Scrittore italiano (Saliceto Panaro, Modena, 1881 - Milano 1939): la forma vera del suo cognome è Verona. Nei suoi numerosi romanzi (Colei che non si deve amare, 1910; La vita comincia domani, 1912; Il cavaliere dello Spirito Santo, 1914; Mimì Bluette, fiore del mio giardino, 1916; Sciogli la treccia, Maria Maddalena, 1920; La mia vita in un raggio di sole, 1922; ecc.) alcuni dei quali ebbero clamoroso, e scandalistico, successo, egli tradusse in libertine avventure di una società mondano-borghese, e in nostalgici languori d'un nomadismo decadente, l'ideale eroico e superomistico del D'Annunzio, di cui fu seguace fino all'involontaria parodia; ma non senza qualità autentiche di narratore e una certa sensibilità poetica (cfr. alcuni "frammenti" de Il libro del mio sogno errante, 1919). E "daveronismo" si chiamò, nel primo dopoguerra, il dannunzianesimo di seconda mano che Da V. aveva contribuito a diffondere.