Poeta ungherese (Vitkócz 1855 - Budapest 1889); malato, cantò le sue sofferenze fisiche e morali in tono profondamente pessimistico, segnando così, insieme a Vajda e Komjáthy, l'inizio della moderna lirica soggettiva ungherese (Ifjúságom "La mia gioventù", 1883; Magány "Solitudine", 1889). Pubblicò anche un romanzo autobiografico Apai örökség ("Eredità paterna", 1884) ed alcuni racconti: Helén (1889); Margit szerencséje ("La fortuna di M.", 1889).