Il deserto rosso
(Italia/Francia 1964, colore, 120m); regia: Michelangelo Antonioni; produzione: Antonio Cervi per Film Duemila/Cinematografica Federiz/Francoriz; sceneggiatura: Michelangelo Antonioni, Tonino Guerra; fotografia: Carlo Di Palma; montaggio: Eraldo da Roma; scenografia: Piero Poletto; costumi: Gitt Magrini; musica: Giovanni Fusco, Vittorio Gelmetti.
Ravenna, d'inverno. In seguito a un incidente automobilistico, Giuliana, moglie dell'industriale Ugo, ha tentato il suicidio e ora soffre di una forma di nevrosi che la allontana sempre più dal marito e dal figlio Valerio. Mentre accompagna a scuola il bambino, la donna passa nelle vicinanze di uno stabilimento chimico dove gli operai sono in sciopero. Colta da un impulso irrazionale, chiede a uno degli scioperanti di venderle un panino mezzo mangiato, poi si nasconde tra i cespugli per divorarlo. Giuliana conosce Corrado, un ingegnere amico del marito che sta cercando operai specializzati per una fabbrica in Patagonia. Il giorno seguente Corrado invita Giuliana ad accompagnarlo in una località vicina, dove spera di poter reclutare un operaio. Questi è un ex paziente della clinica dove anche la donna era stata ricoverata. L'uomo, con grande soddisfazione di Giuliana, rifiuta l'offerta. Ugo, Giuliana e Corrado partecipano a un picnic in un capanno sul mare insieme a Max, anch'egli uomo d'affari, sua moglie e un'attraente ragazza invitata da Corrado. Ammassati su un letto minuscolo, parlano di sesso senza uno scopo preciso, poi finiscono per distruggere il letto e accendere un falò; fuggono quando un'imbarcazione nel porto issa una bandiera che indica la presenza a bordo di una malattia infettiva. Il giorno seguente Valerio non riesce più a muovere le gambe. Mentre attende la diagnosi del medico, Giuliana gli promette che gli racconterà una favola, che poi immagina: una ragazza si reca a nuoto su una spiaggia isolata; un giorno appare una nave all'orizzonte e la ragazza cerca di raggiungerla, ma l'imbarcazione cambia direzione e se ne va; sulla spiaggia, la ragazza si accorge che le rocce hanno assunto sembianze umane e sente il canto di una misteriosa voce femminile. Interrogata su chi stia cantando, Giuliana risponde: "Tutto". Quando rientra nella stanza del figlio, il bambino cammina. Supponendo che Valerio abbia finto di essere malato, Giuliana viene colta dal panico e corre a cercare Corrado nel suo hotel; dapprima l'uomo cerca di calmarla, poi i due fanno l'amore. Giuliana confida a Corrado di non sentirsi affatto meglio e questi se ne va. Quella notte, vagando per i cantieri navali, Giuliana cerca di parlare con un marinaio turco, ma le uniche parole inglesi che l'uomo conosce sono quelle che ha imparato a usare frequentando le prostitute: "I love you". Il mattino seguente Giuliana accompagna a scuola Valerio. Il bambino è attratto dal vapore che si alza dal terreno e dal fumo giallognolo di una ciminiera. Giuliana gli spiega che si tratta di veleni, ma che gli uccelli hanno imparato a riconoscerli ed evitarli.
Quando Il deserto rosso ottenne il Leone d'oro a Venezia nel 1964, Jean-Luc Godard intervistò Michelangelo Antonioni. Nonostante Antonioni sostenesse che Godard aveva cercato di farlo parlare da filosofo piuttosto che da cineasta, ciò che egli dichiarò pose fine a molti degli interrogativi sul film: non si tratta di una denuncia della società industrializzata; Giuliana è ammalata perché non riesce ad adattarsi a un nuovo mondo, bellissimo ed eccitante; suo marito possiede maggiori capacità di adattamento di lei, anche se alla fine Giuliana inizia a stare meglio. Questa spiegazione contraddice l'esperienza del film, che è un poema dedicato alla sensuale bellezza di Monica Vitti e un esercizio di delirante estetismo, giustificato dal fatto che la vicenda è raccontata dal punto di vista di una donna psicologicamente instabile. La vicenda, che Antonioni comprensibilmente non intende trattare come un manifesto politico, consiste in una serie di situazioni melodrammatiche che potrebbero tranquillamente trovar posto tanto in un fotoromanzo quanto in un film di denuncia di sinistra: Giuliana ha un matrimonio infelice; nonostante le dichiarazioni di Antonioni, suo marito è insensibile quanto Corrado o Max, bravissimi ad approfittare delle donne in crisi; Giuliana cerca un amore che nemmeno suo figlio, troppo simile al padre, è in grado di darle. Questa ricerca impossibile permette ad Antonioni di rappresentare il mondo moderno e l'inquinamento come se si trattasse di un oggetto artistico uscito dalle pagine di una rivista di moda, con la Vitti come modella. E proprio la moda sarà di riferimento visivo al regista nel suo lungometraggio successivo, Blow-up , mentre per gli scenari pop di Zabriskie Point (1970) prevarrà l'immaginario della pubblicità. Ma se quest'ultimo film si concentra sui prodotti di consumo, Il deserto rosso va direttamente alla fonte, cioè alle fabbriche in cui avviene la produzione: non veniamo però mai a sapere di che merce si tratti, poiché le fabbriche, come l'attrice protagonista, non sono altro che un feticcio per lo sguardo impassibile della macchina da presa.
In questo film un personaggio può permettersi di uscire dall'inquadratura a destra e di rientrarvi poi a sinistra in una location differente: è una violazione della sintassi filmica che fa parte di una più vasta strategia formale. Il deserto rosso è un film che radicalizza le scoperte del neorealismo frammentando il mondo in unità autonome, fatte di immagini e suoni privi di quei rapporti tra causa ed effetto a cui il cinema classico ci ha abituati. Si riverbera in ciò lo sguardo di Giuliana, più degli altri personaggi sensibile ai segnali che riceve dal mondo che la circonda, anche se le sue reazioni sono inadeguate. Durante le riprese Antonioni trascorse tre giornate facendo dipingere di bianco gli alberi di un bosco e annotando le proprie riflessioni su un diario che in seguito venne pubblicato. Come le altre trasformazioni imposte al mondo reale nel film, anche questo era un gesto estetico: la visione dell'artista veniva a coincidere con la trasformazione faustiana della natura operata dall'industrializzazione. Ma, come racconta Antonioni nel suo diario, l'intervento non funzionò: dopo tre giornate nuvolose, il mattino successivo c'era un bellissimo sole che rese impossibile riprendere la parte di bosco dipinta di bianco. Ad Antonioni la cosa dispiacque, ma dopotutto Giuliana è più spaventata dalle anguille normali che da quelle immerse nel petrolio, che considera soltanto un buffo scherzo.
Interpreti e personaggi: Monica Vitti (Giuliana), Richard Harris (Corrado Zeller), Carlo Chionetti (Ugo), Aldo Grotti (Max), Valerio Bartoleschi (Valerio), Xenia Valderi (Linda), Rita Renoir (Emilia), Emanuela Paola Carboni (la ragazza della fiaba), Giuliano Missirini (l'operaio del radiotelescopio), Lili Rheims (sua moglie).
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Sceneggiatura: in 'Il deserto rosso' di Michelangelo Antonioni, a cura di C. di Carlo, Bologna 1964.