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VAIHINGER, Hans

di Heinrich Levy - Enciclopedia Italiana (1937)
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VAIHINGER, Hans

Heinrich Levy

Filosofo, nato il 25 settembre 1852 a Nehren (Württemberg), morto il 12 dicembre 1933 a Halle. Insegnò filosofia dal 1877 all'università di Strasburgo, dal 1884 a quella di Halle. Lasciò l'insegnamento per motivi di salute nel 1906.

Il V. è diventato famoso tanto per la sua filosofia positivistico-pragmatistica, basata su una dottrina delle finzioni - filosofia che in Germania ebbe molti seguaci, precipuamente tra gli scienziati - quanto per i suoi meriti nel campo degli studî kantiani. La sua opera principale è Die Philosophie des Ala Ob. System der theoretischen, praktischen und religiösen Fiktionen der Menschheit auf Grund eines idealistischen Positivismus (Berlino 1911, 10ª ed., ivi 1927; ediz. popolare ridotta a cura di R. Schmidt, Lipsia 1923). Di questo sistema egli aveva esposto le idee e le parti essenziali già negli anni 1876-77; ma lo pubblicò solo quando poté sperare che sarebbe stato bene accolto per il crescente prevalere di certe correnti di pensiero come il volontarismo, la gnoseologia biologica, la filosofia di Nietzsche, il pragmatismo e molte tendenze affini al suo finzionalismo nei diversi rami della filosofia. Il V. riconosce come reali soltanto le sensazioni nella loro successione e coesistenza. Il pensare, quale funzione organica teleologica della psiche, assimila e ordina le sensazioni, ma con ciò le trasforma radicalmente, falsificando la realtà. Per questo il lavoro del pensare, della funzione logica, non ha valore per la conoscenza, bensì un fine pratico; tanto esso quanto il suo prodotto, la totalità del mondo rappresentato, è strumento che aiuta a orientarsi nella realtà e ad impadronirsi di essa. I mezzi più importanti del pensare, per questo suo scopo, sono le finzioni, formazioni del pensiero che si staccano dalla realtà, anzi le contraddicono; modi di considerare le cose, contraddittorî teoreticamente, ma praticamente utili; con i quali calcoliamo come se fossero delle realtà: sono idee ausiliarie, che risultano eliminate nella pratica quando è stato raggiunto lo scopo. La verità è l'errore più conforme al fine. Corrispondentemente a ciò sono finzioni anzitutto le categorie: il pensare finge una cosa e le attribuisce certe qualità per potersi orientare nel caos delle sensazioni. Così la relazione fra causa ed effetto è una finzione antropomorfica e analogica. Nella riflessione le finzioni vengono riconosciute come tali, ma tuttavia adoperate per la loro utilità. Nella sua opera il V. ha tentato di rintracciare tutte le diverse finzioni agenti nei varî rami della filosofia, nella matematica, nelle scienze naturali, nella giurisprudenza, nella religione e nella vita pratica, di chiarirne il significato mercé una generale giustificazione logica e gnoseologica, e di confermare storicamente la sua teoria con esempî tratti da Kant, da F. A. Lange e da Nietzsche. Per la filosofia del Lange, che influì molto su di lui, il V. aveva già dimostrato il suo favore nel libro Hartmann, Dühring und Lanqe (Iserlohn 1876), mentre dedicava a Nietzsche lo scritto Nietzsche als Philosoph (Berlino 1902, 5ª ed., Langensalza 1930). Delle opere dedicate a Kant è da ricordare principalmente il Commentar zu Kants Kritik der reinen Vernunft (voll. 2, Lipsia 1881-92; 2ª ed., Stoccarda 1922), che si addentra nei minimi particolari, e per questo giunge solo alla fine dell'Estetica trascendentale. Per lo studio della filosofia di Kant e della filosofia in generale, come per l'unione internazionale degli studiosi di filosofia, fu poi di grande importanza la fondazione (che si deve al V.) delle Kant-Studien (1896) e della Kantgesellschaft (1904). Un'autoesposizione del pensiero del V. si trova infine nel secondo volume della collana Die deutsche Philosophie in Selbstdarstellungen (Lipsia 1921).

Bibl.: J. Schultz, Über die Bedeutung von V.s "Philosophie des Als Ob" für die Erkenntnistheorie der Gegenwart, in Kant-Studien, XIII (1912); A. Lapp, Die Wahrheit. Ein erkenntnistheoretischer Versuch, orientert an Rickert, Husserl und V.s Philosophie des Als Ob, Stoccarda 1913. II vol. CXLVII della Zeitschrift für Philosophie und philosophische Kritik (112) è dedicato alla filosofia del V. All'elaborazione della "filosofia del come se" servirono i primi volumi della rivista redatta dal V. stesso e da R. Schmidt, Annalen der Philosophie mit besonderer Rücksicht auf die Probleme der Als-Ob-Betrachtung (Lipsia 1919 segg.), e la collana Bausteine zu einer Philosophie des Als-Ob, redatta dagli stessi, Monaco 1922 segg.; A. Seidel, Die Philosophie des Als Ob und das Leben, in Festschrift zu H. V.s 80. Geburstag, Berlino 1932; W. del Negro, H. V.s philosophisches Werk mit besonderer Berücksichtigung seiner Kantforschung, in Kant-Studien, XXXIX (1934). Cfr. anche la bibliografia nella prefazione della 2ª ed. e in prefazioni delle edizioni posteriori della Philosophie des Als Ob. - Tra le opere italiane: G. Marchesini, La filosofia del come se, in Rivista di filosofia, III (1911); A. Tilgher, Relativisti contemporanei, Roma 1922.

Vedi anche
Herbart, Johann Friedrich Herbart ‹hèr-›, Johann Friedrich. - Filosofo e pedagogista tedesco (Oldenburg 1776 - Gottinga 1841). Pensatore che esercitò profondi influssi sulla scuola tedesca fino alla prima guerra mondiale, ricollegandosi direttamente a Kant considerò la filosofia come "elaborazione dei concetti dati", al fine ... Meinong, Alexius von Meinong ‹màinoṅ›, Alexius von. - Filosofo e psicologo (Leopoli 1853 - Graz 1920). Dopo un periodo di studio dominato da interessi storici, si dedicò alla filosofia, sotto la guida di F. Brentano. Dal 1882 all'univ. di Graz, vi fondò tra il 1886 e il 1887 il primo laboratorio di psicologia sperimentale ... Martinétti, Piero Martinétti, Piero. - Filosofo italiano (Pont Canavese 1872 - Castellamonte 1943). Dal 1907 prof. di filosofia teoretica all'Accademia scientifico-letteraria di Milano e poi (1923) nell'univ. di quella città. Fu rimosso dall'insegnamento nel 1931 per aver rifiutato il giuramento di fedeltà al regime fascista. ... Hans Kelsen Giurista (Praga 1881 - Berkeley, California, 1973). È stato il massimo esponente del normativismo giuridico, cioè di quell’indirizzo metodologico che riduce tutto il diritto a norma. Laureatosi a Vienna con una tesi sul pensiero costituzionale di Dante Alighieri (1905) ed ottenuta, sempre a Vienna, ...
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