Fiume dell’Italia nord-orientale, tributario dell’Adriatico, il secondo per lunghezza tra i fiumi italiani dopo il Po (410 km, di cui 174 in pianura; 12.200 km2 di bacino). Ha origine da tre laghetti a SE del Passo di Resia, a 1571 m; mantiene la direzione N-S fino alla confluenza del Rio Rom, poi volge a E e percorre la Val Venosta. A Merano (già a 323 m), dove ha inizio il suo corso medio, la Val d’Adige, riceve il Passirio, poi volge a SE e subito a valle di Bolzano riceve il suo maggiore affluente, l’Isarco. La corrente descrive meandri tra i conoidi di deiezione degli affluenti Noce e Avisio e solo dove lascia le Alpi il fiume si è aperto un varco con la stretta (Chiusa di Verona) dovuta agli sbarramenti morenici della valle terminale; da Calliano alla Chiusa la valle prende il nome di Lagarina. Alla confluenza con il Tasso l’A. entra nella pianura veronese e si dirige a S senza raggiungere il Po. Da Badia Polesine piega a E, sboccando nell’Adriatico a Porto Fossone, a S della foce del Brenta e a N di quella del Po. A partire dal basso Veronese in giù l’alveo subisce un sopraelevamento sempre crescente, a causa del quale i materiali deposti finiscono con l’ostruire la bocca degli affluenti, facendoli deviare secondo direzioni parallele al corso principale.
I regimi idrografico e termico sono di tipo alpino. I periodi di piena corrispondono all’epoca del disgelo delle nevi. Contribuiscono alle piene (durante le quali il fiume ha portate di 3500-4000 m3/s) anche le piogge primaverili. Le piene autunnali, dovute alle piogge che cadono in tutto il bacino, avvengono di solito tra ottobre e novembre, e sono spesso fortissime: famose quelle del 1882, in cui l’argine si ruppe a Legnago, e del 1951. Per la regolazione delle piene è stato costruito un canale di deflusso, in galleria, che collega l’A. al Lago di Garda. L’acqua del fiume si sfrutta per irrigazione e per produzione di energia elettrica. Come via navigabile ha limitato valore.