo assegnò alla Prussia l’Alsazia e la Lorena, modificando gli equilibri europei a danno della Francia. A seguito della sconfitta militare e della ripresa degli ideali repubblicani e socialisti, tra il 18 mar. e il 28 mag. 1871, fu costituita la Comune di Parigi, poi stroncata dalla repressione di MacMahon.