IBLA Galeotide ("Υβλα Γαλεῶτις, Hybla Galeotis)
Una delle tre antiche città sicule di questo nome. L'epiteto di Galeotide con cui è indicata talvolta una di queste Ible, intermedia per importanza fra le altre due secondo Stefano bizantino, non è costante: la fonte più antica, Tucidide, la chiama Galeatide. Pausania, invece, Gereatide. Egli dice che ivi esisteva il culto della dea Ibla e ricorda la corporazione degl'indovini denominati Galeoti, che spiega il terzo epiteto e l'etnico dei suoi abitanti. Secondo alcuni (Ciaceri) la denominazione Gereatide sarebbe derivata dalla natura della dea Iblea, forse protettrice della fecondità e quindi assimilata a Venere (come ci dice un'iscrizione con la dedica Veneri victrici Hyblensi): in tal caso, il nome sarebbe da riconnettersi con la voce sicula gerra e si sarebbe poi trasformato in modo da ricordare il tiranno Gelone. Secondo altri (Pareti) l'epiteto Galeatide sarebbe da riconnettersi semplicemente con radici sicule dalle quali deriva anche il nome di Gela. Questa Ibla si trovava nel territorio di Catana, verso l'interno, alle falde dell'Etna. Alcuni (Freeman) la identificarono anzi con Paternò, altri la posero a poca distanza da questa, a est o a nord-ovest. Oltre che da Tucidide, per la spedizione ateniese, e da Pausania per i suoi culti e sacerdoti, essa è menzionata a proposito della ribellione del 211 a. C., avvenuta dopo la conquista di Marcello. Plinio la ricorda come esistente ancora ai suoi tempi.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., X, nn. 7012-7013. Tra i moderni v. E. Ciaceri, Culti e miti della Sicilia antica, Catania 1912, p. 15; E. A. Freeman, History of Sicily, I, Oxford 1891, p. 161; L. Pareti, studi siciliani e italioti, Firenze 1914, p. 331 segg.