GUIANA
(XVIII, p. 237; App. II, I, p. 1172; III, I, p. 800; IV, II, p. 123)
Stato indipendente dal 1966 e repubblica cooperativistica dal 1970, la G. si è data nel 1980 una costituzione di tipo presidenziale, che assegna al presidente della Repubblica ampie prerogative, e riflette nella composizione dell'Assemblea la struttura etnica della popolazione (990.000 ab. nel 1989), per circa la metà (51%) indiani immigrati dall'India, quando era colonia britannica, per poco meno di un terzo negri e poi mulatti, amerindi, meticci, cinesi e altri. La capitale è Georgetown (200.000 ab.).
Il programma del governo tende al recupero nazionale dello sfruttamento delle risorse e della gestione delle attività produttive: nel 1976 sono state nazionalizzate le imprese britanniche ed è stata creata la Guyana Sugar Corporation per la lavorazione della canna da zucchero, la principale risorsa del paese (43.000 ha), che dà una produzione di 1,7 milioni di q di zucchero, in parte esportato. Coltura diffusa dagli Indiani è il riso (2 milioni di q), principale voce del commercio di esportazione destinato soprattutto ai paesi caribici. La politica agraria governativa mira a recuperare le aree paludose, a diversificare le colture (agrumi, ortaggi, cacao, semi oleosi) per il consumo interno e per limitarne l'importazione. La foresta con i legnami pregiati (228.000 m3) e la pesca (42.000 t) alimentano anche l'esportazione.
Tra le risorse del sottosuolo si ricordano oro e diamanti, ma soprattutto la bauxite, che viene estratta presso Ituni, Demba, Kwakwani, e lavorata negli impianti di Linden ed Everton. La produzione annua (1,4 milioni di t nel 1988) pone la G. tra i principali produttori americani e mondiali di tale minerale, la cui esportazione rappresenta la seconda voce del commercio estero del paese.
Storia. - La G. ha vissuto negli anni Settanta e Ottanta un periodo critico dal punto di vista politico ed economico-sociale. I tre principali partiti si richiamano al marxismo ma hanno anche, soprattutto il PNC (People's National Congress) al governo, chiari tratti populisti. La via guianese al socialismo, di cui la repubblica cooperativa doveva costituire il primo passo, ha incontrato difficoltà di percorso, anche a causa della gestione monopolistica del potere e dell'accentramento delle funzioni nelle mani di F. Burnham.
All'opposizione, il PPP (People's Progressive Party), guidato da C. Jagan, di osservanza moscovita, ha spesso professato una solidarietà critica nei confronti del governo per evitare un rafforzamento dello schieramento conservatore. A tale posizione non è stato estraneo l'avvicinamento di Burnham a Cuba nel 1975. Dopo questa data, il PPP ha seguito la linea della costituzione di un fronte fra tutti i partiti antimperialisti, compreso il PNC, ma con scarso successo.
Il terzo partito con un certo peso − la Working People Alliance (WPA), nata nel 1975 dalla convergenza di gruppi marxisti e con l'ambizione di creare una forza politica multietnica − è invece molto critico nei confronti del potere. Per evitare di far cadere la G. in un capitalismo di stato che niente ha più di socialista, la WPA propone un governo di unità nazionale senza il PNC. Privato nel 1980 del suo leader - W. Rodney − in seguito a un omicidio per molti versi oscuro, il partito si è sforzato di attirare ceti medi e gruppi professionali ed è entrato nell'Internazionale Socialista.
Il potere del PNC, basato anche su una prassi clientelare, non è stato comunque scalfito. Le elezioni, continuamente rinviate, si trasformarono nel 1980 in un referendum vinto dal governo e teso a introdurre una serie di riforme costituzionali. La nuova carta stabilì che il primo ministro Burnham diventasse presidente con poteri praticamente illimitati e, al tempo stesso, approvò la partecipazione in Parlamento di rappresentanti non eletti attraverso i canali partitici, rafforzando così il controllo del PNC sul sistema politico.
Nel 1983 un'altra riforma costituzionale limitava alcune libertà di rivendicazione dei lavoratori. Quest'ultima misura appariva dettata dalla preoccupazione per le conseguenze della crisi economica, in un momento in cui il prodotto nazionale conosceva tassi di decremento. Con un'economia controllata all'80% dallo stato, specie nei settori della bauxite e dello zucchero, la G. risentì pesantemente delle oscillazioni di prezzo di questi due prodotti sul mercato mondiale. Le difficoltà da una parte spinsero a un riavvicinamento con gli Stati Uniti per ottenere prestiti sia direttamente da questi ultimi che da organismi finanziari internazionali, ma dall'altra ostacolarono la continuazione dei collaudati meccanismi clientelari all'interno: il controllo venne piuttosto esercitato attraverso l'arma della repressione. Con una disoccupazione giunta al 20%, un vertiginoso aumento dei prezzi, il congelamento dei salari e una consistente corrente emigratoria, la protesta si espresse attraverso manifestazioni di piazza e la progressiva acquisizione di leadership dei partiti d'opposizione nell'organizzazione sindacale TUC (Trades Union Congress).
La situazione economica migliorò a partire dal 1984 ma si deteriorò quella politica, sia per la morte di Burnham (1985) sia per la lotta all'interno del PNC, che comunque vinse le elezioni del dicembre portando alla presidenza D. Hoyte e conquistando 42 dei 53 seggi parlamentari, anche se in consultazioni caratterizzate da accuse di brogli. Hoyte avviò una politica di revisione del ''socialismo cooperativo'' attraverso un programma di privatizzazione e di riduzione complessiva dell'intervento statale, anche al fine di stimolare gli investimenti stranieri. La situazione rimase tuttavia piuttosto delicata (il PIL reale del 1989 era di un quarto inferiore a quello del 1980), mentre le politiche di austerità chieste dai creditori internazionali suscitavano proteste popolari e un diffuso malcontento. Nel 1989 furono avviati negoziati con le forze di opposizione che rivendicavano una democratizzazione del regime; questi si arenarono tuttavia sulla questione della riforma elettorale. Ripetuti rinvii delle elezioni politiche e la proclamazione dello stato di emergenza nel novembre 1991 hanno contribuito ad aggravare la tensione.
Bibl.: R. Kempe Hope, Development policy in Guyana, Boulder (Colorado) 1975; A. Serbin, Nacionalismo, etnicidad y política en la República Cooperativa de Guyana, Caracas 1981; T. J. Spinner, Political and social history of Guyana, 1945-1983, Londra 1984; M. M. Gopal, Politics, race and youth in Guyana, Queenston (Ontario) 1992.