Filosofo statunitense (Terre Haute, Indiana, 1929 - Berkeley, California, 2017). Interessato alla filosofia europea, in particolare alla tradizione fenomenologico-ermeneutica, di cui è uno dei più autorevoli interpreti negli USA, si è segnalato soprattutto per le sue radicali obiezioni alla concezione computazionale della mente e delle funzioni cognitive umane, impegnandosi in una lunga e articolata polemica contro le eccessive pretese del programma dell'intelligenza artificiale e della scienza cognitiva in genere. Secondo D., che in ciò riprende temi di derivazione wittgensteiniana, husserliana e heideggeriana, l'esperienza umana è costitutivamente radicata sia nella corporeità, sia in contesti culturali che sono alla base di pratiche, conoscenze implicite, attività cognitive e di comprensione, le cui caratteristiche non possono essere riprodotte in modo algoritmico e formalizzato da alcun programma per calcolatore.
D. ha insegnato al MIT (1960-68) e, dal 1968, nell'Università della California a Berkeley.
What computers can't do. The limits of artificial intelligence (1972; trad. it. 1988); Michel Foucault. Beyond structuralism and hermeneutics (in collab. con P. Rabinow, 1982; trad. it. 1989); Husserl, intentionality and cognitive science (1982); Mind over machine. The power of human intuitive expertise in the era of the computer (in collab. con S.E. Dreyfus, 1986); What computers still can't do. A critique of artificial reason (1992); Disclosing new worlds: entrepreneurship, democratic action, and the cultivation of solidarity (in collab. con Ch. Spinosa e F. Flores, 1997); Thinking in action: on the Internet (2002); All things shining. Reading the Western classics to find meaning in a secular age (in collab. con S.D. Kelly, 2011); Retrieving realism (in collab. con C. Taylor, 2015).