(bulg. Sofija) Città capitale della Bulgaria (1.272.418 ab. nel 2018), a livello amministrativo, il distretto della capitale (1344 km2) è distinto dal distretto di S. (7059 km2 con 258.397 ab. 2007). La città sorge nella parte più interna del paese, in una vasta conca nei Balcani occidentali (559 m s.l.m.). Sviluppatasi intorno a un primitivo nucleo musulmano, si è profondamente trasformata e ampliata nel 20° sec. ed è divenuta un centro moderno, di aspetto europeo, suddiviso in quartieri geometrici secondo un preciso piano regolatore. Gli edifici dalle linee pesanti e oggi desuete hanno cominciato a far posto gradualmente a costruzioni il cui stile, dopo la fase tipica del ‘realismo socialista’ degli anni 1950, ha teso a raggiungere la purezza di linee di un’architettura effettivamente moderna. Rapido e consistente è stato lo sviluppo topografico e della popolazione, salita da 16.000 ab. nel 1878 a 100.000 nel 1910, a oltre 300.000 nel 1935 fino ad arrivare alla consistenza attuale di oltre 1 milione. Accanto ai Bulgari, che costituiscono la grande maggioranza, vivono minoranze ebree, russe, armene, zigane, turche, greche ecc. Il settore industriale, la cui nascita risale all’inizio del 20° sec., comprende industrie siderurgiche, tessili, chimiche, elettrotecniche, alimentari, editoriali, del tabacco e del legno. La città è anche un’importante meta turistica.
È l’antica Serdica (➔) che, distrutta nel 441 dagli Unni, fu ricostruita e fortificata da Giustiniano. Nell’809 se ne impadronì Krum, khān dei Bulgari, sotto i quali divenne sede di un patriarcato greco (971). Nel 1018 fu ripresa dai Bizantini che ne fecero una piazzaforte per le loro spedizioni contro i Serbi e gli Ungari. Ritornò sotto i Bulgari nel 1194. Conquistata dal turco Ingè Balabān nel 1386, per più di quattro secoli S. (nome che assunse alla fine del 14° sec., dal titolo della chiesa fattavi costruire da Giustiniano) fu la capitale del beilerbei delle province europee dell’Impero ottomano, abitata in prevalenza da Turchi. Nella seconda metà del 15° sec. divenne un centro importante del commercio raguseo. Per la sua posizione strategica e commerciale sulle grandi vie balcaniche, venne scelta come capitale del nuovo principato di Bulgaria (1879).
Sviluppatasi intorno a un primitivo nucleo musulmano, la città si è profondamente trasformata e ampliata nel 20° sec. ed è divenuta un centro moderno, di aspetto europeo, suddiviso in quartieri geometrici secondo un preciso piano regolatore. Della città antica sono vestigia i resti del tempio di Serapide e delle terme, trasformate (5° sec.) nella chiesa di S. Giorgio. Le arterie principali ricalcano probabilmente il tracciato romano (cardo e decumano). Nella necropoli si hanno tombe a camera dipinte (4°-6° sec.) con elementi decorativi ellenistici e orientali. In S. Giorgio, il monumento più antico di S., sono affreschi dei secoli 12°-14°. Tra le costruzioni turche, notevole la grande moschea (1474), poi sede del Museo Archeologico. Edifici moderni, d’ispirazione bizantina o bulgara, sono la cattedrale (S. Alessandro Nevskij, 1882-1924, con museo di icone e di arte sacra bizantina) e il palazzo del Sinodo. Collezioni di reperti e d’opere d’arte nel Museo Archeologico, nella Galleria nazionale d’arte e nell’Accademia di belle arti (fondata nel 1896 e centro dello sviluppo artistico moderno in Bulgaria). Importanti sono le istituzioni culturali: università, accademie e la Biblioteca Nazionale Cirillo e Metodio, la maggiore della Bulgaria. I nuovi quartieri operai, nella zona boschiva ai piedi del M. Vitoïa, sono costruiti con moderni criteri razionalistici.