BIANCHI, Ignazio Lodovico
Nacque a Venezia il 25 ag. 1704; il 9 febbr. 1723 professò i voti nell'Ordine dei teatini. Compiuti gli studi di filosofia a Bologna e di teologia a Roma, per ventidue anni fu lettore di filosofia e di matematica nei seminari di Ravenna e Ferrara, ed a Ravenna per tre anni anche lettore di teologia morale e di canonica. Una promettente carriera di predicatore fu troncata, a quanto sappiamo, dalla sua fragile costituzione fisica.
Destinato dal proprio Ordine ad andare in Polonia come vicario del Collegio dei nobili, ivi tenuto dai teatini, vi rimase per due anni e mezzo: controvoglia, però, carico sempre di lamentele e di suppliche imploranti il richiamo. Ottenutolo finalmente, si ritirò subito nella città natia per non più uscirne; vi riprese le funzioni da tanti anni coltivate di lettore di filosofia e di matematica, e finì per essere designato bibliotecario dell'Ordine, incarico nel quale si mostrò zelantissimo e appassionato restauratore del prezioso patrimonio bibliografico posseduto a Venezia dai teatini. E in queste dotte occupazioni morì a Venezia nel 1770.
Il B. ha lasciato qualche fama di sé come scrittore religioso e come filosofo; numerosissima fu la sua produzione, ricca di sonetti, prediche, manuali di pietà, trattati filosofici. Esaminando le sue dissertazioni filosofiche, si prova però oggi un certo senso di sgomento di fronte alla vacuità dei temi prescelti e alla tenacia accidiosa con cui posizioni insostenibili furono da lui difese.
La sortita più clamorosa del B. nell'agone pubblicistico si ebbe con il trattato Del rimedio dell'eterna salute per li bambini che muoiono senza battesimo chiusi nell'utero, stampato a Venezia nel 1768, con a fronte la traduzione latina. Il tema, come si sa, è stato singolarmente dibattutto a vivo nella discussione teologica del Settecento, sollevando da un lato fiere polemiche tra i sostenitori di varie tesi in merito, e dall'altro ironici e aspri commenti da parte degli scrittori più illuminati, quale fu, per esempio, l'inclemente Lettera sul battesimo degli aborti del naturalista veneto Alberto Fortis. Il B. voleva distinguersi dagli altri religiosi scesi su quel terreno per l'estrema precisione del suo assunto, per il tecnicismo col quale intendeva porre e risolvere la delicata, intricatissima questione teologica, e da questo punto di vista citava con un certo tono di critica superiorità precedenti illustri quali il Baptisma puerorum in uteris existentium di Gabriele Gualdo, la Embryologia sacra di Francesco Emanuele Cangiamila: "Noi - affermava il B. ad apertura di libro -qui vogliamo supporre una donna incinta, che nel suo seno perfettamente chiuso contiene un bambino, informato già di anima ragionevole, di maniera che non vi sia adito alcuno a poterlo bagnare per amministrargli il sacramento del battesimo. Cerchiamo se per questi bambini, caso che morissero nell'utero, vi sia qualche rimedio che loro possa giovare a conseguire la eterna salute" (p. 7). In sei "proposizioni" l'autore giungeva a dare una risposta positiva a tale angoscioso quesito, sul quale si erano tanto affaticati illustri confratelli, affaticandosi egli pure non meno con filosofica e teologica dottrina sull'arduo problema della salvezza eterna del feto, ottenibile a parer suo mediante "una preghiera, colla quale il bambino dimandi a Dio che se ha a morire nell'utero accetti la sua morte in contestazione di un ardente desiderio di ricevere il battesimo" (p. 67), orazione di cui l'autore si affrettava a fornire la preziosa "formola" (pp. 103 ss.), oltre a dimostrare come essa fosse consentanea ai sentimenti ed alla tradizione ecclesiastica.
In così delicata e controversa materia il B. non poteva sperare di veder accolte le sue idee dal consenso universale; le vide anzi avversate e derise, trattate come particolarmente originali, impugnate come contrarie alle norme della tradizione ecclesiastica. A questa serqua di obiezioni volle replicare da par suo in un'opera di cui il lungo titolo esprime bene il contenuto e spiega in buona parte la perplessità con cui venne accolta dai contemporanei: Dissertationes tres. Dissertatio prima physica de communicatione affectuum inter mulierem praegnantem et foetum. Dissertatio secunda physico-theologica de remedio aeternae salutis pro parvulis in utero clausis sine baptismate decedentibus. Dissertatio tertia theologica de parvulis extra uterum sine baptismate in re suscepto,aut martyrio decedentibus,nullum excogitari decernique potest aeternae salutis remedium. Cum appendice apologetica praesertim adversus P. Blasium M. Camald. Il libro, stampato a Venezia nel 1770, presenta nelle sue cinquecento pagine abbondanti una trattazione minutissima, puntigliosa, talora inquietante per lo sprovveduto lettore moderno; vi era riprodotta come seconda la dissertazione già apparsa nel 1768, ma circondata qui da un vero e proprio corpus teologico-medico sulla questione.
Fonti e Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II2, Brescia 1760, pp. 1155-58; A. F. Vezzosi,I scrittori teatini, I, Roma 1780, pp. 133-39; G. Moschini,Della letteratura veneziana dal sec. XVIII fino a' nostri giorni, III, Venezia 1806, pp. 153 s.; E. A. Cicogna,Delle Inscrizioni veneziane, V, Venezia 1842, p. 211.