Baron, Hans
Storico tedesco, nato a Berlino nel 1900 e morto a Urbana (negli Stati Uniti) nel 1988. La sua carriera ebbe inizio in Germania, nell’università di Berlino, dove studiò e insegnò fino all’arrivo di Hitler al potere. Destituito, si trasferì in Italia, quindi in Inghilterra e raggiunse infine gli Stati Uniti nel 1938, dove fu ricercatore associato presso la Newberry Library di Chicago. Sulla scia di Max Weber, Ernst Troeltsch, Friedrich Meinecke e Walter Goetz, B. ambiva a dare una definizione rinnovata della modernità politica, che identificò, fin dagli anni Venti, con l’idea di repubblica: una repubblica imperniata sull’ordine sociale, indipendente dal riferimento alla Rivoluzione francese, alternativa alle nuove forme di dispotismo razzista, ma anche alla diversa forma di repubblica nata dalla Rivoluzione russa.
Dopo aver iniziato lo studio dell’età di Lorenzo il Magnifico e del neoplatonismo ficiniano, si rivolse al periodo anteriore, meno studiato. Nella figura di Leonardo Bruni (di cui curò l’edizione di alcune opere nel 1928), B. scorse l’emergere di un vivere repubblicano fondato sulle virtù della partecipazione civica, su un atteggiamento insieme culturale, storico e politico che designò come «Umanesimo civile» (Bürgerhumanismus). In tale visione della repubblica, la funzione dell’umanista, concepita sul modello sociologico dell’intellettuale cosmopolita, rivelava il ruolo integratore della cultura antica. Solo in un secondo tempo B. tentò di far corrispondere l’opera di M. a questo schema, elaborato per i primi anni del Quattrocento.
Pubblicati poco dopo la sua opera maggiore, Crisis of the early Italian Renaissance (1955, 19662), i saggi su M. volevano evidenziare l’incompatibilità tra la lezione del Principe, «guide book for the despot prince», e quella dei Discorsi, più vicina alle coordinate dell’Umanesimo civile. Per B., fu dunque cruciale mettere a fuoco una cronologia delle opere che assegnasse i due trattati a fasi successive del pensiero di M. e sottolineasse la maturità umanistica e repubblicana dei Discorsi. Espressione di un impegno intellettuale quanto politico, l’intento esplicito di B. era di rendere impossibile ogni associazione tra la celebrazione del modello romano e la valutazione positiva di un potere dispotico.
La sua linea interpretativa esercitò una profonda influenza su una corrente storiografica di lingua inglese, in particolare su John Pocock e Quentin Skinner. Essi privilegiarono, in M., l’esaltazione delle virtù repubblicane delineate da B., oscurando la specificità dell’Umanesimo civile quale fenomeno intellettuale iscritto in una sua storia propria e in una posizione ideologica determinata.
Bibliografia: The Principe and the puzzle of the date of the Discorsi, «Bibliothèque d’Humanisme et de Renaissance», 1956, 18, pp. 405-28; The republican citizen and the author of the ‘Prince’ (1961), in Id., In search of Florentine civic Humanism, 2° vol., Princeton 1988, pp. 101-51. Per gli studi critici si vedano: R. Fubini, Una carriera di storico del Rinascimento: Hans Baron, «Rivista storica italiana», 1992, 104, pp. 501-54; J. Najemy, Baron’s Machiavelli and Renaissance republicanism, «The American historical review», 1996, 101, 1, pp. 119-29; K. Schiller, Hans Baron’s Humanism, «Storia della storiografia», 1998, 34, pp. 51-99; Renaissance civic Humanism: reappraisals and reflections, ed. J. Hankins, Cambridge-New York 2000; L. Baggioni, La repubblica nella storia: la questione dell’Umanesimo civile, «Storica», 2006, 35-36, pp. 65-91.