SZEEMANN, Harald
Curatore di mostre svizzero, nato a Berna l’11 giugno 1933 e morto a Locarno il 18 febbraio 2005. Attivo in campo museale per quasi cinquant’anni, e autore di oltre 150 mostre, S. è considerato una figura chiave per lo sviluppo e la ricezione dell’arte contemporanea in Europa nella seconda metà del 20° secolo.
Dopo gli studi in storia dell’arte, archeologia e giornalismo presso l’Università di Berna e la Sorbona di Parigi, culminati in una tesi di dottorato (1960) sulle illustrazioni degli artisti Nabis, e qualche esperienza di successo come attore, scenografo e autore di teatro sperimentale, S. iniziò la propria carriera presso la Kunsthalle di Berna, che diresse dal 1961 al 1969.
A Berna S. mantenne uno sguardo attento alla dimensione locale e inserì allo stesso tempo il museo all’interno di un dibattito internazionale, collaborando con una rete di istituzioni europee e ospitando mostre ed eventi in cui vennero presentate le ultime correnti quali arte cinetica,happening e performance art, arte povera, postminimalismo e arte concettuale. S. abbracciò una nuova visione del ruolo e della funzione del museo, aperto alla sperimentazione più radicale, come nel caso di Live in your head. When attitudes become form (1969), in cui gli artisti vennero invitati a realizzare le proprie opere in situ dentro e fuori le mura della Kunsthalle.
Dal 1969 decise di intraprendere una carriera da curatore indipendente, non vincolato a un’istituzione e sviluppando nuovi metodi di finanziamento per i propri progetti. Scelto come direttore artistico di Documenta 5 (1972), S. seppe innovarne il formato aprendola ai nuovi linguaggi della seconda avanguardia e confrontando la produzione artistica contemporanea con la fantascienza, l’art brut, la devozione popolare e molti altri campi del visivo, continuando una ricerca sul significato e sul ruolo delle immagini nella società già avviato a Berna.
In seguito, lavorò a una trilogia di mostre (Le macchine celibi, 1975; Monte Verità, 1978; Der Hang zum Gesamt kunstwerk, 1983) che rappresentarono un tentativo di riscrittura della modernità attraverso gli influssi dell’anarchia, della psicoanalisi, della teosofia e dei movimenti di riforma etico-religiosa, verso la visualizzazione di una storia delle alternative e del pensiero utopico. Durante la sua collaborazione con la Kunsthaus di Zurigo (1981-2001) S. curò importanti retrospettive di artisti ai quali era stato vicino fin dagli anni Sessanta, come Mario Merz (1985), Joseph Beuys (1993) e Bruce Nauman (1995, v.), e di autori quali James Ensor (1983) e Alfred Jarry (1984). Nella seconda metà degli anni Ottanta realizzò una serie di mostre di scultura contemporanea ospitate in ampi spazi a pianta
libera, tra cui Spuren, Skulpturen und Monumente ihrer präzisen Reise (1985) e De Sculptura (1986), e nell’ultimo periodo della sua carriera curò diverse rassegne internazionali (Biennali di Lione e Gwangju, 1997; Venezia, 1999 e 2001; Siviglia, 2004), spesso in grandi edifici storici recuperati all’uso come contenitori per eventi culturali ed estendendo il suo interesse a regioni quali la Cina (in dAPPERTutto, XLVIII Biennale di Venezia, 1999) e l’area balcanica (Blut & Honig, 2003).
Bibliografia: L. De Domizio Durini, Harald Szeemann: il pensatore selvaggio, Cinisello Balsamo 2005; H.-J. Müller, Harald Szeemann: exhibition maker, Ostfildern-Ruit 2006; Harald Szeemann. Individual methodology, ed. F. Deriex, Zürich-Grenoble 2007; Harald Szeemann. With by through because towards despite. Catalogue of all exhibitions 1957-2005, ed. T. Bezzola, R. Kurzmeyer, Zürich-Wien-New York 2007; Exhibiting the new art: ‘Op Losse Schroeven’ and ‘When attitudes become form’ 1969, ed. C. Rattemeyer, London 2010; When attitudes become form. Bern 1969/Venice 2013, a cura di G. Celant, Milano 2013; P. Rigolo, La Mamma: una mostra di Harald Szeemann mai realizzata, Monza 2014.