Verona Comune del Veneto (198,9 km2 con 259.087 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. La città è situata a 59 m s.l.m., al margine settentrionale della Pianura Veneta, ai piedi dei Monti Lessini e in prossimità dello sbocco della valle dell’Adige. Il nucleo antico, localizzato all’interno di una delle due grandi anse descritte dall’Adige, conserva il tipico impianto della città romana, con due assi principali che si incrociano ad angolo retto in corrispondenza della piazza delle Erbe (l’antico Foro). L’evoluzione urbana di V. è scandita da una serie di opere di fortificazione, segno visibile della funzione militare svolta dalla città sotto le diverse dominazioni: l’imperatore Gallieno (3° sec.), gli Scaligeri e i Veneziani, fra il Medioevo e l’età moderna, ridefinirono a più riprese il perimetro della città con imponenti cinte murarie; nell’Ottocento gli Austriaci costruirono un complesso sistema di forti esterni alle mura. Solo nella prima metà del Novecento, in seguito all’impianto dei primi insediamenti industriali, V. cominciò a espandersi oltre le mura e si formarono i primi sobborghi, lungo le vie di collegamento con Trento a N, Venezia a E, Milano a O, e a S della ferrovia (Borgo Roma). Nel secondo dopoguerra, a un’intensa opera di ricostruzione del nucleo storico, seriamente danneggiato dai bombardamenti, si accompagnò una nuova fase di sviluppo demografico, proseguita fino agli anni 1960, e topografico. A partire dai decenni 1970 e 1980, al contrario, il tasso di accrescimento della popolazione ha registrato una tendenza inversa, gradualmente accentuatasi per effetto del consolidarsi di dinamiche di decentramento residenziale a favore della cintura urbana e solo parzialmente compensata dai flussi immigratori.
L’agricoltura, un tempo diffusa all’interno del territorio comunale, è stata progressivamente relegata in residue aree interstiziali dall’espansione edilizia (ortofrutticoltura). L’industria riveste un ruolo chiave nell’economia della città, che è il secondo polo industriale veneto dopo Mestre-Marghera. Comparti trainanti sono quelli meccanico, agroalimentare, chimico, tipografico-editoriale, dell’abbigliamento e delle calzature. Con la costruzione dell’interporto di primo livello Quadrante Europa e il potenziamento del vicino aeroporto di Villafranca negli anni 1980, la città è diventata uno dei principali centri organizzatori dell’Italia settentrionale per il traffico intermodale in direzione dei paesi nordeuropei. V. è anche importante città d’arte e promuove annualmente manifestazioni fieristiche specializzate di rilevanza internazionale.
Abitata in origine da Reti o Euganei, V. fu colonia di diritto latino nell’89 ed ebbe la cittadinanza nel 49 a.C.; Gallieno vi dedusse una colonia militare e la sua importanza militare proseguì in età postimperiale (vittoria di Teodorico su Odoacre, 489). Con i Longobardi fu residenza di re Alboino, poi sede di un ducato. Centro di un comitato con i Franchi; nel 937 Ottone I, per assicurarsi una via di accesso in Italia, costituì la marca di V. – che comprendeva tutto il Veneto di terraferma, escluse Venezia, Adria e Rovigo, e in più il Trentino e il Friuli – affidandola ai duchi di Baviera; nel corso dell’11° sec. la marca si divise in diversi tronconi e nel 12° scomparve come unità politico-amministrativa. Accanto a una classe feudale si era intanto sviluppato un ceto di ricchi mercanti: dalla loro collaborazione sorse il Comune. Legata al Barbarossa sino al 1164, in tale anno V. creò la Lega della marca veronese con Vicenza, Padova e Venezia, fusasi nel 1167 con la Lega lombarda. Avuta con la pace di Costanza la libertà di commercio con la Germania, dal 1197 fu retta da un podestà. Intanto aveva dato inizio alla sua espansione sul Garda, mentre scoppiavano conflitti interni fra le maggiori famiglie: nel 1226 Ezzelino III da Romano divenne podestà di V. e dal 1236 signore di V., Vicenza e Padova. Alla sua morte (1259), il potere fu tenuto dalle Arti, con Mastino della Scala come capitano del popolo, per difendere il Comune dai guelfi e dai fuoriusciti sostenuti da Padova, Ferrara e Mantova. La minaccia esterna sollecitò l’avvento della signoria: ucciso Mastino nel 1277, fu eletto capitano e rettore il fratello Alberto. Con Cangrande la signoria estese poi i suoi domini conquistando Vicenza, Feltre, Belluno, Padova e Treviso, ma una coalizione veneto-fiorentino-lombarda stroncò queste ambizioni (1336-39), riducendo il potere degli Scaligeri alla sola V., che nel 1387 fu assorbita dai Visconti. Dopo un’effimera restaurazione scaligera (1404) e una breve occupazione di Francesco da Carrara, nel 1405 V. si dette a Venezia, il cui secolare dominio – interrotto dall’occupazione dell’imperatore Massimiliano I (1509-17) – ebbe termine nel 1796 con l’arrivo dei Francesi, i cui soprusi provocarono la sommossa delle Pasque veronesi (➔). Consegnata dal trattato di Campoformio agli Austriaci (1798), la pace di Lunéville (1801) la divise fra la Repubblica Italiana e l’Austria. Nel 1805 entrò a far parte del Regno d’Italia e dal 1814 al 1866 passò sotto l’Austria.
La pianta romana di V. è conservata nel reticolato stradale della città moderna. Il foro era nell’area di piazza delle Erbe, con il Capitolium; nel lato meridionale la città ebbe mura laterizie, forse dell’epoca di Silla, poi in pietra sotto Gallieno, e di là dal fiume il colle di S. Pietro, antica acropoli, ebbe un semicerchio di mura; in corrispondenza, due ponti, il Postumio e quello della Pietra (quest’ultimo, augusteo, fu distrutto nel 1945). Rimangono le due porte dei Borsari e dei Leoni, in pietra a più piani con finestre ad arco e frontoncini. L’arco dei Gavi, opera di L. Vitruvio Cerdone, è a un fornice principale e due aperture ad arco sui fianchi. Alla prima metà del 1° sec. d.C. risale l’anfiteatro (la cosiddetta Arena), con gradinate (restaurate) ed esterno a tre piani di ordine tuscanico. Augusteo è il teatro sul colle di S. Pietro. Terme erano nella zona del duomo.
Al 5° sec. risale forse il sacello delle sante Teuteria e Tosca. S. Zeno è insigne edificio romanico: facciata (1138) con sculture di Nicolaus e Guglielmo; interno a tre navate, soffitto a carena del 14° sec. (affreschi del 13° e 14° sec., trittico di A. Mantegna), cripta e chiostro. Il campanile, iniziato nel 1045, e la chiesa mostrano all’esterno la lieve vibrazione chiaroscurale data dal gioco degli archetti e dei risalti. Bellissime porte bronzee del 12° secolo. Affine a S. Zeno è il duomo, romanico (12° sec., rimaneggiato in forme gotiche nel 13°), con portale scolpito da Nicolaus. S. Fermo, nei due edifici sovrapposti, l’inferiore dell’11° sec., il superiore del 14°-15°, è testimonianza del trapasso dal romanico al gotico, che si afferma in S. Anastasia (iniziata 1290; affreschi di Altichiero, Pisanello ecc.). Tra i monumenti sepolcrali, le arche scaligere nel piazzaletto delle arche (di Mastino I, 1277; di Cansignorio, opera di Bonino da Campione; ecc.); le tombe di Guglielmo di Castelbarco presso S. Anastasia; di Barnaba Morani in S. Fermo. Tra le costruzioni civili del 14° sec.: casa detta di Giulietta in via Cappello; casa in via delle Arche Scaligere; Palazzo della Prefettura, antica reggia scaligera. La tradizione locale dei monumenti sepolcrali equestri continua con il mausoleo Serego (1429) in S. Anastasia; il monumento Brenzoni (1427) di Nanni di Bartolo (con affresco di Pisanello) in S. Fermo. Fra gli architetti veronesi del Rinascimento emerge fra Giocondo (forse sua la Loggia del Consiglio, 1476-88); molti edifici borghesi del 15° sec. seguono le forme del gotico veneziano. Apre il 16° sec. fra Giovanni da V., architetto del campanile di S. Maria in Organo (1495-1533), intagliatore e maestro di tarsie. M. Sanmicheli lasciò a V. numerose opere, dalle mura e dalle porte (Nuova e del Palio) ai palazzi (Guastaverza in piazza Bra, Bevilacqua, Lavezola-Pompei, Canossa ecc.). Il parco Giusti, con palazzo del 16° sec., è splendido esempio di giardino a terrazze del 18° secolo.
Il Museo Civico è in Castelvecchio, la mole medievale più importante della città, costruito da Cangrande II (1354-57 e 1375); l’attiguo ponte scaligero, come il ponte della Pietra, fu distrutto nella Seconda guerra mondiale e ricostruito. Si ricordano inoltre: Museo Lapidario Maffeiano (Scipione Maffei, 1714-15); Museo Archeologico (ex convento di S. Girolamo); Galleria d’arte moderna e contemporanea (Palazzo Forti-Emilei, 18° sec.); Museo di storia naturale (Palazzo Lavezola-Pompei). Importanti la Biblioteca Capitolare, degli inizi del 6° sec., la Biblioteca Civica, fondata nel 1790, aperta al pubblico nel 1802, e l’Archivio storico comunale.
Congresso di V. Aperto nell’ottobre 1822, si chiuse nel dicembre: fu l’ultimo dei grandi congressi della Restaurazione e segnò la fine dell’alleanza delle grandi potenze uscita dalle lotte contro Napoleone. In origine il congresso avrebbe dovuto trattare solo delle questioni inerenti all’Italia, cioè dell’occupazione di Napoli e del Piemonte fatta dall’Austria, in base alle deliberazioni del congresso di Lubiana; ma la questione greca e più quella spagnola finirono col prendere il sopravvento. La Francia ebbe mandato di intervenire in Spagna per reintegrare con le armi Ferdinando VII nel pieno esercizio delle sue funzioni; ma per quanto concerneva le colonie, di fronte alla solidarietà franco-russa contro la potenza inglese nell’emisfero occidentale, Wellington giunse a minacciare la guerra in caso di ingerenza straniera nell’America Latina. Con questo, la discussione al Congresso circa un eventuale intervento francese in America rimase bloccata.
Processo di V. Fu intentato nel gennaio 1944, da un tribunale speciale istituito per l’occasione dalle autorità della Repubblica sociale italiana, contro 19 gerarchi fascisti accusati di tradimento per aver votato a favore dell’ordine del giorno Grandi nella seduta del Gran Consiglio tenuta nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943. Tutti gli imputati furono condannati a morte, e 5 dei presenti (tra i quali E. De Bono e G. Ciano) vennero fucilati l’11 gennaio.
Provincia di V. (3096 km2 con 924.742 ab. nel 2020, ripartiti in 98 Comuni). Il territorio è occupato per il 40% circa dalla fascia prealpina e collinare: la prima include il massiccio del Monte Baldo e la sezione occidentale dei Lessini; la seconda comprende l’anfiteatro morenico del Garda e le propaggini meridionali dei Lessini fino al confine con la prov. di Vicenza. A S il territorio provinciale si allarga nella bassa pianura e si raccorda con il Mantovano e con il Polesine nella zona delle Grandi Valli Veronesi.
Contrariamente a quella comunale, la popolazione provinciale ha presentato negli ultimi decenni una dinamica positiva, in gran parte riconducibile all’espansione dei Comuni che circondano il capoluogo, delle aree collinari e dei settori della bassa pianura, maggiormente organizzati dal punto di vista produttivo. Una dinamica negativa ha invece caratterizzato, oltre il capoluogo, numerosi Comuni sedi di località di soggiorno affacciate sul Lago di Garda e alcune aree montane.
L’agricoltura, che riveste, insieme all’allevamento, un ruolo importante nell’economia locale, produce, nel medio e basso Veronese, mais, orzo, frumento, prodotti ortofrutticoli, tabacco, soia, barbabietola da zucchero e frutta. Nelle aree collinari è invece diffusa la viticoltura specializzata (zone di produzione del Valpolicella, Soave, Bardolino) e la coltivazione dell’olivo (Lago di Garda). L’apparato industriale è fondato su aree specializzate come l’industria termomeccanica di Legnago, i distretti del mobile della Bassa Veronese, gli impianti di lavorazione del marmo nella Valpantena e nella Valpolicella. Molto diffusa l’industria alimentare. A partire dagli anni 1980 ha assunto crescente importanza il terziario, in particolare i servizi alle imprese diffusi in alcuni centri intermedi (Legnago, Villafranca di V., San Bonifacio), nei Comuni della cintura veronese e in alcuni distretti manifatturieri specializzati. Notevole peso economico presenta il turismo lacuale, praticato sulla sponda veronese del Lago di Garda, e in misura minore quello montano della Lessinia e del Monte Baldo. La rete delle comunicazioni poggia sulle direttrici autostradali e ferroviarie Milano-Venezia e del Brennero, e su una serie di assi minori.