Treviso Comune del Veneto (55,5 km2 con 85.456 ab. nel 2020, detti Trevisani o Trevigiani, ant. Trivigiani), capoluogo di provincia. Situata nella pianura veneta, alla confluenza del Sile con il Botteniga, si trova in una zona ricca di corsi d’acqua per la presenza di numerose polle di risorgiva, le quali danno origine a un fitto reticolo di ruscelli e canali che penetrano e circondano la città, disegnandone la topografia. Il clima è caratterizzato da estati calde, inverni freddi, ma non rigidi, e precipitazioni di circa 1000 mm annui. Il nucleo antico, di origine romana, localizzato sulla sinistra del Sile e incentrato sulla piazza dei Signori, presenta una pianta rettangolare, con vie strette e tortuose, su cui si affacciano case dalle facciate affrescate, dotate di portici e barbacani. Una cinta muraria risalente all’epoca cinquecentesca delimita la città storica, la quale ha conservato l’assetto originario nonostante le pesanti distruzioni subite durante i due conflitti mondiali. I sostenuti incrementi demografici della prima metà del Novecento e dei due decenni successivi alla Seconda guerra mondiale hanno indotto lo sviluppo dell’abitato sulla destra del Sile e al di fuori delle mura, prima in direzione N e S, lungo la statale Pontebbana, successivamente verso E e SE, in direzione rispettivamente di Castelfranco Veneto e Padova, e verso O. Negli anni 1970 si è inaugurata una tendenza negativa, con decrementi demografici consistenti, che è proseguita nei decenni successivi. Negli ultimi anni, la perdita di popolazione è stata più contenuta, anche grazie all’immigrazione straniera che in parte compensa il saldo naturale negativo. Le attività industriali, sebbene in termini di addetti detengano una quota minore rispetto agli anni 1960 e 1970, sono tuttora una voce importante dell’economia cittadina. I comparti più dinamici sono quelli alimentare, tessile e dell’abbigliamento, meccanico e metallurgico, elettrotecnico, dei materiali per l’edilizia, della carta e della ceramica. La città ospita inoltre i centri direzionali di alcune grandi aziende dell’abbigliamento e dei servizi. Le attività terziarie costituiscono comunque il principale settore di occupazione: fra queste, i servizi alle imprese, che hanno registrato un notevole sviluppo nel corso degli anni 1980, concorrono in misura crescente alla formazione del reddito locale. A partire dal 2000, con il sostegno delle università di Padova e Ca’ Foscari di Venezia, sono stati attivati a T. i corsi di laurea di alcune facoltà.
I primi stanziamenti risalgono all’età del Bronzo. Il centro romano di Tarvisium divenne municipio forse già nel 49 a.C. Salvata dalla distruzione unna, T. fu sotto i Goti centro di approvvigionamento e di difesa militare della Venezia. Sotto i Longobardi fu sede di un ducato; sotto i Carolingi di un comitato. Nell’898 fu devastata dagli Ungheri. Sulla fine dell’11° sec. cominciò a formarsi il Comune cui nel 1164 Federico Barbarossa concesse una serie di privilegi. Tra la fine del 12° sec. e gli inizi del 13° T. allargò il suo territorio, ma dal 1227 al 1260 dovette sottostare alla signoria dei da Romano. Nel 1283 si affermò la signoria di Gherardo da Camino e del figlio Rizzardo, sotto i quali la città godette di un periodo di pace e di splendore. Caduti i da Camino (1312), nel 1318 T. si diede a Federico d’Austria. Conquistata nel 1329 da Cangrande, rimase in mano agli Scaligeri fino al 1339, quando passò a Venezia. Nel 1381 fu ceduta al duca d’Austria Leopoldo, e fra il 1384 e il 1388 conobbe il dominio dispotico dei da Carrara, per poi ritornare a quello di Venezia. Passata nel 1798 con la terraferma veneta all’Austria, nel Regno d’Italia fu capoluogo del dipartimento del Tagliamento (1806). Ritornata all’Austria nel 1813, nel 1848 seguì Venezia nella rivolta; fu liberata dalle truppe italiane il 15 luglio 1866.
Nella piazza dei Signori è il Palazzo dei Trecento (1207, restaurato dopo il 1944); nei pressi la Loggia dei cavalieri, romanica, con tracce di affreschi dei sec. 13°-14°. Della costruzione originaria del duomo (sec. 11°-12°) restano la cripta e il battistero; l’edificio attuale fu costruito dai Lombardo nei sec. 15°-16° nella parte absidale, mentre le navate risalgono al 18°; fu ampliato nel 19° sec., e gravemente colpito nel 1944. Conserva importanti opere d’arte. Tra fine 13° e inizio 14° sec. sorsero S. Francesco (affreschi di Tommaso da Modena) e S. Nicolò, romanico-gotica (nella sala del capitolo dei Domenicani sono affreschi di Tommaso da Modena). Notevoli inoltre: S. Lucia (metà 14° sec.), S. Maria Maggiore (15° sec.); S. Gaetano, rinascimentale; S. Caterina dei Servi di Maria (14° sec., adibita a museo; conserva le Storie di s. Orsola di Tommaso da Modena, provenienti da S. Margherita). Il Museo Civico L. Bailo possiede una sezione archeologica e un’importante pinacoteca.
Marca di T. (o Marca Trevigiana o Trivigiana) Denominazione che a partire dal 13° sec. assunse una parte dell’antica Marca Veronese; appare ancora verso la fine del 14° a indicare il dominio veneziano di terraferma.
Provincia di T. (2479 km2 con 883.522 ab. nel 2020, ripartiti in 94 Comuni). Il territorio è compreso per 2/3 circa nella sezione di pianura attraversata dal Piave e delimitata dai fiumi Sile, Zero e Musone, a O, e dalla Livenza, a E; la parte restante è costituita dalla fascia prealpina, distribuita tra i colli di Asolo, del Montello, di Valdobbiadene e gli speroni del Grappa e delle Prealpi Bellunesi. Contrariamente a quella comunale, la popolazione provinciale è in costante aumento, soprattutto grazie all’afflusso di gruppi di immigrati. Si sono registrati fenomeni di ridistribuzione dal capoluogo e da alcuni dei poli urbani principali (Conegliano, Vittorio Veneto) verso le rispettive cinture e i centri di piccole dimensioni. Provincia ricca, con un reddito annuo pro capite estremamente elevato e un basso tasso di disoccupazione, gode di un’agricoltura prospera e di un apparato industriale diversificato e ben sviluppato. In pianura, le produzioni più importanti sono rappresentate da cereali (granoturco, orzo, frumento), ortaggi (radicchio rosso, asparagi, funghi), soia, barbabietola e patata. Nelle aree collinari prevalgono la frutticoltura (mele, pesche, ciliege) e la viticoltura (zone di produzione del cabernet, merlot, tocai). Notevole peso nell’economia del territorio hanno avuto, a partire dagli anni 1960, le attività industriali. Oltre all’industria dell’abbigliamento, in mano a gruppi multinazionali, si segnalano: quella degli elettrodomestici (Conegliano, Susegana, Oderzo); l’elettrotecnica di Castelfranco Veneto e T. e la metalmeccanica di Vittorio Veneto; la calzaturiera sportiva di Montebelluna e il mobilificio della ‘sinistra del Piave’ (Conegliano, Susegana, Motta di Livenza, Oderzo), organizzati secondo il modello del ‘distretto industriale’. Imponente, nell’ultimo decennio, il fenomeno della delocalizzazione di attività manifatturiere standardizzate verso paesi a basso costo del lavoro (prevalentemente dell’Est europeo). I servizi alle imprese sono distribuiti nei centri che rappresentano i punti forti della struttura industriale provinciale o i nodi degli assi di traffico (Castelfranco Veneto, Conegliano, Montebelluna, Vittorio Veneto, Villorba, Mogliano Veneto).