Scultore (primi decenni del sec. 12º). Scultore attivo in Italia settentrionale, W. è documentato da una delle prime firme della storia della scultura occidentale, incisa in lettere capitali nella lastra di fondazione della cattedrale di Modena.
Il suo nome, riportato nell'epigrafe della facciata del duomo di Modena, è legato con sicurezza alle due statue di profeti, Enoc e Elia, che affiancano la stessa epigrafe, e, di conseguenza, si è potuti giungere ad attribuirgli, tra le sculture della facciata, il portale dei profeti, i quattro rilievi con storie della Genesi, i due geni portafiaccole, il Sansone e i vari capitelli della loggetta. Le sue sculture che massivamente si stagliano dal fondo liscio, col quale tuttavia si mantengono in un rapporto dialettico, imponenti nella semplificazione plastica, seppure presentano legami con opere della prima scuola aquitanica, soprattutto con i rilievi dei pilastri e alcuni capitelli del chiostro di Moissac (1100), mostrano agganci con l'arte ottoniana e carolingia come pure un rinnovato interesse per l'arte tardo antica e si configurano come una delle prime espressioni autonome del linguaggio romanico. Alcuni capitelli della loggia (sirena bicaudata, ariete), i primi quattro capitelli del fianco nord, i rilievi del protiro e i simboli degli evangelisti sulla facciata, considerati dalla critica, per la tendenza a una raffinata semplificazione geometrica, come una ulteriore fase dell'arte di W., sono stati ascritti da altri a un suo discepolo, il cosiddetto Maestro degli Evangelisti, autore anche della Madonna di Carpi (Modena, Museo Estense). Le altre sculture della facciata, pur rivelando l'impronta basilare del linguaggio di W., presentano nuovi apporti dell'arte borgognona e della terza fase della scuola aquitanica (timpano di Moissac, ecc.).