Valtellina Valle della Lombardia, longitudinale rispetto al sistema alpino, incisa dal corso superiore del fiume Adda; costituisce con la valle della Mera la prov. di Sondrio. Corre rettilinea tra le Alpi Orobie a S e le Retiche a N, a E dello sbocco nel Lago di Como fino a Tresenda, quindi piega a NE ricevendo in tutta la sua lunghezza numerose valli confluenti (la Val Grosina, la Val di Poschiavo, la Val Malenco e la Valle del Masino da destra; la Valfurva e la Valle del Bitto da sinistra). È caratterizzata da versanti assai svasati, largo fondo vallivo (fino oltre 2 km) e fianchi a dolce pendio nella sua parte inferiore e media, mentre a monte di Mazzo presenta più netto il suo carattere glaciale, restringendosi in gole rocciose che si continuano fino all’ampia conca di Bormio, oltre la quale torna a chiudersi tra spalle ripidissime. Numerosi nella bassa valle i coni di deiezione e gli ampi terrazzi fluvio-glaciali che la fiancheggiano, preferiti dagli insediamenti e dalle colture: soprattutto vite sul versante settentrionale, ben soleggiato, mentre il versante meridionale, meno esposto, è ricoperto da cedui e castagneti. Importanti l’allevamento bovino (razza bruno-alpina) e le attività estrattive (talco, graniti). L’industria è sviluppata nei settori alimentare (tipica la produzione di bresaola), metallurgico, tessile, del legno; grande rilevanza ha il turismo, sia estivo sia invernale, mentre Bormio è famosa stazione termale fin dall’antichità. È rilevante il complesso degli impianti idroelettrici che sfruttano le numerose conche alpine, alimentate dalle acque dei ghiacciai. La V. comunica con la Valcamonica mediante il Passo d’Aprica, con l’Engadina attraverso i passi del Bernina e di Santa Maria e con l’Alto Adige attraverso lo Stelvio. È attraversata dalla linea ferroviaria Milano-Sondrio-Tirano e collegata, per il Bernina, a Saint-Moritz.
I Romani riuscirono a porre stabilmente piede in V. solo alla fine del 1° sec. a.C.; domata la grande ribellione alpina contro Roma, la V. venne unita al municipio di Como; nel 9° sec. fu aggregata al ducato milanese. Concessa da Enrico II (1004) al vescovo di Como, fu contesa nell’11° e 12° sec. tra Milano e i vescovi di Como. Nel 1335 Franchino Rusca, signore di Como, cedette la sua signoria ad Azzone Visconti. Gli Sforza, poi, sottoposero la V. alla diretta dipendenza della Camera ducale, così che Ludovico il Moro poté infeudarla al fratello Ascanio (1485). Dopo la battaglia di Novara (1500) la V. passò alla Francia, ma nel 1512 fu occupata dalle truppe delle tre leghe (➔ Grigioni, Cantone dei) e a queste aggregata. Propagatosi il protestantesimo nei territori delle leghe, buona parte della V. seguì la nuova fede. La dura politica dei commissari spinse i cattolici a una sanguinosa rivolta, il cosiddetto Sacro Macello (15 luglio 1620). Le leghe furono sconfitte a Ganda e a Tirano e il trattato di Madrid (1621) tra Francia e Spagna, riconfermato da quello di Monçon (1626), dispose che la V. tornasse ai Grigioni. Scoppiata la guerra per la successione di Mantova, la Francia occupò la V. con una spedizione del duca di Rohan (1635) fino al 1637, quando la V. tornò a far parte dei Grigioni fino alla fine del 18° secolo. Nel giugno 1797 le società patriottiche valtellinesi proclamarono la Repubblica indipendente federata alla Cisalpina, cui fu poi annessa. Alla caduta di Napoleone l’Austria tenne la V. unita alla Lombardia e vi costruì le due grandi strade militari dello Spluga (1819-21) e dello Stelvio (1820-25). Nel 1859 la V., ribellatasi agli Austriaci (29-31 maggio), resistette fino all’arrivo del battaglione Montanari e di Garibaldi, che costrinsero le forze austriache a ritirarsi verso lo Stelvio.
V. Superiore Vino lombardo DOCG, prodotto nella zona della V. e nelle sottozone di Sassella, Grumello, Inferno, Valgella, Maroggia. Il vino, opportunamente invecchiato, ha colore rosso rubino tendente al granato, profumo caratteristico, sapore asciutto e leggermente tanninico. La gradazione alcolica minima è di 12°.