MENGARINI, Guglielmo
– Nacque a Roma il 27 dicembre 1856 da Paolo e Felicetta Ricci.
Dal 1872 frequentò il r. istituto tecnico, completando gli studi grazie a una borsa del collegio Fuccioli e Lassi. Nel 1876 si iscrisse al corso di fisica nell’Università di Roma, dove fu allievo «stipendiato» dal 1878 fino alla laurea, nel 1881.
Nella tesi, sui metodi di misura della resistenza elettrica, il M. propose un metodo originale per determinare il valore assoluto dell’ohm, teoricamente elegante ma di complessa realizzazione (Sulla unità elettromagnetica di resistenza, in Boll. ufficiale del ministero dell’Istruzione pubblica, VIII [1882], pp. 216-347; Metodo per la determinazione dell’Ohm in misura assoluta, in Atti dell’Acc. nazionale dei Lincei, Transunti, VIII [1884], pp. 318-323).
Nello stesso anno il ministero della Istruzione pubblica lo inviò all’Esposizione internazionale di elettricità e al primo Congresso internazionale di elettricità di Parigi come segretario della sezione italiana, presieduta da G. Govi, e nel 1882 all’Esposizione elettrica internazionale di Monaco.
Per la formazione del M. fu particolarmente significativa l’esposizione del 1882 a Monaco, che propose anche un laboratorio avanzato di elettrotecnica, con esperimenti mirati soprattutto al settore dell’illuminazione elettrica. Nel laboratorio, cui egli partecipò attivamente anche nella fase organizzativa, potevano essere effettuate misure su una varietà di macchine elettrodinamiche, con la strumentazione più recente e sotto la guida dei migliori esperti tedeschi, E. Kittler ed E. Dorn.
Nominato assistente di P. Blaserna nell’istituto fisico di Roma il 1° genn. 1882, nello stesso anno il M. fu chiamato dal gerente della Società anglo romana per l’illuminazione della città, C. Pouchain, a dirigere il servizio di elettricità.
Nel 1884 sposò a Zurigo Margarethe Traube (1856-1912), nata a Berlino da famiglia ebrea, figlia dell’illustre fisiologo e patologo Ludwig. Margarethe fu tra le prime donne laureate in scienze naturali in Italia. Dopo un periodo di collaborazione a Berlino con E. Dubois-Reymond pubblicò una serie di interessanti lavori di fisiologia animale. Convinta femminista, partecipò alle prime battaglie per i diritti sociali delle donne; fece parte dell’Associazione della donna e collaborò, dal 1900, alla rivista Unione femminile nazionale. Dalla loro unione, vissuta tra il palazzo di famiglia, a fianco del Quirinale, e una villa a Porto d’Anzio, nacquero: Publio, Cora, Valeria, Fausta. Casa Mengarini fu per anni uno dei circoli culturali più esclusivi della capitale.
Dal 1886 il M. tenne nell’istituto di fisica di Roma il primo corso libero universitario di elettrotecnica in Italia, privo di riconoscimento legale ma che raccolse subito studenti volontari della R. Scuola di applicazione per gli ingegneri e del ministero della Marina. Il 30 sett. 1888 rinunciò all’ufficio di assistente e nello stesso anno chiese di avere la libera docenza con effetti legali in elettrotecnica, per poter dare un maggiore incremento al corso. Ottenutala presso l’Università di Roma il 31 maggio 1889, con relazione favorevole di P. Blaserna, V. Cerruti e G. Pisati, mantenne la promessa divenendo così il fondatore della Scuola romana di elettrotecnica.
A questo periodo risalgono i primi lavori progettati ed eseguiti per incarico della Società anglo romana: l’impianto di illuminazione nella stazione ferroviaria di Roma Termini e nei piazzali esterni fino ai Tre Archi (1883), in corrente alternata monofase a 800 V con lampade Siemens e Soleil («passo ardito», lo definì lo stesso M., per il salto tecnologico dato dall’impiego di tensioni sensibilmente più elevate di quelle usuali e con distanze utili notevolmente maggiori); l’impianto per l’officina termoelettrica di via dei Cerchi a Roma, per la distribuzione di corrente alternata monofase a 1800 V e trasformatori in parallelo alimentati da una rete di cavi interrati con uno sviluppo di 19 km, giudicato tra gli impianti elettrici più razionali esistenti all’epoca in Italia (1886).
Il M. svolse indagini episodiche anche in ottica, spettroscopia, astronomia e sulla teoria dell’elettrolisi. Nel 1886 pubblicò con A. Colasanti uno studio concernente Il fenomeno spettrale fisiologico (in Atti dell’Acc. nazionale dei Lincei, Memorie, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 4, III [1886], pp. 66-77) e l’anno seguente due note su Il massimo d’intensità luminosa dello spettro solare (ibid., Rendiconti, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 4, III [1886], pp. 482-489 e 566-573). Nel 1888 fu ammesso nella Società degli spettroscopisti italiani. In merito all’elettrolisi, il M. fu tra i primi a studiare l’effetto del passaggio di correnti alternate negli elettroliti e a individuare correttamente nel processo, a meno del segno, lo sfasamento tra corrente e tensione applicata (Elettrolisi colle correnti alternanti, in Atti dell’Acc. nazionale dei Lincei, Memorie, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 4, VI (1889), pp. 550-602). I lavori citati sono tra le sue poche memorie scientifiche in senso proprio: sempre più assorbito dalle sue attività in campo industriale, il M. si limitò in seguito a stilare relazioni tecniche e note commemorative, fra cui: Il trasporto dell’energia per mezzo di correnti elettriche, Roma 1885; Sentenza degli arbitri della controversia fra il Comune di Firenze e la Società generale di elettricità Edison residente in Milano, Napoli 1891 (in collab. con G. Ferraris - G.Grassi); Sulle perdite risultanti nel trasporto elettrico di forza fra Tivoli e Roma, in L’Elettricista, II (1893), 4, pp. 98-100; In memoria di Galileo Ferraris, ibid., VI (1897), pp. 49-65; Società anglo romana per l’illuminazione di Roma. Officina ed impianti per l’illuminazione elettrica e distribuzione di forza in Roma, 1886-1897, Roma 1898; Notizie statistiche sugli impianti elettrici esistenti in Italia alla fine del 1898, Milano 1901 (in collab. con O. Lattes - C. Belloc); Sistema di ventilazione, riscaldamento e refrigeramento dell’aula del Parlamento italiano per O. Casagrandi. Pubblicazione delle esperienze eseguite sul progetto messo a concorso internazionale vinto da G. M., Torino 1903; Le officine e gli impianti elettrici per il trasporto di forza Tivoli-Roma 1891-1903, Roma 1904; Misure di sicurezza da osservarsi nell’impianto e nell’esercizio dell’illuminazione e del riscaldamento dei monumenti nazionali, musei, gallerie, biblioteche, archivi, etc., in Boll. ufficiale del ministero dell’Istruzione pubblica, 1904, pp. 1438-1456; Ricerche e misurazioni sopra due turboalternatori tipo Brown Boveri & C.-Parsons…installati nelle officine della Società anonima elettricità Alta Italia in Torino, Torino 1904; Onoranze ad Antonio Pacinotti, in Atti della Associazione elettrotecnica italiana, XV (1911), pp. 839-843; Discorso commemorativo di Antonio Pacinotti, ibid., XVI (1912), pp. 263-300.
Nel 1891 brevettò un wattmetro registratore (patente 23 maggio 1891), premiato dal ministero delle Finanze in occasione della prima Esposizione voltiana (Como 1899). Nell’ott. 1891 venne incaricato dell’insegnamento di elettrotecnica nella R. Scuola di applicazione per gli ingegneri di Roma, divenendo poi professore straordinario (gennaio 1900) e straordinario stabile (giugno 1906). Nel 1892 realizzò la sua impresa maggiore, il primo impianto al mondo di trasmissione industriale di energia elettrica funzionante a corrente alternata monofase su potenza e distanza significative, dalla centrale di Acquoria di Tivoli a Roma.
La centrale, uno dei primi impianti a corrente alternata con trasformatori Gaulard e Gibbs in serie, era stata realizzata nel 1886 dall’ing. V. Cantoni della Società delle forze idrauliche ad uso industriale per l’illuminazione di Tivoli. Nel 1888 Pouchain aveva rilevato la centrale per conto della Società anglo romana, con l’idea di impiegarla per l’illuminazione di Roma. L’impianto Tivoli-Roma fu così realizzato da Pouchain secondo il progetto del M., approvato dal ministero delle Poste e telegrafi (agosto 1890) e dichiarato «di pubblica utilità» da un r. decreto (dicembre 1890).
Per costruire i trasformatori del nuovo impianto di Tivoli il M. scelse la ditta Ganz di Budapest, che aveva migliorato sensibilmente le prestazioni di quelli ideati L. Gaulard e L. Gibbs nel 1882 (nel 1886 il M. aveva già ordinato alla Ganz i trasformatori per l’officina di via dei Cerchi); la Ganz fornì e installò macchine e parte elettrica secondo il sistema Zipernowsky-Déry-Blàthy. Inaugurato il 4 luglio 1892, l’impianto rappresentò un «evento epocale»: vi presenziarono il ministro delle Poste e telegrafi, C. Finocchiaro Aprile, e una folta delegazione italiana e straniera; vennero accese a porta Pia decine di lampade ad arco e, a tensioni più basse, oltre 500 lampade a incandescenza. L’impianto, primo al mondo anche per le basse perdite di energia (inferiori al 20% e a quelle dell’impianto sperimentale di Lauffen-Francoforte del 1891) servì come modello in scala ridotta per quello idroelettrico poi realizzato alle cascate del Niagara. Tra il 1898 e il 1903, sempre sotto la direzione del M., l’impianto fu convertito al sistema trifase, la tensione alzata a 10.000 V e la potenza dell’officina generatrice aumentata.
Ormai figura centrale dell’industria elettrica italiana, il M. ebbe parte, almeno fino alle soglie della prima guerra mondiale, in tutte le realizzazioni elettriche di Roma e nelle principali società del settore. Nel 1895 la Società anglo romana gli affidò la trasformazione dell’energia elettrica a porta Pia per alimentare la rete dei tram della Società romana tramways-omnibus, mediante un «Sistema di distribuzione simultanea di luce e forza motrice» da lui brevettato (patente 16 dic. 1895, n. 311).
Per questa realizzazione la Società fu insignita con medaglia d’oro (d.l., 19 dic. 1895) dal ministero di Agricoltura, industria e commercio, mentre il M. ottenne quella del Concorso al merito e alla cooperazione industriale, bandito dallo stesso ministero nel 1897.
Nel 1896 fu tra i fondatori della Associazione elettrotecnica italiana; Galileo Ferraris ne fu primo presidente e vicepresidenti lo stesso M. e Giuseppe Colombo. S’interessò anche di questioni applicative più generali; nel 1898 vinse il primo concorso nazionale per impianti di climatizzazione, per la costruzione della nuova aula del Parlamento, e nel 1899 il secondo con il progetto Koch-Marchesi-Mengarini. Nello stesso anno fu eletto socio della American Philosophical Society di Filadelfia. Nel 1905-06 progettò e realizzò un secondo impianto di produzione e trasmissione dell’energia elettrica dalla centrale idroelettrica di Subiaco a Roma, che tuttavia rispetto a quello Tivoli-Roma ebbe esito molto modesto. Nell’agosto 1905 partecipò a una spedizione astronomica per osservare un’eclissi solare a Torreblanca, in Spagna, mettendo a punto la «quadruplice camera», una macchina fotografica per riprendere l’eclissi contemporaneamente in luce bianca e con tre filtri colorati. Nel 1910 si ritirò dall’insegnamento; non potendo essere nominato professore emerito ai sensi della legge Casati, gli venne attribuito – su richiesta del direttore della Scuola d’applicazione, C. Ceradini – il titolo di professore onorario. Nello stesso periodo fu nominato ufficiale dell’Ordine Mauriziano e commendatore della Corona d’Italia. Fu tra i primi in Italia a studiare, intorno al 1917, sistemi di illuminazione a più basso consumo energetico, come i tubi al neon, la cosiddetta luce fredda. Nominato senatore il 6 ott. 1919, diede interessanti contributi, in particolare alla discussione sull’elettrificazione delle ferrovie italiane.
Partecipò ad altre due spedizioni per osservare le eclissi totali di Sole. Nell’agosto 1914 a Teodosia, in Crimea, le sue fotografie, eseguite con la quadruplice camera e con lastre autocrome, furono particolarmente utili per studiare corona e protuberanze solari. Nel gennaio 1926 prese parte a una spedizione, guidata da G. Horn D’Arturo nell’Oltregiuba somalo. Di queste due missioni lasciò accurate descrizioni: L’eclissi totale di Sole del 21 ag. 1914, in Nuova Antologia, 1° maggio 1915, pp. 85 ss.; L’eclissi totale di Sole del 14 genn. 1926, ibid., 16 maggio 1926, pp. 189-201.
Il M. morì a Roma il 25 luglio 1927.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Personale (1860-1880), b. 1356; ibid., Direzione generale istruzione superiore, Fascicoli personale insegnante, Libere docenze (1885-1890), b. 731; ibid., Prima serie, 1910, b. 96; Ibid., Arch. storico del Dipartimento di astronomia, Guido Horn D’Arturo, b. 4; Ibid., Università La Sapienza, Dipartimento di fisica, Archivio Amaldi, scatola 21; A. Banti, Il trasporto dell’energia elettrica da Tivoli a Roma, in L’Elettricità, 1892, pp. 281-291; 1893, pp. 25-31, 49-56, 105-111; Elektrotechnische Zeitschrift, 1892, vol. 30, pp. 405s.; The Tivoli electric installation, in The Electrical Review, 15 luglio 1892; P. Emanuelli, G. M., in Memorie della Soc. astronomica italiana, 1927-29, vol. 4, pp. 166, 189-192; L. Lombardi, G. M., in L’Elettrotecnica, 1928, vol. 15, pp. 129-132; G. Revessi, Appunti per una storia dell’ingegneria tra gli artefici dei primi impianti elettrici italiani, Trieste 1935, passim; Storia dell’industria elettrica in Italia, I, Le origini, 1882-1914, a cura di G. Mori, Bari 1992, ad ind.; A. Silvestri, G. M. e Galileo Ferraris, in CX anniversario della linea elettrica Tivoli-Roma, 1892-2002, a cura di U. Ratti, Roma 2003, pp. 97-102; R. Gobbo, Il carteggio Ferraris - Mengarini nell’archivio privato di Galileo Ferraris, ibid., pp. 103-133; U. Ratti, La linea elettrica Roma-Tivoli (4 luglio 1892), ibid., pp. 8-58. Notizie sulla famiglia sono state fornite da G. Barrera, nipote di Valeria Mengarini.
M.G. Ianniello