Pseudonimo del giornalista, editore e scrittore francese Patrick Manoukian (n. Meudon 1949). Di origini armene, giovanissimo ha iniziato a viaggiare in molti Paesi del mondo (USA, Islanda, Belize, Brasile tra gli altri), per poi lavorare come giornalista presso testate quali Le Figaro, Vacances Magazine, Partir. Fondatore di un’agenzia di pubblicità rivolta alla comunicazione per il turismo e delle Éditons de Tournon, ha esordito nella letteratura con i libri di viaggio D’Islande en Belize e Pantanal, entrambi del 1978, pubblicando nel 2011 il suo primo testo narrativo, il romanzo d'avventure ambientato nella foresta amazzonica L’homme à l’œil de diamant, firmato con lo pseudonimo di Paul Eyghar, e raggiungendo il successo internazionale con la trilogia poliziesca composta da Yeruldelgger (2013; trad. it. Yeruldelgger. Morte nella steppa, 2016), Les temps sauvages (2015; trad. it. Yeruldelgger. Tempi selvaggi, 2017) e La mort nomade (2016), ambientata nei vasti deserti della Mongolia e nei bassifondi di una città, Ulan Bator, indecisa tra la fedeltà a una tradizione antica e la vertiginosa affermazione della modernità, evidente nel moltiplicarsi di un’umanità derelitta e nell’ingombrante presenza degli interessi economici di Russia e Cina. Tra le sue opere più recenti vanno segnalati il noir Mato Grosso (2017; trad. it. 2018), e Heimaey (2018; trad. it. 2019) e Askja (2020; trad. it. 2020), primi due volumi di una nuova trilogia.