Romanziere francese (Tours 1799 - Parigi 1850). Narratore estremamente prolifico e dai toni improntati a un acceso realismo, nella sua opera ha cercato di rappresentare i molteplici aspetti della società francese della prima metà dell'Ottocento. La sua costellazione narrativa venne da lui stesso raccolta ne La Comédie humaine, pubblicata (1842-48) in 16 volumi, in cui si collegano avvenimenti e personaggi dei suoi romanzi, in uno sviluppo ciclico di antefatti e di azioni in ambienti diversi, per arrivare a una rappresentazione completa, orizzontale e verticale, della società del tempo.
Compì mediocremente i primi studî a Vendome, presso gli Oratoriani, poi a Tours e a Parigi. Nel 1816-19 seguì i corsi di diritto a Parigi e ottenne il diploma di bachelier en droit. Dopo un tentativo non riuscito di divenire tragediografo (Cromwell, 1819), trascorse alcuni anni scrivendo nei "petits journaux" e pubblicando alcuni romanzi a tinte forti, che però non firmò. Tentò anche varie imprese: editoria, tipografia, fonderia di caratteri tipografici, che si risolsero in completi disastri. I suoi debiti aumentavano, mentre non diminuiva il suo grande desiderio di denaro e di lusso, e il suo snobismo. Intanto le sue amicizie mondane e letterarie, le sue relazioni non sempre felici con M. me de Berny, con M. me d'Abrantès, e poi con M.me de Castries, lo portarono a riconoscere la sua più vera natura di scrittore. A trent'anni iniziava con Le dernier Chouan (1829) e con la Physiologie du mariage (dicembre 1829) la sua vasta opera di narratore geniale, di acuto osservatore e studioso della società contemporanea, ma anche di visionario occultista e artefice di pastiches. Nel 1830 pubblicava sei racconti col titolo di Scènes de la vie privée, cui seguirono negli anni immediatamente successivi un'altra ventina di romanzi e racconti, scritti e pubblicati con un ritmo vertiginoso (tra essi alcuni dei suoi capolavori: La peau de chagrin, 1831; Le médecin de campagne, 1833; Eugénie Grandet, 1834; Le père Goriot. Le lys dans la vallée, 1835). Né smise nel frattempo di collaborare a riviste e giornali, e di lanciarsi (indebitandosi sempre di più) in nuove imprese editoriali: fondò egli stesso e diresse il Feuilleton des Journaux politiques (1830), la Chronique de Paris (1836-37) e la Revue parisienne (1840); s'interessò allo spiritualismo di Swedenborg (Séraphita, 1835); tentò ancora il teatro, senza successo (Vautrin, 1840); viaggiò in Svizzera, in Italia, in Russia, dove raggiunse nel 1843 la contessa polacca Ewelina Hanska, già conosciuta nel 1833, e che sposerà pochi mesi prima di morire. Ma fin dal 1834 aveva pensato di ordinare tutta la sua produzione narrativa.
Dal 1834, le sue opere venivano pubblicate sotto il titolo complessivo di Études des moeurs au XIXe siècle, e ripartite in varie sezioni: Scènes de la vie privée, Scènes de la vie de province, Scènes de la vie parisienne, Scènes de la vie politique, Scènes de la vie militaire, Scènes de la vie de campagne, che venivano ad affiancarsi alla serie di Contes et romans philosophiques (dal 1831) e ai licenziosi Contes drôlatiques (1832-37). Nel 1841si fermò sul titolo La Comédie humaine. Dal proposito iniziale di dar fondo descrittivamente alla Francia di tutti i tempi, B. limitò il suo piano narrativo alla storia, agli usi, ai costumi della Francia del primo Impero, della Restaurazione, della Monarchia di luglio. Dotato di una facoltà d'osservazione potentemente intuitiva, B. s'accinse così alla descrizione a grande respiro particolarmente delle classi borghesi e popolari, parigine e provinciali scolpendone i caratteri, l'intrigo, l'egoismo, il servilismo, l'invidia, l'avidità, sorprendendo nelle cittadine provinciali repliche rimpicciolite e grottesche dell'"inferno di Parigi", il funzionarismo arrivista, le maldicenze, le calunnie, le macchine matrimoniali, ecc. Vista nel suo insieme, quest'opera colossale di novantasei romanzi colpisce per la sua potenza d'immaginazione e solidità di costruzione, per il rigore logico con cui i tipi sono svolti sino alle conclusioni più ardite, per l'ordine e la precisione quasi anagrafica con cui i personaggi risaltano nei loro ambienti rispettivi, per la coesione con cui questa folla d'individui crea l'illusione di una società organica; di una società, più che descritta e narrata, ragionata, divisa negli elementi che la costituiscono, uomini d'affari, speculatori, avvocati, magistrati, burocrati, deputati, artisti, giornalisti, professionisti dell'imbroglio, portinai, ecc., e riepilogata in gruppi, alberi genealogici, parentele, clientele, affinità elettive, anatomizzata con freddo realismo sino all'esattezza assoluta. In questa esattezza sono pertanto i limiti dell'opera di B., sono i difetti dello scrittore e dell'artista, impliciti nella stessa scrupolosità di documentazione, nella sovrabbondanza di particolari che permangono esteriori, nell'assenza di scorci, nelle traduzioni in extenso del parlato, nelle digressioni teoriche. La materia stessa di più delicato linguaggio molte volte non gli risponde: al di là dell'uomo e delle sue reazioni e rapporti sociali, sembra a volte preclusa ogni altra visione e intuizione.