ḤAMMĀDITI (arabo Banū Ḥammād)
Nome d'una dinastia fondata da Ḥammād ibn Bulugghīn (comunemente scritto Bologguin dai Francesi) che nel sec. XI e parte del XII d. C. dominò in una zona dell'Algeria. Essa apparteneva al grande ramo berbero dei Ṣanhāgiah, e precisamente alla tribù dei Benī Zīrī, che risiedeva nel Tell algerino e che durante il sec. X dell'era volgare, guidata dal suo capo Zīrī ibn Mennād, appoggiò i Fatimiti (v.), sì da ereditarne il potere quando essi, trasferitisi in Egitto nel 362 dell'ègira (972-973 d. C.), lasciarono come loro luogotenente nella Barberia il figlio di Zīrī , Bulugghīn. In seguito, per il consueto particolarismo delle genti berbere e per l'antagonismo e le lotte tra i capi zīrīti residenti in Tunisia e quelli delle regioni algerine, il nuovo principato si scisse, ottenendo uno dei figli di Bulugghīn, l'emiro Ḥammād, un suo diretto dominio (408 èg., 1017-1018 d. C.), con una sua capitale, la Qal‛ah (la Cittadella), alcuni anni prima fondata e che ebbe un certo splendore anche artistico. Ma essendo questa troppo esposta ai colpi dei Berberi nomadi e specialmente degli Arabi sopravvenuti nell'Africa del nord con l'invasione dei Benī Hilāl (v.), la capitale fu trasportata a Bugia, che venne fortificata e arricchita di monumenti e che ebbe floridezza anche commerciale. Formatasi nel Marocco la potenza degli Almohàdi (v.), questi nel 547 èg., 1152-1153 d. C., estendendo il loro dominio verso la Barberia orientale, posero fine al principato ḥammādita.
Bibl.: Ibn Khaldūn, Histoire des Berbères, trad. De Slane, Algeri 1852-56, II, pp. 43-59 e passim; Général L. de Beylié, La Kalaa des Beni-Hammad, Parigi 1909; G. Marçais, Les Arabes en Berbérie du XIe au XIVe siècle, Costantina-Parigi 1913, pp. 23-24, 130-132 e passim; id., Manuel d'art musulman, Parigi 1926-27, I, p. 97 segg.; E.-F. Gautier, Les siècles obscurs du Maghreb, Parigi 1927, pp. 344 segg., 374 segg.; Ch.-André Julien, Histoire de l'Afrique du nord, Parigi 1931, pp. 372-374, 397 e passim; G. Yver, Ḥammād, Hammādides, in Enc. de l'Islām, II, pp. 267-268, R. Basset, Bulukkīn, ibid., I, p. 812.