Poeta austriaco (Vienna 1874 - Rodaun, Vienna, 1929). Esordì giovanissimo con poesie e brevi drammi lirici di squisita fattura, soffusi di una malinconia tipicamente decadente. Tra le sue opere teatrali: la rielaborazione dei drammi di Sofocle Elektra (1903) e Ödipus und die Sphinx (1906); i libretti, musicati da R. Strauss, Der Rosenkavalier (1911), Ariadne auf Naxos (1912); la commedia Der Schwierige (1921) e la tragedia Der Turm (1923).
Figlio unico di una famiglia agiata, H. ricevette una educazione raffinata nella Vienna capitale del declinante impero, in cui si incontravano tradizioni culturali varie nell'origine e nelle forme. Fu spirito molto precoce, capace di recepire le sollecitazioni di culture e letterature anche lontane nel tempo, oltre che di avvertire le esigenze dei movimenti letterari più attuali. Esordì diciassettenne, con lo pseud. di Loris, col piccolo dramma Gestern (1891), cui fece seguire presto una trentina di liriche mirabili nella compostezza e nella trasparenza e una serie di brevi drammi che, in uno stile trasognato e stanco, severamente classico eppure partecipe di nostalgica musicalità, conducono in una atmosfera assai lontana da quella naturalistica: Der Tod des Tizian (1892), Der Tor und der Tod (1893), Der weisse Fächer, Das kleine Welttheater, Der Kaiser und die Hexe (tutti 1897), Der Abenteurer und die Sängerin (1898), Die Hochzeit der Sobeide e Das Bergwerk zu Falun (1899). Una prima cesura nell'opera di H. è rappresentata dal Brief des Lord Chandos (1902), in cui proprio il poeta tanto dotato denuncia il limite dello stato di grazia poetica, che dispone alla più illimitata apertura ma insieme condanna a una esperienza di preclusa soggettività. Cambiando radicalmente tipo e tematica della sua produzione teatrale, H. si rivolse al mito con la rielaborazione, in chiave ossessiva, dei classici drammi di Sofocle Elektra (1903) e Ödipus und die Sphinx (1906). Un'elaborazione fu anche Jedermann (1911), drammatizzazione della moralità medievale della morte del ricco; ma quasi esclusiva era divenuta l'intenzione di fare anzitutto del teatro secondo regole teatrali. Ed è su questa traccia che riprese da Molière (Die Heirat wider Willen, 1910; Die Lästigen, 1915; Der Bürger als Edelmann, 1917) e da Calderón (Dame Kobold, 1921; Das grosse Welttheater, 1922), mai imitando, sempre donando a motivi già adusati un tocco personale. L'incontro con Richard Strauss rivelò un H. disposto a collaborare con altri e, in più, in posizione subordinata, qual è quella del librettista rispetto al compositore. Ma la qualifica di "libretti" per testi come Der Rosenkavalier (1911), Ariadne auf Naxos (1912), Die Frau ohne Schatten (1919), Die ägyptische Helena (1928), Arabella (1933) è impropria. Lo scoppio della guerra che doveva segnare la fine dell'Impero asburgico costituì per H. uno scotimento, da cui poi non ebbe né tempo né piena volontà e capacità di riprendersi. Sintomatica la commedia Der Schwierige (1921), rappresentazione dell'esponente di un mondo aristocratico da tempo decaduto; ancor più lo è la tragedia Der Turm, la cui prima redazione (1923) si allarga verso una prospettiva di spiritualità e di affratellamento che non si trova più nella seconda, più breve redazione (1927). Tuttavia, proprio per quegli anni H. s'impegnò in iniziative culturali come la collaborazione alla fondazione del festival teatrale di Salisburgo, e la serie di saggi e discorsi su varî temi d'attualità, fra cui il discorso agli studenti di Monaco Das Schrifttum als geistiger Raum der Nation (1927), che può essere considerato come il suo testamento spirituale.