ADERNÒ, Guglielmo Raimondo Moncada e Ventimiglia conte di
Appartenente ad una delle più cospicue famiglie siciliane, nacque nella seconda metà del sec. XV da Giovanni Tommaso Moncada e da Ramondetta Ventimiglia. Alla morte del padre, fu investito, il 24 sett. 1501, della contea di Adernò, di quelle di Sclafani e Caltanissetta e di numerosi altri feudi minori. In seguito ebbe anche la signoria della città di Agosta, cedutagli in pegno dalla Camera reginale, e la baronia di Serradifalco. Nel 1492 era stato nominato governatore generale delle armi, per organizzare la difesa delle coste minacciate dalle scorrerie turche. Il 16 luglio 1502 ebbe la carica a vita, ch'era stata del padre, di maestro giustiziere del Regno, con un salario di 300 onze annue. Per gli anni 1502 e 1503 ottenne da re Ferdinando l'esenzione di un importante tributo, la decima del tarì, per averlo soccorso con 15000 fiorini in un momento di bisogno. Nominato nel 1504 stratigoto di Messina, nell'esercizio delle sue funzioni si attirò le simpatie dei Messinesi, che richiesero ed ottennero la sua riconferma per il 1505. Membro del Parlamento, nel 1505 fu eletto a rappresentare il braccio baronale nella Deputazione del Regno. Fu infine presidente del Regno insieme con l'arcivescovo di Palermo, Giovanni Paternò, per due mesi, dall'ottobre al 7 dic. 1509, nell'intervallo tra la partenza di Ramón de Cardona, che era stato chiamato a Napoli, e l'arrivo del nuovo viceré Ugo de Moncada.
Morì in Adernò negli ultimi mesi del 1510.
Fonti e Bibl.: P. Litta, Fam. cel. ital., Moncada di Sicilia, tav. II; G. E. Di Blasi, Storia cronologica dei Viceré, Luogotenenti e Presidenti del Regno di Sicilia,Palermo 1880, pp. 140, 992-993; F. San Martino de Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia..., I, Palermo 1924, p. 28.