Sondrio Comune della Lombardia settentrionale (20,88 km2 con 21.477 ab. nel 2020, detti Sondriesi o Sondriotti), capoluogo di provincia. Centro principale della Valtellina, è situato a 307 m s.l.m., presso la confluenza del torrente Mallero nell’Adda. Il Mallero divide la pianta urbana in due parti asimmetriche; il settore orientale corrisponde all’antico nucleo abitato, sviluppatosi verso E e soprattutto verso S nella valle in direzione dell’Adda, dove corrono le vie di comunicazione che uniscono S. da un lato a Milano e dall’altro a Tirano e, di qui, alla Svizzera (Engadina).
Dopo una crescita notevole negli anni 1960 e 1970, la popolazione comunale ha presentato un netto decremento, dovuto sia al saldo naturale negativo sia a movimenti di decentramento demografico dal capoluogo verso altre aree della provincia economicamente più dinamiche. L’economia cittadina è fortemente terziarizzata e si fonda sulle attività della pubblica amministrazione e del commercio. L’industria è rappresentata da attività tradizionali quali la produzione tessile (già affermatasi con le lavorazioni ottocentesche della seta e del cotone), l’industria vinicola, la lavorazione del legno e l’edilizia.
Il nome di S. risale al longobardo sundrium «terreno tenuto e lavo;rato dal padrone». Non si ha però menzione del borgo anteriormente all’11° secolo. Verso il 1000 una famiglia De Capitani vi eresse il castello Masegra. Ecclesiasticamente dipendente da Como, fece parte anche della giurisdizione civile di questa città. Nel 1336 passò in mano ai Visconti e seguì le sorti del ducato milanese. Per l’atto di dedizione di Teglio (1512) passò con la Valtellina ai Grigioni, e fu scelta come sede del governatore generale con il suo vicario, il consiglio e il cancelliere della Valle. La rivoluzione scoppiata nel luglio 1620 nella media valle ebbe immediate ripercussioni a S., dove si costituì un governo provvisorio; ma già il 1° agosto S. veniva occupata e saccheggiata dalle truppe delle leghe. All’avvicinarsi degli eserciti francesi nel 1797, anche S. si sollevò contro la dominazione grigiona; quando la Valtellina fu aggregata alla Repubblica cisalpina, divenne il capoluogo del dipartimento dell’Adda. Alla restaurazione rimase unita alla Lombardia.
In posizione elevata su un colle domina la città il trecentesco castello Masegra. Tra gli edifici di rilievo: Collegiata (18° sec., P. Ligari), con facciata neoclassica; S. Rocco (1513); Palazzo Pretorio (16° sec., rimaneggiato), poi sede del municipio; i due palazzi Carbonera (sec. 16° e 18°); Palazzo Sassi de’ Lavizzari (17° sec.), sede del Museo Valtellinese di storia e arte. Nel Palazzo Quadrio è la Biblioteca comunale Pio Rajna (costituita in gran parte con i lasciti del filologo). Nelle vicinanze, il santuario della Madonna della Sassella (15° sec.).
Provincia di S. (3196 km2 con 180.425 ab. nel 2020, ripartiti in 77 Comuni). Il territorio, quasi ovunque montuoso, comprende la Valtellina (alta valle dell’Adda) con le valli che vi confluiscono (Bregaglia, Malenco, Viola, di Livigno, di San Giacomo, del Braulio e Valfurva) e i versanti alpini che la delimitano. La provincia è la meno densamente abitata della Lombardia, con un modesto incremento rispetto al dato demografico relativo agli anni 1980-90, dovuto principalmente allo sviluppo del turismo nelle valli alpine. L’agricoltura (viti, frutta) e l’allevamento (bovini) rivestono una certa importanza legata a tipiche produzioni alimentari; le attività industriali presenti (tessili, metalmeccaniche, edili) sono scarsamente competitive, mentre quelle turistiche (principali centri Bormio, Livigno, Tirano, Santa Caterina Valfurva, Sondalo) costituiscono la maggiore fonte di reddito del territorio. Importante la produzione di energia idroelettrica. Sotto il profilo economico, la provincia rappresenta un’area debole nel contesto lombardo e risente negativamente della capacità attrattiva esercitata dall’area metropolitana milanese, rispetto alla quale è ridotta a un ruolo di periferia-dormitorio.