Comune dell’Emilia-Romagna (183,19 km2 con 189.013 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. Sorge nell’area dove si congiungono i conoidi dei fiumi Panaro e Secchia, nella Padania, quasi ai piedi del versante settentrionale dell’Appennino, lungo la direttrice della Via Emilia. È uno dei maggiori centri commerciali della regione, naturale luogo di convergenza dei prodotti agricoli e zootecnici provenienti dalla fertile pianura circostante. A questa funzione di mercato si è andato via via affiancando un sempre più efficiente apparato industriale, frutto di un processo di industrializzazione che, avviato fin dal periodo tra le due guerre mondiali, si accelerò negli anni 1950-60. Si tratta di imprese prevalentemente piccole e medie, operanti, oltre che nel tradizionale ramo alimentare, in quelli della meccanica (macchine agricole, pompe per l’irrigazione, macchinari per l’industria degli insaccati, autovetture di lusso e da competizione), metallurgico, chimico (fertilizzanti), della ceramica, della lavorazione del legno, tessile e dell’abbigliamento.
Nel territorio abitato fin dai tempi preistorici da Liguri, poi da Etruschi e quindi da Galli Boi, i Romani quando costruirono la Via Emilia (187 a.C.) edificarono un centro (Mutina), che diventò la base per la colonizzazione della regione tra la Secchia e il Panaro, florido centro di comunicazione e di commercio. M. è ricordata nelle guerre della fine della Repubblica, per le lotte tra Pompeo e M. Giunio Bruto (78 a.C.), tra Spartaco e G. Cassio Longino (72 a.C.), e soprattutto per la cosiddetta guerra di M. (Bellum Mutinense) del 44-43 a.C. sostenuta da Marco Antonio contro Decimo Bruto che si era insediato nel centro, e dai repubblicani, accorsi in aiuto di Decimo Bruto, contro Antonio. Con le due battaglie (aprile 43) di Forum Gallorum e di M., Irzio e Ottaviano liberarono M. dall’assedio di Antonio. M. subì gravi danni da Costantino, che l’espugnò contro Massenzio. La fine dell’Impero e le invasioni barbariche provocarono la progressiva decadenza della città, danneggiata anche dalle frequenti inondazioni dei due fiumi e dalla malaria.
Mentre gran parte della popolazione si ritirò in un nuovo centro collinare che, con i Longobardi, prese il nome di Cittanova, la sede vescovile rimase nel vecchio borgo, ciò che ne impedì la definitiva decadenza. L’accresciuta autorità episcopale favorì più tardi (10° sec.) la rinascita dell’antica città romana, nel frattempo cinta di mura, mentre opere idrauliche avevano in parte regolarizzato il regime dei fiumi. In età comunale M. fu impegnata a contrastare l’espansione di Bologna. L’evoluzione interna, dopo aver eliminato le pretese giurisdizionali dei vescovi (1227), finì con lo sfociare nella signoria, affidata nel 1288 agli Estensi, signori già di Ferrara. Eretta in ducato nel 1452 dall’imperatore Federico III in favore di Borso d’Este, per le complicazioni della guerra della lega di Cambrai M. fu presa dalle truppe papali (1510); tornò agli Este nel 1530, e divenuta capitale dello Stato estense, ebbe grandiose cure edilizie. All’invasione francese del 1796 seguì la fuga del duca Ercole III e M. entrò a far parte della Repubblica cisalpina (1797).
La Restaurazione ricondusse a M., nel 1814, dopo una breve occupazione da parte di G. Murat, gli Estensi, con Francesco IV di Austria-Este. Brevemente rioccupata da Murat nell’aprile 1815, negli avvenimenti risorgimentali del 1831 e 1848 ebbe governi provvisori rivoluzionari; nel 1859, fuggito a Mantova l’ultimo duca Francesco V, fu governata dalla dittatura di L.C. Farini, cui seguì nel marzo 1860 il plebiscito che la fece entrare nel Regno d’Italia.
Della topografia originale romana poco è rimasto. Si conservano le zone edificate verso la fine del Medioevo e nel Rinascimento, a struttura topografica anulare, con strade strette fiancheggiate da portici. In luogo delle mura medievali, alla fine del 15° sec. Ercole d’Este cinse la città di una nuova muraglia pentagonale, distrutta nei due primi decenni del 20° sec., quando al suo posto furono aperti viali e giardini. Una serie di piani regolatori (1893, 1958 e 1965) cercò di frenarne lo sviluppo a macchia d’olio e l’affollamento di attività industriali e terziarie nel centro storico.
Il centro della città è costituito dalla Piazza Grande, con il Palazzo Comunale (medievale ma rifatto nei sec. 17°-18°); il palazzo della Cassa di risparmio (1960, di Giò Ponti) e il fianco sud del duomo. Questo fu iniziato da Lanfranco nel 1099, consacrato nel 1184, e continuato fino al 14° sec. con l’intervento dei maestri campionesi; la facciata (con galleria a loggette e grandi arcature) è decorata dalle sculture di Wiligelmo; sul fianco sud si aprono la Porta dei principi (sculture del Maestro di S. Geminiano) e la Porta regia (maestri campionesi), nel fianco nord la Porta della pescheria (sculture di un continuatore di Wiligelmo, 12° sec.); il grandioso interno è a tre navate con finti matronei e presbiterio rialzato. Accanto al duomo sorge la torre campanaria (Ghirlandina), con coronamento gotico di Enrico da Campione. Numerose e importanti le altre chiese della città: S. Francesco (antica struttura gotica, 1244, modificata nel 1828); S. Pietro (1476, a cinque navate con decorazioni in cotto sulla facciata), S. Bartolomeo (1607, affreschi di A. Pozzo); S. Vincenzo (1617, pantheon ottocentesco degli Estensi); S. Biagio (14° sec., rifatto nel 1661); S. Agostino (1663); S. Domenico (1708); S. Maria Pomposa (ricostruita nel 1717); S. Giovanni Battista (1730). Fra gli edifici civili: Ospedale civile (1753) e palazzi rinascimentali Ghisellini e Ferrari-Moreni; Palazzo Ducale (1634 su disegno di B. Avanzini, completato nel 19° sec.); Palazzo dei musei (1753), in seguito (1788) Albergo delle arti; nuovo cimitero (1973-80) di A. Rossi.
Provincia di M. (2688 km2 con 707.119 ab. nel 2020). Il territorio, suddiviso in 47 comuni, è una fascia piuttosto stretta, allungata da N a S, e consta di due sezioni ben distinte: una settentrionale, padana, a NE della Via Emilia; l’altra, meridionale, appenninica, che comprende l’alto bacino del Panaro e un ampio lembo di quello del Secchia e raggiunge i 2165 m con il Monte Cimone. La popolazione si presenta in costante incremento, in gran parte a causa dei flussi immigratori di manodopera. L’agricoltura, pur se in declino rispetto allo sviluppo della rete di attività industriali, continua a rappresentare un’attività di rilievo nell’economia. Tra i prodotti più importanti, i cereali (soprattutto grano), gli ortaggi, la frutta (pere, mele, susine, ciliege), la vite. Settore di punta dell’industria locale è la lavorazione della ceramica, organizzata in un distretto specializzato di lunga tradizione che concentra più dell’80% della produzione nazionale. Di rilievo anche il comparto della meccanica relativo alla produzione di autoveicoli da competizione (da ricordare gli stabilimenti della Ferrari a Maranello). L’industria tessile ha incontrato invece qualche difficoltà, legata alla concorrenza dei paesi nuovi produttori e a problematiche locali di riconversione produttiva verso fasce qualitative più elevate; è aumentata, tuttavia, la delocalizzazione dei segmenti del ciclo tecnico di prodotto, soprattutto in favore dei paesi dell’Est europeo. L’attività secondaria ha antiche tradizioni per quanto riguarda le industrie alimentari che traggono materia prima dall’agricoltura locale: soprattutto quella degli insaccati (zamponi, cotechini, mortadelle), quella casearia (grana, parmigiano) e quella enologica.