Comune del Veneto (93,03 km2 con 210.077 ab. nel 2020), capoluogo di provincia.
Si estende a O della Laguna veneta, a 12 m s.l.m., sul fiume Bacchiglione. È centro di antica origine, vivace per traffici e attività agricole, sia per la sua posizione tra il Brenta e il Bacchiglione, sia per la vicinanza a Venezia.
La posizione di confine tra le popolazioni romane e quelle galliche contribuì allo sviluppo di P. come grande centro fortificato romano. Nel Medioevo P. passò dalla solita topografia quadrata delle città romane alla topografia irregolare e bizzarra imposta dai vecchi alvei abbandonati dal Brenta e dai numerosi canali scavati a scopo di drenaggio o di comunicazione. Crescendo intanto gli abitanti, la cerchia delle sue mura si spostò più volte e, quando P. cadde sotto Venezia (1405), ebbe nuovi ampliamenti. Nel 20° sec. P. ha subito in tutti i suoi quartieri grandi trasformazioni edilizie (anche in seguito agli eventi bellici) e innovazioni e ristrutturazioni funzionali: interessanti soprattutto i quartieri dell’Arcella, del Campo di Marte e del cosiddetto Bassanello. Al rapido sviluppo dell’Arcella e del quartiere Città Giardino, realizzati nell’immediato Secondo dopoguerra, fa riscontro un’espansione della città in tutte le direzioni.
La popolazione urbana, già interessata da una vivace crescita demografica (139.000 ab. nel 1936, 168.000 nel 1951, 208.000 nel 1971, 228.000 nel 1981), che ha creato numerosi problemi organizzativi, sociali ed economici, ha registrato dagli anni 1980 un sensibile calo. Vertice di un triangolo urbano con Treviso e Venezia-Mestre, P. è venuta acquisendo la funzione di principale centro commerciale delle Tre Venezie. Accanto al tradizionale commercio dei prodotti agricoli della pianura circostante, ha assunto particolare rilievo quello dei prodotti per i trasporti e l’imballaggio. Il settore secondario è caratterizzato da numerose imprese di piccole e medie dimensioni, che sono localizzate nell’area industriale e operano nei rami metalmeccanico (macchine agricole, materiale ferroviario), chimico, tessile e dell’abbigliamento. Altra importante fonte di reddito è rappresentata dall’intenso movimento turistico-religioso, che ha come meta la basilica di S. Antonio. Un ruolo territoriale di notevole profilo deriva alla città dalla sua prestigiosa università e in particolare dal consolidamento di attività terziarie di ricerca (soprattutto per quanto riguarda la biomedicina e la chirurgia). A P. si trova inoltre il Parco scientifico e tecnologico Galileo, importante centro di studi impegnato nel supportare i processi di innovazione delle imprese e nel promuovere la ricerca applicata.
L’antica leggenda fa di Antenore, mitico eroe troiano che guidò i Veneti nella loro trasmigrazione dall’Asia Minore in Italia, il fondatore di P. nel 1184 a.C. Le tracce più antiche di abitazioni risalgono in effetti al 12° sec. a.C. seguite da testimonianze del 10°-9° sec. (P. paleoveneta era probabilmente costituita da piccoli nuclei abitativi). Le prime notizie storiche (Livio) si riferiscono invece al 302, quando un esercito patavino pose termine alle incursioni che sul litorale veneto andavano facendo le milizie dello spartano Cleonimo. Nel secolo successivo P. dovette difendersi dai ripetuti attacchi che da occidente le muovevano le bellicose tribù dei Galli, finché l’esito felice della guerra dei Romani contro Boi e Insubri (225-22), alla quale P. aveva partecipato con contingenti armati, la liberò definitivamente da quel pericolo, segnando l’inizio di suoi stabili legami con Roma. Fedele sostenitrice di Roma nella seconda guerra punica, Patavium ne ebbe rispettata da allora in poi la propria autonomia amministrativa (conferimento dei diritti di municipium, 49 a.C.) e, per non avervi i Romani dedotto le loro colonie, fu in grado di mantenere meglio la sua compagine etnica, gli usi e i costumi. In età augustea era già centro economico, agricolo e industriale (produzione di lana e tessuti) tra i massimi del mondo latino: secondo il censimento del 14 d.C., con oltre 500 cittadini appartenenti di diritto, per l’elevatezza del reddito, all’ordine equestre, era la più ricca città d’Italia dopo Roma; qualche decennio più tardi Plinio il Giovane e Marziale ne esaltarono, oltre alla prosperità, il vivere civile e la raffinata cultura. Per il riordinamento amministrativo di Diocleziano (fine 3° sec.) fu sottoposta all’autorità di un corrector (sostituito poi da un praefectus); ma con le incursioni e i saccheggi dei barbari, subì anch’essa le conseguenze della decadenza dell’Impero.
Saccheggiata nel 5° sec. da Alarico, da Radagaiso e forse anche dagli Unni di Attila, assoggettata dagli Ostrogoti di Teodorico (493), dopo un breve dominio bizantino, P. fu quasi distrutta dai Longobardi, quando questi compirono con Agilulfo la conquista delle Venetiae bizantine (601). A lungo l’ordinamento amministrativo ed ecclesiastico della città rimase sconvolto; nel 7°-9° sec. la sede municipale fu a Monselice, dove si era rifugiata buona parte della sua popolazione, fino alla ripresa carolingia. Carlomagno, poi Lotario e Ludovico II furono larghi di benefici e privilegi al clero padovano e alla città; con gli Ottoni, P. fu fatta sede di comitato (960). Sottoposta (10°-11° sec.) all’autorità dei suoi vescovi e più ancora dei conti di nomina imperiale, dal 1138 fu almeno in parte esente da vincoli feudali, poiché la governavano anche i consoli, rappresentanti del libero Comune; nel 1164 P. fu la prima città dell’Italia settentrionale a cacciare il vicario imperiale e a promuovere contro Federico I Barbarossa la cosiddetta Lega veronese (con Verona, Vicenza e Treviso), che poi si fuse con quella lombarda (1167). Nel quadro della decadenza del potere imperiale, la vita del Comune si sviluppò sul piano politico ed economico. Governata con la fine del 12° sec. da un podestà, chiamato a placare le opposte fazioni di guelfi e ghibellini, nel corso del Duecento la città crebbe a centro industriale assai fiorente (lavorazione della lana e della seta) e si estese rapidamente anche al di fuori delle nuove mura (1195-1210): nel 1222 istituì l’università; ampliò progressivamente la sua giurisdizione sul contado; sottomise le città vicine di Vicenza, Feltre e Bassano. Nel 1231 vi morì s. Antonio, la cui predicazione aveva diffuso gli ideali francescani. Pochi anni dopo gli ordinamenti politici padovani furono sovvertiti da Ezzelino III da Romano (1237), la cui tirannide durò circa un ventennio, finché a P. non prevalse la parte guelfa sostenuta dalle milizie della lega promossa da papa Alessandro IV con il concorso veneziano (20 maggio 1256). La seconda metà del secolo fu contrassegnata dalle lotte che il restaurato Comune dovette sostenere contro le aspirazioni territoriali degli Scaligeri, signori di Verona; e proprio da necessità di difesa esterna la famiglia dei da Carrara, con Giacomo I, capitano generale e principe del popolo, trasse occasione per affermare sulla città la propria signoria (1318).
Sotto la famiglia da Carrara P. raggiunse (14° sec.), specialmente sotto Ubertino, Iacopo II e Francesco il Vecchio, l’apice della sua potenza politico-militare, divenuta fulcro della dinamica espansiva, nell’Italia del Nord, di un vasto Stato territoriale; lo sviluppo culturale (nell’università e alla corte carrarese) si accompagnò a quello crescente delle industrie e sorsero, in pochi decenni, tutti i più insigni monumenti d’arte padovani. Ma, sopraffatta una prima volta dall’espansione viscontea (1389), la signoria carrarese crollò a causa di Venezia, che riuscì a conquistare la città e tutto lo Stato (1405), aggregandoli ai suoi domini di terraferma. Sotto la dominazione veneta P., cessata ormai, con la perdita dell’indipendenza, ogni sua funzione politica, trasse da efficaci ordinamenti amministrativi le ragioni di una crescente floridezza economica, mentre lo Studio, su cui vigilava direttamente il senato della Serenissima, ebbe dal 15° sec. risonanza europea. Il suo sviluppo fu soltanto interrotto, durante la guerra della Lega di Cambrai, dagli Imperiali, ai quali la città aveva aperto le porte nel 1509 ma che aveva cacciato dopo pochi mesi, contribuendo più tardi alla riscossa di Venezia, con la sua vittoriosa resistenza all’assedio di Massimiliano I.
La città mantenne in seguito una costante fedeltà agli ordinamenti di Venezia, opponendosi anche all’ondata giacobina, quando gli eserciti di Napoleone Bonaparte posero fine alla Repubblica (1797). Durante il Risorgimento P. insorse contro gli Austriaci con il moto del 1848. Durante la Prima guerra mondiale fu sede del Comando Supremo.
Dei suoi monumenti antichi P. conserva cinque ponti romani: sul Brenta, i ponti Molino, Altinate, di S. Lorenzo in parte interrato; sul Bacchiglione, ponte Corvo e il ponte in corso del Popolo. Restano avanzi dell’anfiteatro, della basilica forense, tracce di terme e vari mosaici, oltre a monumenti funerari della necropoli.
Nel cuore della città antica, a piazza delle Erbe, c’è il Palazzo della Ragione (13°-14° sec.; affreschi, 15° sec.); a piazza dei Signori la Loggia del Consiglio (A. Maggi, 1498) e il Palazzo del Capitanio (torre dell’Orologio, 15° sec.); nei pressi sono il duomo (16° sec., A. della Valle e A. Righetti su disegno di Michelangelo) e il battistero (romanico; affreschi di Giusto de’ Menabuoi). La sede dell’università (il Bo) è del 16°-17 secolo. Il maggiore complesso monumentale è formato dalla piazza del Santo, con il monumento bronzeo al Gattamelata, di Donatello (1453), e la basilica di S. Antonio (1223-1307), romanico-gotica, con cupole quasi orientali e campanili simili a minareti (affreschi di Altichiero e di Avanzo, 1377; altar maggiore con sculture in bronzo di Donatello, 1447; rilievi di P. e T. Lombardi, I. Sansovino, A. Minelli). Nell’oratorio di S. Giorgio, affreschi di Altichiero e Avanzo (1387); nella Scuola del Santo, affreschi (1511) di Tiziano. La cappella degli Ovetari (sculture di G. Pisano e affreschi di A. Mantegna, Ansuino da Forlì, Bono da Ferrara) nella chiesa degli Eremitani (1276-1306) fu devastata dai bombardamenti (1944). Nei pressi, la cappella degli Scrovegni (1305), affrescata da Giotto (1305-06). Altri monumenti: S. Sofia (11°-13° sec.), S. Francesco (15° sec.), S. Giustina (16° sec.; pala di P. Veronese), S. Maria dei Servi (14°-16° sec.). G.M. Falconetto rifece il Monte di Pietà (con loggia, palazzina Corner e Arco dell’orologio). Notevoli i resti della cinta muraria (1513-57, B. D’Alviano e M. Sanmicheli).
Nel 17° e 18° sec. la città si sviluppò fuori delle mura. Tra gli interventi urbani d’eccezione, quello al Prato della Valle (D. Cerato, 1776): fu risanato il fondo paludoso e l’isola Memmia fu valorizzata dalla sistemazione a viali e dalla doppia cinta di statue di personaggi illustri all’esterno. Dopo l’annessione plebiscitaria (1886) i lavori urbanistici risentirono del nuovo sviluppo economico a carattere industriale; si eseguirono lavori idraulici sul canale di scarico al Bassanello; fu riattivato il porto di Marghera ecc. Tra gli interventi dell’inizio del 20° sec., l’apertura del nuovo corso del Popolo (1906) con cui prese inizio una serie di pesanti sventramenti. Il concorso per un nuovo piano regolatore (1932, vincitore D. Torres) fu teso a risolvere drasticamente il problema delle carenze edilizie e del risanamento dei vecchi borghi. Fra i monumenti del 19° sec. è il caffè Pedrocchi, in parte neogotico, in parte neoclassico, di G. Jappelli (1819-42), che rifece anche il teatro Verdi (1847). Il Palazzo delle Debite, neoromanico, e il Museo Civico, sono di C. Boito. Il Liviano (facoltà di lettere) è di G. Ponti, con opere di M. Campigli e A. Martini; una statua di Martini è anche nel Palazzo dell’Università (con mosaici di G. Severini). Dagli anni 1950-60, centri commerciali, edifici di grande risalto volumetrico, quartieri industriali ecc. hanno rinnovato il volto di P. prendendo le mosse dalle aree colpite dai bombardamenti.
Nel 2021 il ciclo pittorico del Trecento è stato inserito nella lista Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
I primi segni di attività musicale a P., dopo l’epoca romana, si ebbero in ambito religioso: la prima sacra rappresentazione italiana di cui si abbia memoria ebbe luogo a P. nel 1243. Nel 14° sec., preceduta dall’importante attività teoretica di Marchetto da Padova, la vita musicale della città era già notevolissima, esprimendosi nella scuola dell’Ars nova. Tra i teorici operanti a P. in questo periodo: P. de Beldemandis e il fiammingo I. Ciconia. Nel Rinascimento continuò la voga degli spettacoli, allestiti prima da dilettanti, poi da compagnie girovaghe. Nel 16° sec., incoraggiata dalle varie accademie, specialmente da quella dei Costanti, fiorì la lirica profana di canti carnascialeschi, ballate, villotte, madrigali; tuttavia in questo periodo la scuola veneziana tolse a P. il primato di centro musicale del Veneto. La musica teatrale continuò però anche nel 18° sec. con rappresentazioni all’aperto o in case private. Il primo teatro chiuso, quello dello ‘Stallone’, fu istituito nel 1642 (distrutto da un incendio nel 1777), e la prima rappresentazione di un’opera vera e propria si svolse solo nel 1691 (Maurizio di D. Gabrielli). Dal 18° sec. in poi, con l’apertura di nuovi teatri, P. divenne centro di rappresentazione delle migliori opere del tempo, da quelle di B. Galuppi a quelle di F.A. Calegari, G. Paisiello, N. Zingarelli, G. Rossini e degli altri autori dell’Ottocento.
Anche la musica sacra ebbe una rigogliosa fioritura soprattutto nel 16° sec. per opera dei maestri che operavano nella basilica del Santo (C. Porta, B. Pasquali, O. Colombani), affermando, almeno inizialmente, uno stile d’indole più romana che veneziana. Il 18° sec. presenta invece una vera e propria scuola padovana non solo in fatto di pratica ma anche e soprattutto di teoria e didattica, con i nomi di F.A. Calegari, dei padri F.A. Vallotti e L.A. Sabbatini e di G. Tartini, che ebbe P. per sua seconda patria, attirandovi allievi da ogni parte del mondo. Tra gli istituti musicali padovani ricordiamo quello fondato nel 1878, oggi conservatorio C. Pollini, la cappella della basilica del Santo, la Società Cristofori.
Provincia di P. Si estende (2.144,1 km2 con 933.700 ab. nel 2020) nel Veneto meridionale, divisa in 102 Comuni. Compreso nella bassa Pianura Padano-Veneta, il territorio, lievemente declinante da O verso SE, è in prevalenza pianeggiante, con l’eccezione dei Colli Euganei (Monte Venda, 601 m). La bagnano il Brenta e il Bacchiglione e i canali che ne derivano, nonché l’Adige; l’estremo settore orientale è interessato dalla Laguna veneta.
Le dinamiche demografiche del territorio provinciale hanno presentato nel corso degli anni 1990 e nei primi anni 2000 un ritmo di incremento più accentuato rispetto alla tendenza, già positiva, registrata fra i censimenti del 1981 e del 1991. I principali processi demografici hanno riguardato soprattutto un decentramento da P. a favore di Comuni della cintura, interessati al consolidamento di vecchie attività manifatturiere e all’interscambio di funzioni terziarie, spesso altamente specialistiche, con il capoluogo.
Molto sviluppata è l’agricoltura: prevalgono i seminativi (cereali, foraggi, barbabietola da zucchero, ortaggi, patate), seguiti dalle colture arboree (fruttiferi e vite, che produce vini pregiati). Le industrie preminenti, medie e piccole, sono quelle metalmeccaniche, tessili e dell’abbigliamento, ma numerose sono anche quelle chimiche, alimentari e delle materie plastiche. In particolare mostrano una notevole competitività il distretto della strumentistica specializzata, legato alle strutture scientifiche dell’università padovana, la produzione calzaturiera della Riviera del Brenta e la lavorazione della pellicceria. Molto rilevante l’apporto economico del turismo.