Regista cinematografico italiano (Ferrara 1912 - Roma 2007), tra i più significativi del nostro dopoguerra. Tra difficoltà produttive e incomprensione del pubblico, ha ottenuto il riconoscimento internazionale con Il grido (1957) e L'avventura (1960), quest'ultimo vincitore del premio speciale della giuria al Festival di Cannes. Sono seguiti La notte (1961), L'eclisse (1962) e Deserto rosso (1964), Leone d'oro a Venezia. Nel 1966 ha realizzato Blow-up (Palma d'oro a Cannes), suo unico vero successo commerciale. Con Zabriskie Point (1970) e Professione: reporter (1975) ha approfondito la ricerca di innovazioni formali, nel tentativo di rappresentare i conflitti dell'individuo alle prese con una realtà sempre più complessa.
Dopo un'attività di critico, girò alcuni documentari, tra i quali Gente del Po (1947). Esordì nel lungometraggio nel 1950, e già con i primi film (Cronaca di un amore, 1950, La signora senza camelie, 1953; Le amiche, 1955) il suo apporto si andava precisando sia per l'analisi che proponeva di un ambiente sociale, quello borghese, che il nostro cinema del dopoguerra non aveva direttamente affrontato, sia per l'attenzione allo stile, avvertito come elemento determinante di rinnovamento. Nei film che seguirono il nucleo tematico si andò spesso riproponendo e ridiscutendo; affrontò la crisi del rapporto intersoggettivo (della coppia, in particolare), che fa emergere la "malattia dei sentimenti", la dissoluzione della speranza, il peso di un tempo estraneo al soggetto (Il grido, 1957). Con la trilogia successiva (L'avventura, 1959; La notte, 1960; L'eclisse, 1962) A. esprimeva, poi, una difficoltà più generale, storica ed esistenziale, provocata dal dissidio tra un "vecchio" che crolla e che non serve e un "nuovo" che impaurisce. Anche quando A. registrava l'impatto con una realtà determinata (quella dello sviluppo industriale in Deserto rosso, 1964) o con ambienti radicalmente diversi dal suo (Blow-up, 1966; Zabriskie Point, 1970) si portava dietro gli interrogativi di una situazione di disagio. Solo il discusso approdo alla Cina (Chung Kuo: Cina, 1972) ebbe il valore di uno sguardo recettivo, quasi senza residui. Di pari passo con lo svolgimento tematico, un continuo processo di sperimentazione formale portò il regista a cercare con maggiore chiarezza di intenti la via della metafora, che permetteva da una storia particolare di arrivare alla descrizione allusiva delle ambiguità di fondo della nostra esistenza (Professione: reporter, 1975). Successivamente in Il mistero di Oberwald (da L'aigle à deux têtes di J. Cocteau, 1980), A. ebbe modo di sperimentare le possibilità espressive del colore offerte dal sistema di ripresa e registrazione televisive. Del 1982 è Identificazione di una donna, in cui si ritrovano i tipici temi di Antonioni: il vuoto, la solitudine, la morte. Colpito da ictus nel 1985, è costretto a stare lontano dal set per alcuni anni. È tornato dietro la macchina da presa nel 1995 grazie alla collaborazione con Wim Wenders, con il quale ha realizzato Al di là delle nuvole, trasposizione sul grande schermo di alcuni racconti tratti dal suo libro Quel bowling sul Tevere. Lo stesso anno è premiato con l'Oscar alla carriera. Nel 2004 ha diretto il cortometraggio Il filo pericoloso delle cose, inserito in Eros, film in tre episodi firmati inoltre da Wong Kar Wai e Steven Soderbergh.