Trentino È il territorio della prov. di Trento (6207 km2 con 541.098 ab. nel 2019, ripartiti in 175 Comuni; densità 86,7 ab./km2), attraversato longitudinalmente dal medio corso del fiume Adige, che ne costituisce l’asse centrale. Con l’Alto Adige costituisce la regione Trentino-Alto Adige (➔).
L’area trentina, tutta compresa nella regione alpina e individuata nella sua unità fisica, si situa nelle Alpi Retiche meridionali e nelle Dolomiti. La natura è pertanto tipicamente montuosa, con una geomorfologia aspra e complessa, che colloca più del 70% dell’intero territorio al di sopra dei 1000 m s.l.m.; la quota più alta è costituita dalla cima del Cevedale (3769 m), la più bassa dal livello medio del Lago di Garda (67 m). L’intreccio di dorsali variamente orientate e ramificate compone un sistema privo di pianure che non siano le piatte fasce di fondovalle, esito di escavazione fluvioglaciale. Fiumi e torrenti hanno scavato una fitta rete di valli che per lo più gravitano, direttamente o attraverso facili corridoi, sull’asta atesina, di gran lunga la più aperta e importante: essa raccorda non solo la struttura fisica, ma anche quella economica e insediativa, di tutta l’area e rappresenta la direttrice di più facile percorribilità. I laghi sono numerosissimi: se ne contano 297, variamente distribuiti; la fascia di maggior addensamento è tra i 2000 e i 2300 m, ma i più estesi sono disposti tra i 67 e i 1200 m. Il clima è quello delle regioni alpine, ma caratterizzato da notevole varietà tipologica. Si passa dal tipo mediterraneo, nella regione gardesana, a quello di transizione fra mediterraneo e continentale, nella valle dell’Adige e nelle valli a quote poco elevate, fino al clima tipicamente alpino nelle valli a maggior altitudine. Temperature e precipitazioni, anche nevose, sono pertanto molto variabili.
La popolazione è di etnia italiana; esistono, tuttavia, minoranze di etnia tedesca (Mocheni della valle del Fersina; Cimbri di Luserna) e ladina (Val di Fassa). L’andamento demografico si presenta positivo, con una crescita costante (incremento del 16,2% tra il 1991 e 2001, e del 7,4% negli anni 2001-2008), dovuta più al flusso di immigrazione che al saldo naturale. I maggiori aumenti di popolazione si sono avuti nel capoluogo, a Rovereto (il secondo comune della provincia per dimensione demografica), nei principali centri ubicati lungo la valle dell’Adige (Lavis, Mori), nella Val Sugana (Pergine Valsugana, Levico Terme) e in altre località turistiche (Canazei, Riva del Garda). Hanno perso invece popolazione diversi piccoli comuni montani.
L’alto livello di reddito pro capite, un efficiente sistema di infrastrutture e di servizi sociali e sanitari, oltre a un ridotto tasso di disoccupazione, garantiscono la qualità della vita. Questo rappresenta un punto di forza per l’economia provinciale, sostenuta e potenziata anche da altri fattori, quali il moderno apparato produttivo, la posizione geografica favorevole rispetto al mercato europeo, la situazione sociale sostanzialmente priva di tensioni e, soprattutto, l’autonomia amministrativa e le potenzialità d’intervento consentite dalle competenze e dalle risorse finanziarie. La struttura economica del T. presenta un assetto piuttosto equilibrato nei tre settori produttivi. L’alta montagna è caratterizzata da un’economia silvo-pastorale, mentre nelle valli meno elevate e più fertili è praticata un’agricoltura specializzata e altamente redditizia: vigneti (Val d’Adige) e frutteti (mele e pere: Val di Non). Altre peculiarità riguardano le colture foraggere e orticole e i piccoli frutti, l’allevamento delle trote, la distillazione della grappa. Notevole consistenza hanno l’allevamento bovino e le attività legate allo sfruttamento delle risorse forestali. Nel settore industriale, che ha raggiunto un apprezzabile grado di evoluzione, le attività si concentrano soprattutto lungo l’asta dell’Adige e nell’alto Garda: le più diffuse sono quelle manifatturiere (meccaniche, chimiche, alimentari, tessili, del legno, della carta e plastica, dell’abbigliamento, della gomma) e le industrie elettriche, che sfruttano le consistenti risorse idriche. L’artigianato è vitale e distribuito nei settori estrattivo del porfido (Val di Cembra e alta Val Sugana), del marmo granulato (Val Lagarina) e del granito (Val di Genova), ma anche nella lavorazione del ferro e del legno. Tra i comparti più dinamici, con ruolo trainante dello sviluppo locale, si pone il turismo: si calcolano in media quasi 30 milioni di presenze annue. Ai primi posti tra le aree turistiche sono le valli di Fassa, di Fiemme, di Sole e Giudicarie e l’alto Garda.
Abitato in epoca preromana dai Reti, le relazioni di tipo commerciale progressivamente intraprese con i Romani resero graduale l’ingresso delle popolazioni locali nella sfera romana. Il T. venne sottoposto completamente al dominio di Roma a partire dall’età augustea, con l’intervento militare di Druso (16-15 a.C.), preceduto dalla realizzazione del tratto stradale tra Verona e Trento. Nel 4° sec. il cristianesimo vi aveva già trovato larga diffusione. Con la fondazione del regno longobardo (569) fu creato il ducato di Trento, che con la successiva occupazione da parte di Carlomagno (774) fu organizzato come ‘marca di Trento’. Nel 952 Ottone I unì le marche di Verona e di Trento al ducato di Carinzia, determinando il trapasso politico del T. alla Germania. Gli imperatori dettero in feudo la regione a vescovi conti; si costituì così all’inizio dell’11° sec. il principato ecclesiastico di Trento, che dal 1239 al 1255 fu occupato da Ezzelino da Romano, il quale assicurò il predominio su di esso al suo alleato Alberto del Tirolo. Nel 1363 Margherita Maultasch, duchessa di Carinzia e contessa del Tirolo, cedette i suoi territori a Rodolfo IV d’Asburgo; nello stesso anno il principato fu definitivamente secolarizzato. La Riforma ottenne adesioni presso i contadini, che presero parte alle rivolte del 1525. All’inizio del 17° sec. si fecero palesi i segni della decadenza economica. La regione fu poi coinvolta nella guerra di Successione spagnola. Passato nel 1806 alla Baviera, nel 1810 aggregato al Regno Italico, il T. fu rioccupato dalle truppe austriache nel 1813; incorporato nel 1816 alla contea del Tirolo e legato nel 1818 alla Confederazione germanica, partecipò alle lotte per l’unità del 1848-49. Al termine della Prima guerra mondiale, in seguito al Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919), fu annesso all’Italia come unica provincia di Trento. Suddiviso successivamente nelle due provincie di Trento e Bolzano (1927), dal 1943 al 1945 divenne zona di operazione delle Prealpi, alle dirette dipendenze di un alto commissario tedesco. Nel 1948 fu costituita la regione autonoma Trentino-Alto Adige.
Per l’età preistorica sono stati individuati numerosi accampamenti estivi di cacciatori mesolitici (5600 a.C.) presso il Passo Occlini e presso il Passo della Mendola. Ad Arco sono state rinvenute alcune statue-stele, la cui diffusione nelle Alpi ebbe inizio nel 4° millennio a.C. e continuò per tutto il millennio successivo, in concomitanza con la diffusione della metallurgia. I ritrovamenti effettuati nell’insediamento di Vadena e nel villaggio di Stufles attestano da un lato l’esistenza di rapporti con le culture protovillanoviana, di Golasecca, di Hallstatt, celtica e paleoveneta, dall’altro l’emergere di aspetti culturali tipicamente locali, evidenti nelle culture di Luco Meluno (11°-6° sec. a.C.) e Fritzens Sanzeno (6° sec. a.C.).
Nel 3° sec. d.C. il devastante passaggio degli Alamanni è testimoniato archeologicamente dalla presenza di tracce d’incendio a Trento, Bressanone, San Candido.