Vedi Guinea Equatoriale dell'anno: 2012 - 2013 - 2014 - 2015 - 2016
La Guinea Equatoriale è uno stato dell’Africa centrale il cui territorio comprende due zone nettamente distinte: una continentale (Rio Muni), che si affaccia sul Golfo di Guinea e confina a nord con il Camerun e per il resto dei suoi confini terrestri con il Gabon; l’altra insulare, composta dall’arcipelago di Annobón e dall’Isola di Bioko (Ferdinando Poo), dove si trova la città di Malabo, capitale del paese.
Indipendente dalla Spagna dal 1968, la Guinea Equatoriale è governata dal 1979 dal presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, alto ufficiale dell’esercito ed ex ministro della Difesa che con un colpo di stato depose il regime autoritario di suo zio, Francisco Macías Nguema.
Sebbene dal 1991 in Guinea Equatoriale viga formalmente un sistema multipartitico, il governo centrale e l’amministrazione delle principali municipalità rimangono saldamente nelle mani del presidente, del suo partito di riferimento (il Partido democrático de Guinea Ecuatorial, Pdge) e in quelle della sua stretta cerchia di parenti e fedelissimi, tutti membri del clan Esangi, originario della città di Mongomo, nella parte orientale del paese. Il presidente Obiang, eletto per la quarta volta nel 2009 con il 97% dei consensi, al pari del collega angolano José Eduardo dos Santos, è il capo di stato in carica da più anni in tutta l’Africa sub-sahariana. La sua leadership politica si è stabilizzata e consolidata negli anni sulla base della sostanziale marginalizzazione dell’opposizione politica interna e, al contempo, della disponibilità finanziaria derivante dal monopolio esercitato nella gestione degli ingenti proventi dell’industria estrattiva.
Dalla metà degli anni Novanta in poi la scoperta di rilevanti giacimenti di petrolio e gas ha dato il via ad un’attività estrattiva che copre attualmente la quasi totalità delle esportazioni e ha un peso sul pil intorno al 90%, facendo della Guinea Equatoriale il terzo maggior produttore dell’area sub-sahariana. L’attività estrattiva ha prodotto, nell’arco di poco più di un decennio (1995-2007), una crescita di ben 60 volte il pil del paese.
La ricchezza di idrocarburi è anche la bussola che orienta le relazioni esterne della Guinea Equatoriale: all’apertura verso le potenze occidentali scelta da Obiang, in discontinuità con la linea filo-socialista che aveva caratterizzato la politica del suo predecessore, si sono infatti combinati gli interessi dei maggiori paesi industrializzati per lo sfruttamento dei nuovi giacimenti. Sono principalmente statunitensi le compagnie che dominano l’industria petrolifera nazionale, anche se negli ultimi anni è riscontrabile una crescente presenza nel settore anche di Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese. Proprio quest’ultima, guidata da un principio di non interferenza negli affari politici interni dei suoi partner e forte di una disponibilità di credito ad oggi senza pari, si sta rivelando un alleato ideale per Malabo. La Spagna sul fronte europeo e Nigeria e Angola su quello regionale sono invece i partner politici di più lunga data.
La Guinea Equatoriale rappresenta uno dei paesi più corrotti del mondo – 172° su 183 paesi nel 2011, secondo il ranking che misura l’indice di corruzione percepita elaborato da Transparency International.
Le strategie governative di sviluppo di medio periodo ruotano attorno a due obiettivi, ritenuti prioritari: da un lato, diversificare un’economia nazionale troppo dipendente dal petrolio e, dall’altro, ridurre in maniera significativa i livelli di povertà nel paese, in cui più del 50% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno.