Pittore e incisore (Leida 1606 - Amsterdam 1669). Figlio del mugnaio Harmen Gerritszoon van Rijn, penultimo di nove figli, R. fu mandato nel 1615 alla scuola latina di Leida, ma, dopo aver passato le prove per l'ammissione all'università, abbandonò gli studî (1619) per entrare come apprendista nella bottega del pittore Jacob van Swanenburgh (1571-1638), artista modesto ma a conoscenza dell'arte romana e napoletana contemporanea. Nel 1624, recatosi ad Amsterdam, entrava per soli sei mesi nella bottega di P. Lastmann, pittore che risulterà ben più importante per la sua formazione, avendo datogli la possibilità di conoscere il vivace ambiente culturale della città, aperto agli stimoli della pittura italiana ed europea. Lastmann inoltre, reduce da un lungo soggiorno in Italia (1610) e apertosi al caravaggismo tramite Elsheimer, diede a R. la possibilità di entrare in contatto con la pittura di storia e di soggetto mitologico. Forti segnali caravaggeschi provenivano anche dalla vicina Utrecht dove erano attivi pittori come H. Terbruggen, G. van Honthorst, T. van Baburen e altri. Rientrato successivamente a Leida, aprì una sua bottega che ben presto si arricchì di numerosi allievi; la prima commissione documentata (ma perduta) è del 1625. A questo primo periodo di attività risalgono dipinti di genere, alcuni ritratti familiari e dipinti di soggetto storico e religioso: La lapidazione di s. Stefano (1625, Lione, Musée des beaux-arts); L'asina di Balaam (1626, Parigi, Musée Cognacq-Jay); Tobia, Anna e il capretto (1626, Amsterdam, Rijksmuseum), dipinto che si distingue per la precisione quasi maniacale dei dettagli, per la monumentalità delle figure immerse entro un complesso gioco luministico. Il contrasto chiaroscurale si accentua nel Cambiavalute (1627, Berlino, Dahlem) dove, abbandonata la policromia accesa dei primi dipinti, si fa più evidente l'influsso del caravaggismo; il chiaroscuro è già adoperato con estrema abilità, le atmosfere create dall'artista sottolineano l'atteggiamento psicologico dei personaggi (S. Paolo in meditazione, 1629-30, Norimberga, Germanisches Nationalmuseum). Nella Presentazione di Gesù al tempio (1631, L'Aia, Mauritshuis) l'atmosfera va rarefacendosi, già compaiono sofisticate soluzioni di controluce che diverranno tipiche dell'artista. A questi anni appartengono anche alcuni dei circa ottanta autoritratti che R. dipinse durante tutta la vita (Autoritratto con baverino bianco, 1629, Monaco, Alte Pinakothek; Autoritratto con gorgiera, 1629 circa, L'Aia, Mauritshuis). Nel 1631 R. si trasferì ad Amsterdam presso il mercante d'arte Hendrick Uylenburgh che fece in modo di fargli ottenere importanti commissioni, soprattutto ritratti. Tutti i ritratti realizzati in questo primo periodo ad Amsterdam sono di alta qualità e sono caratterizzati da una approfondita osservazione psicologica, nonché da una sapiente costruzione spaziale e da un'illuminazione che crea forti ombre marcate (Ritratto di Maurits Huygens, 1632, Amburgo, Kunsthalle; Ritratto di Jacob De Gheyn III, 1632, Londra, Dulwich College; Ritratto del costruttore navale con la moglie, 1633, Londra, Buckingham Palace; ecc.). Con La lezione di anatomia del dottor Tulp (1632, L'Aia, Mauritshuis) R. rivoluziona il concetto tradizionale dello statico "ritratto di gruppo", affrontando una delle specialità più richieste della pittura olandese del sec. 17°, cioè il ritratto di gruppo di membri delle corporazioni cittadine: le figure, osservate e quasi indagate psicologicamente, sono colte nell'atto di parlare e gesticolare. Nel 1633 R. si fidanzò con Saskia Uylenburgh, nipote del mercante, acquisendo poi con il matrimonio la cittadinanza di Amsterdam ed entrando nella gilda di San Luca. La giovane donna apparirà molto spesso nei dipinti del marito, ricchi in questo periodo di esotiche atmosfere e atti a rappresentare il raggiungimento di un nuovo status sociale; il colore, filtrato nella sua luminosità, si accende all'improvviso, risplende in alcuni tocchi di memoria rubensiana (Ritratto di Saskia con cappello, 1634, Kassel, Staatliche Kunstsammlungen; Ritratto di Saskia in veste di Flora, 1634, San Pietroburgo, Ermitage; R. e Saskia, 1635 circa, Dresda, Staatliche Kunstsammlungen; ecc.). Agli anni Trenta risale anche una delle rare commissioni ufficiali ricevute da R.: la serie dei cinque quadri con episodî della vita di Cristo richiestigli dallo statolder Federico Enrico (1632-46). A quadri di piccolo formato come il Ratto di Ganimede (1635, Dresda, Staatliche Kunstsammlungen) e la Susanna e i vecchioni (1636, L'Aia, Mauritshuis) R. alterna dipinti di grandi dimensioni in cui è evidente la sua ambizione di rivaleggiare con la grande pittura barocca (Sacra Famiglia, 1634 circa, Monaco, Alte Pinakothek; Sansone accecato dai Filistei, 1636, Francoforte, Städelsches Kunstinstitut). La produzione artistica autografa di R., ormai circondato da una vastissima cerchia di allievi, sembra diminuire nella seconda metà degli anni Trenta, anni in cui il pittore cominciò a interessarsi anche del commercio di oggetti d'arte, collezionando quadri, disegni, armi, incisioni e altre curiosità. Nel 1639 acquistò una vasta dimora il cui pagamento gli procurerà crescenti preoccupazioni finanziarie, aggravate dalla nascita del figlio Titus (1641), dalla morte della moglie (1642) e dai problematici rapporti con la nutrice del figlio. Il quarto decennio, che pure si apre con un'opera straordinaria come la cosiddetta Ronda di notte (1642, Amsterdam, Rijksmuseum) in cui la luce determina la costruzione del quadro, è in realtà caratterizzato da una crescente commozione interiore, dall'intensificarsi della ricerca sugli effetti luministici e dal colore caldo e profondo; giocando sugli impasti materici la sua pittura tende a un aspetto ruvido e grumoso (Cristo e l'adultera, 1644, Londra, National Gallery; Adorazione dei pastori, 1646, Monaco, Alte Pinakothek; Sacra Famiglia della tenda, 1646, Kassel, Staatliche Kunstsammlungen; Cena in Emmaus, 1648, Louvre). Gli anni Cinquanta portano al pittore una gravissima crisi finanziaria che, nel 1656, lo costringe a dichiarare bancarotta, a vendere la sua collezione (1657) e la sua casa (1658). Appartengono a questi anni l'Aristotele con il busto di Omero (1653, New York, Metropolitan museum of art), la Giovane che si bagna in un ruscello (1655, Londra, National Gallery), la natura morta con il Bue macellato (1655, Louvre) e numerosi ritratti del figlio Titus (per es., Ritratto di Titus che studia, 1655, Rotterdam, Museum Boymans-van Beuningen). R. raggiunge da un punto di vista tecnico la dissoluzione completa; il colore è steso sulla superficie a pennellate larghe, grumose; sembra quasi di trovarsi davanti a degli "abbozzi" che raggiungono però un'intensità poetica e un'espressività altissima (Negazione di s. Pietro, 1660, Amsterdam, Rijksmuseum; Ritorno del figliuol prodigo, 1662 circa, San Pietroburgo, Ermitage; La sposa ebrea, 1665 circa, Amsterdam, Rijksmuseum; Ritratto di famiglia, 1665 circa, Braunschweig, Staatliches Herzog Anton Ulrich-Museum). La produzione pittorica di R., ormai da anni isolato dagli ambienti ufficiali che non gradivano la sua pittura fatta di colore, si chiude con alcuni splendidi autoritratti di estrema libertà espressiva (Ultimo autoritratto, 1669, L'Aia, Mauritshuis). ▭ Straordinaria fu l'attività grafica di R. di cui rimangono nelle principali collezioni pubbliche e private oltre un migliaio di fogli, che si distinguono per l'intensa espressività del segno vibrante di luce. Oltre 300 sono le acqueforti di R., caratterizzate da una progressiva trasformazione luminosa sempre più ardita e drammatica. Celebri i fogli della Predica di Cristo e Le tre croci (1653-55). ▭ Tav.