Uomo d'arme (m. forse Assisi 1298 circa); vicario del senatore di Roma e già partigiano di Corradino di Svevia, non volle accoglierlo in Roma dopo la battaglia di Tagliacozzo (1268). Tenace ghibellino, combatté contro Siena (1271), vinse i Bolognesi e i guelfi (1275), prendendo attiva parte alle lotte romagnole. Riconciliatosi con la Chiesa (1283), fu confinato ad Asti, donde si recò (1289), come capitano del popolo e podestà, a Pisa che difese vittoriosamente contro Firenze. Tornato in Romagna, impadronitosi poi di Urbino (1292), si sottomise a Bonifacio VIII nel 1295, entrando infine nell'ordine francescano. Ammirato dai contemporanei, tra cui Dante (Conv. IV, 28), per il suo valore militare, fu giudicato astutissimo anche come politico; non è storicamente accertato il consiglio fraudolento dato a Bonifacio di cui è menzione nell'episodio dell'Inferno (XXVII, 67 segg.).