Vedi Guinea Bissau dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2016
Guinea-Bissau
La vita politica della Guinea-Bissau è dominata dal precario equilibrio tra potere civile e militare, che tiene tradizionalmente sotto scacco il processo di consolidamento democratico e con esso le relazioni internazionali del paese. Il 1° aprile 2010, alcune frange dell’esercito si sono ammutinate contro l’allora capo dell’esercito Zamora Induta e il primo ministro Carlos Gomes Junior, e nel giugno dello stesso anno il loro leader, il generale Antonio Indjai, è stato nominato capo delle forze armate con ratifica presidenziale. La nomina è apparsa una potenziale minaccia per il processo di consolidamento democratico, in quanto espressione della debolezza del governo. Dopo la nomina di Indjai, l’Unione Europea (Eu), preoccupata dell’inefficacia del governo nell’opporsi all’esercito, ha interrotto il proprio sostegno alla riforma della sicurezza. Bruxelles auspica un netto ridimensionamento – quasi il 50% – delle forze armate del paese al fine di indebolirne l’influenza politica, anche in considerazione del fatto che la Guinea-Bissau conta tre soldati ogni 1.000 abitanti (il doppio rispetta alla media registrata negli altri stati dell’Africa occidentale).
Le relazioni con gli Stati Uniti sono minate dal presunto coinvolgimento di alcuni leaders militari nel traffico internazionale di stupefacenti, per combattere il quale Washington sta facendo pressioni sia all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sia sui partner commerciali di Bissau affinché siano imposte sanzioni. Di conseguenza la Comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), l’Unione Africana (Au) e la Comunità dei paesi di lingua portoghese hanno proposto di inviare una missione composta da 600 soldati a sostegno dell’esecutivo, troppo debole ed isolato. La missione, avviata tra le resistenze dell’esercito guineano, ha visto l’invio dei primi 200 militari da parte dell’Angola ed è finalizzata a prevenire eventuali colpi di stato, a contrastare il traffico di droga e a facilitare la riforma delle forze armate. Stanti le difficoltà emerse nei rapporti con i tradizionali alleati occidentali, il Paese va allargando il proprio raggio d’azione diplomatica, al fine di assicurarsi accordi di cooperazione economica e nel settore della sicurezza; Iran, Angola, Sudafrica e Cuba sono gli stati con cui Bissau sta stringendo i maggiori legami.
L’instabilità politica mette a rischio gli aiuti internazionali e con essi la crescita economica, che fino al 2011 era sostenuta ma che nel 2012 è stimata in calo (-0,5%). L’economia è altresì indebolita dal fardello della spesa pubblica, che a sua volta è appesantita dai cosiddetti lavoratori-fantasma, dipendenti pubblici deceduti o mai esistiti, regolarmente retribuiti (nell’agosto 2010 il governo ha scoperto tramite un censimento l’esistenza di circa 3.000 casi). La Guinea Bissau ha un’industria poco sviluppata e non in grado di sfruttare le risorse minerarie (bauxite e fosfato) di cui dispone.
Il paese esporta anacardi (85% sul totale delle esportazioni) e in minor misura prodotti ittici (specialmente gamberetti). Il 98% degli anacardi viene venduto al maggior partner commerciale del paese, l’India, con cui l’interscambio negli ultimi tre anni è cresciuto mediamente quasi del 60% e con cui Bissau intrattiene una solida relazione diplomatica. Il Portogallo, ex potenza coloniale, mantiene il primato delle importazione, nonostante siano in crescita i rapporti con l’India. Ovviamente il traffico di droga e i profitti relativi non figurano nell’economia ufficiale.
Attualmente la Guinea Bissau non può esercitare i suoi diritti di voto nell’Unione Africana.