Il Barolo dell'Umanità
Per l’Italia è arrivato il cinquantesimo sito UNESCO e per la prima volta in assoluto viene assegnato il riconoscimento a un paesaggio vitivinicolo. Ha vinto la millenaria tradizione di questa regione del Piemonte.
Langhe, Roero e Monferrato. Castelli, paesi e paesaggi declinanti verso una bellezza così armonica da confondere, una bellezza ad abundantiam che può provocare un lieve capogiro, una sorta di stordimento, l’ebbrezza celata nella via di fuga di un filare. Sì, perché scavallare una collina via l’altra, cambiare direzione allo sterzo del volante, procedere lentamente sui crinali, che spesso sono gli unici punti in cui è stato possibile disegnare una strada, e continuare ad avere davanti e dietro gli occhi, così come di lato e di lato ancora dall’altra parte, filari e filari di vite, può provocare anche un lieve senso di inadeguatezza. Come le storie di questa gente antica, raccolta a chiamata domenicale nelle piazze, che sono i luoghi deputati dalle piccole comunità per parlare,
sorridere, sfiorare rughe e ricordi, in un amalgama sapiente che da tempo immemore non si cura più del tempo, di chi vi è immerso dentro o di chi ormai ne è stato espulso. E poi ancora rocche, bricchi, masche, boschi, cucine, cantine e bollicine, giochi antichi come la pallapugno e il tamburello, e spazi eterni come il fujot sul tavolo e l’infernot sotto i piedi. E intorno a tutto e alla fine di tutto, vino e ancora vino.
Sono luoghi unici, e oggi sono Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Il verdetto è arrivato domenica 22 giugno 2014, durante la 38ª sessione del World heritage committee a Doha, in Qatar. I ‘paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato’ sono stati dichiarati 50° sito italiano UNESCO, nonché primo paesaggio vitivinicolo in assoluto a ottenere il riconoscimento. I 6 paesaggi che costituiscono il sito sono i seguenti, collocati all’interno dei territori provinciali di Alessandria, Asti e Cuneo: ‘la Langa del Barolo’ (Serralunga d’Alba, Castiglione Falletto, La Morra, Monforte d’Alba, Novello, Diano d’Alba e Barolo); ‘le colline del Barbaresco’ (Neive e Barbaresco); ‘Nizza Monferrato e il Barbera’ (Montegrosso, Mombercelli, Agliano, Castelnuovo Calcea, Vinchio, Vaglio Serra e Nizza Monferrato); ‘Canelli e l’Asti spumante’ (Santo Stefano Belbo, Calosso e Canelli). Queste prime 4 zone si riferiscono alle eccellenze vinicole regionali, cui si associa tradizionalmente l’identità enologica piemontese a livello internazionale (Barolo, Barbaresco, Barbera e Asti spumante). Sono vitigni tradizionali, strettamente interconnessi ai loro terroir, da cui si originano 4 vini a denominazione d’origine di altissima qualità, perfezionati nel corso dei secoli attraverso un lavoro consapevole e costante, accompagnato da un intenso confronto con i contesti vitivinicoli internazionali.
La quinta componente è rappresentata dal ‘castello di Grinzane Cavour’, che storicamente svolse un ruolo di primo piano nello sviluppo dell’enologia piemontese e italiana. Dal 1832 al 1849, infatti, il castello di Grinzane fu residenza di Camillo Benso conte di Cavour, figura chiave nelle vicende che portarono all’Unità d’Italia, ma anche grande appassionato di vini e sperimentatore di quelle nuove tecniche di vinificazione che furono il trampolino di lancio del Barolo.
Ancora oggi il castello è simbolo del legame tra la storia d’Italia e la storia del vino, come sede dell’Enoteca regionale piemontese Cavour: una vetrina prestigiosa, dove è possibile degustare e acquistare i migliori vini piemontesi.
Infine completa la lista ‘il Monferrato degli infernot’ (Cella Monte, Ozzano Monferrato, Sala Monferrato, Rosignano Monferrato, Ottiglio, Olivola, Frassinello Monferrato, Camagna Monferrato e Vignale Monferrato).
Gli infernot sono i tipici vani ipogei monferrini, scavati nella pietra e utilizzati per la conservazione domestica delle bottiglie di vino: una straordinaria testimonianza del sapere popolare e dell’integrazione tra necessità funzionali e abilità costruttiva.
Dunque 6 siti che rappresentano l’intera filiera del vino, a livello di territorio, tradizione, uomini, vitigni, vinificazione e conservazione. I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato sono il compimento più alto di un patrimonio di saperi basato sulla più profonda conoscenza dei vitigni, della loro capacità di adattamento ambientale e di una eccellenza enologica che si è trasmessa ed evoluta nel corso di 2 millenni, dall’antichità fino a oggi, costituendo il fulcro della struttura socio-economica del territorio.
Non solo. Questi luoghi – puntellati come note solitarie da cascine, castelli, chiese e torri e piccoli villaggi, e accordati in una chiave di colline dai profili dolci lungo cui si dispongono filari di vite a girapoggio – hanno saputo riflettere nella loro partitura, come pochi altri luoghi al mondo, la millenaria tradizione di una cultura: il vino.
I siti UNESCO naturalistici e territoriali in Italia
- 1979 Arte rupestre della Val Camonica
- 1993 I Sassi e il Parco delle chiese rupestri di Matera
- 1996 Trulli di Alberobello
- 1997 Portovenere, Cinque Terre e Isole (Palmaria, Tino e Tinetto)
- 1997 Costiera amalfitana
- 1998 Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, con i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di Padula
- 2000 Isole Eolie
- 2003 Sacri monti del Piemonte e della Lombardia
- 2004 Val d’Orcia
- 2008 La ferrovia retica nel paesaggio dell'Albula e del Bernina
- 2009 Dolomiti
- 2011 Siti palafitticoli preistorici delle Alpi
- 2013 Monte Etna
- 2014 Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato