(ebr. Shimshōn, gr. Σαμψών, lat. Samson). - Uno dei giudici d'Israele, vissuto nel sec. 11° a. C., eroe nazionale della lotta contro i Filistei. Le sue vicende sono narrate in quattro capitoli (13-16) del libro dei Giudici.
Nato miracolosamente nella tribù di Dan, fu consacrato nazireo: in omaggio a tale consacrazione era obbligato a portare i capelli lunghi, e il segreto della sua forza, risiedente appunto nei capelli, sembra significare la fedeltà al voto. Sansone fu giudice per venti anni, ma la sua fama è legata a singoli episodi della sua guerriglia personale contro i Filistei e alla sua morte. Uccise dapprima trenta Filistei per una scommessa non pagatagli, in occasione delle sue nozze con una filistea. Poiché questa gli fu poi negata, bruciò le messi dei nemici. Più tardi si fece consegnare dai Giudei ai Filistei, ma, scioltosi improvvisamente dai legami, ne uccise mille con una mascella d'asino. Dopo essere sfuggito a un agguato tesogli in Gaza mentre si trovava presso una meretrice, s'innamorò di Dalila, la quale, comprata dai Filistei, riuscì dopo diversi tentativi infruttuosi a farsi confidare da Sansone il segreto della sua forza. Avendogli così raso i capelli, lo consegnò ai Filistei. Questi accecarono Sansone e lo misero a girare una macina; frattanto i capelli ricrescevano e con essi la forza, sicché, quando i Filistei fecero condurre Sansone nel tempio del loro Dio Dagon perché li divertisse, egli si appoggiò alle colonne che sorreggevano l'edificio e le fece crollare, seppellendo sé stesso e migliaia di Filistei ("Muoia Sansone con tutti i Filistei", Giudici 16, 30). Fin qui la narrazione biblica: la storicità del personaggio, il cui nome si lega a un vocabolo semitico per "sole" (shemesh), è stata posta in dubbio da una parte della critica.
La figura di Sansone è stata ripresa più volte dalla letteratura moderna, dal poema drammatico Samson Agonistes (1671) di J. Milton, al romanzo Simson (1670) di Ph. von Zesen, alla tragedia Samson (1910) di H. Bernstein. Ad essa sono ispirati, inoltre, un oratorio di G. F. Händel su testo di Newburg Hamilton tratto da Milton, eseguito per la prima volta al Covent Garden di Londra nel 1743, e l'opera Samson et Dalila di C. Saint-Saëns, su libretto di F. Lemaire, rappresentata la prima volta al teatro di corte di Weimar nel 1877.
Tra i più antichi cicli narrativi di Sansone sono gli affreschi (sec. 4° d.C.) nelle catacombe della via Latina a Roma e i mosaici (sec. 5° d.C.) della basilica di Mopsuestia, in Siria. Dalla Chiesa medievale Sansone fu considerato prefigurazione di Cristo e simbolo della Fortezza, il cui attributo è una colonna spezzata; frequente la raffigurazione del Combattimento con il leone (scultura dell'antico jubé, sec. 12°, Maria Laach, biblioteca dell'abbazia).
La rappresentazione di Sansone ebbe notevole fortuna anche in seguito; gli episodi maggiormente trattati furono Sansone uccide i Filistei (G. Reni, 1611 circa, Bologna, Pinacoteca Nazionale) e Sansone e Dalila (P. P. Rubens, 1610, Londra, National Gallery; Rembrandt, 1628, Berlino, Gemäldegalerie).