Il dittatore nel pallone
Schiacciato dagli scandali e da un’indagine dell’FBI, Joseph Blatter ha rassegnato le dimissioni dalla FIFA, ma si suppone che continuerà a dettare le regole, anche per la scelta del suo successore, soprattutto dopo il voltafaccia del ‘delfino’ Platini. E l’istituzione difficilmente diventerà più limpida.
Cosa sarà della FIFA alla fine della dittatura di Joseph Blatter durata ben 17 anni? Prima di tutto, come nelle vere dittature, non si sa ancora con certezza quando finirà e come finirà. Si sa solo che ha imboccato una parabola discendente senza freni e senza ritorno. Piuttosto, molti non sanno bene cosa sia la FIFA.
Vale la pena spiegarlo. La FIFA è la Federazione mondiale del calcio e Blatter, che l’ha presieduta per un tempo lunghissimo, ha creato un fitto sistema connettivo in cui le relazioni si sono confuse con le clientele. Da Federazione mondiale, quindi organizzatrice della Coppa del mondo e custode delle regole del gioco insieme all’International board, la FIFA sotto Blatter si è trasformata in un comitato d’affari il cui obiettivo era, secondo il proverbiale incipit giornalistico di Giorgio Bocca, «soldi, per fare soldi, per fare soldi». Non che non ci sia riuscita, ma il problema è che la FIFA sembra non averlo fatto sempre in maniera lecita. La letteratura giornalistica, soprattutto di matrice britannica, ha riempito gli scaffali di tomi e volumi sugli scandali in cui Blatter è stato coinvolto o dai quali è stato sfiorato, uscendone miracolosamente illeso.
Tuttavia la magistratura svizzera si è dimostrata sempre troppo timida nei confronti dell’ex colonnello archiviando quasi tutti i procedimenti a suo carico. Solo le inchieste dell’FBI, che hanno portato in carcere molti uomini a lui vicini, hanno scoperchiato il vaso di Pandora e costretto Blatter sulla difensiva. Prima, a scanso di equivoci, si è fatto eleggere di nuovo a capo della FIFA, ma poco più di un mese dopo si è formalmente dimesso pur restando in carica (si è dimesso anche da membro CIO, il Comitato olimpico internazionale). Un comportamento tipicamente da despota. La realtà è che Blatter non avrebbe nessuna intenzione di abbandonare il posto di numero 1 del calcio mondiale, così come dimostrato dai molti stop and go dei mesi che hanno preceduto l’elezione (il 26 febbraio 2016 a Zurigo). Perché si parla di stop and go? Perché Blatter ha cambiato idea molte volte, arrivando persino a smentire di volersi dimettere. Ormai è un uomo che segue con sempre maggiore apprensione le inchieste che lo riguardano e sente il tintinnio delle manette anche in lontananza. Dalla Svizzera si è mosso sempre meno volentieri, raggiungendo paesi, come la Russia, dove non c’è estradizione con gli Stati Uniti.
Non era abituato a essere un animale braccato, tuttavia la rinuncia al potere suonerebbe per lui dolorosa come una campana funebre, forse associabile a una vera e propria morte civile. No, Blatter non aveva la minima intenzione di uscire di scena, ma sapeva che non aveva scampo e che insistendo nel suo proposito di resistere l’ignominia dell’arresto sarebbe diventata un’opzione concreta. L’inchiesta americana non è conclusa, ha solo rallentato il passo. Molto presto potrebbero esserci sorprese amare per l’ex colonnello abituato alle belle donne e immerso in una nuvola di profumo dalla quale quasi sempre si esce storditi.
La FIFA del dopo Blatter non sarà un’istituzione più limpida di quella attuale perché chi è deputato a guidarla, cioè il francese di origini novaresi Michel Platini, a dispetto della sua carriera adamantina è un vecchio sodale di Blatter. Di più: è l’uomo che Blatter ha inventato dal nulla come dirigente dopo il clamoroso fallimento da ct della nazionale francese. Platini è attualmente presidente dell’UEFA, cioè l’Organizzazione europea del calcio. Di lui si ricorda l’inutile fair play finanziario di cui molto ha parlato e nessuno ha visto. Platini, sorprendentemente vocato al nepotismo forse per le sue origini italiane (il figlio lavorava al Paris Saint-Germain), ha retto a lungo il gioco di Blatter sostenendo che era un innovatore e che, al di là delle molte accuse, non era il diavolo.
Poi, quando ha cominciato a fiutare la caduta del tiranno, gli ha voltato le spalle. Fosse stato per lui lo avrebbe disarcionato già prima di adesso. Si racconta che la sera precedente l’ultima elezione Platini sia salito nella suite del presidente chiedendogli di farsi da parte, naturalmente con tutti gli onori del caso. Quel passo – l’ultimo di un lungo percorso di allontanamento – è stato quello definitivo. Platini aveva tratto il dado. Non solo camminava da solo, ma correva a tutta velocità cercando la collisione. Questa, se non è avvenuta, avverrà. Intanto ci sono stati i primi chiodi disseminati sulla strada dell’elezione di Platini.
L’interessato sapeva che non sarebbe stata una via lastricata di buone intenzioni, ma non poteva prevedere che l’agguato si sarebbe manifestato tanto presto. Il primo, di qualche mese fa, chiama in causa Platini per una sorta di pagamento in nero effettuato da Blatter direttamente all’UEFA. La Camera giudicante del comitato etico della FIFA, con una decisione a sorpresa, ha squalificato per 3 mesi sia Blatter sia Platini, azzerando di fatto i vertici dell’organizzazione mondiale. In qualsiasi altro posto che non fosse la FIFA, i candidati avrebbero fatto un passo indietro, ma Platini ha prontamente replicato: «È un tentativo di danneggiare la mia reputazione.
Vado avanti, mi candido». Alla conta dei voti (45 per cominciare), il primo problema per Platini è che la stessa UEFA non è compatta. I paesi dell’Est, e segnatamente quelli del blocco ex URSS, gli sono tutti contro. La Germania è ambigua: a parole è per Platini, ma sotto sotto è pronta ad allearsi con qualche altro contingente. Al contrario, in ambito CONCACAF riconducibili all’ex calciatore juventino sono l’America del Sud (CONMEBOL) e buona parte di quella Settentrionale e Centrale (CONCACAF). L’Africa è, per antonomasia, il continente di Blatter, l’Asia è in mano allo sceicco del Kuwait, Ahmed al-Fahad al-Sabah, ricchissimo e potentissimo. Presidente dei comitati olimpici mondiali e membro dell’esecutivo FIFA, lo sceicco era stato decisivo nell’ultima elezione di Blatter. Ora sembra orientato per Platini anche se il francese finora ha fatto del silenzio e della prudenza i suoi migliori alleati. In libertà vigilata, poi, i 73 voti (molti dell’UEFA) che raccolse contro Blatter il principe di Giordania al- Hussein. Blatter, dunque, è fuori? Ragionevolmente sì. Ma l’uomo, oltre che potente, è vendicativo. In primo luogo, vuole che Platini vada a schiantarsi senza raggiungere il quorum. Ma il suo sogno più allettante è quello che vedrebbe il francese costretto a ritirare la candidatura. A quel punto, Blatter potrebbe mettere a punto il suo piano diabolico: governare il pianeta calcio per interposta persona. Certo, sarebbe un surrogato del comando.
Ma, visto che quasi tutto è perduto, essere il nume tutelare di un successore mai individuato può sembrare il minore dei mali. Chi sarà l’uomo su cui Blatter potrebbe eventualmente contare? Certamente una figura di secondo piano. Gli esperti in materia di calcio internazionale (anche se questo non è calcio, ma politica) alludono a Jérôme Champagne, ex dirigente FIFA e Carneade assoluto. Oppure Jérôme Valcke, segretario generale della FIFA. In questo caso, sussiste però lo stesso problema che ha Platini: Valcke è stato coinvolto nello scandalo del pagamento in nero ed è stato sospeso per 3 mesi.
Altamente improbabile, invece, il nome di Franz Beckenbauer, l’uomo per tutte le occasioni: l’ex calciatore ultimamente straparla, poi è un europeo, infine è tedesco. La Germania non ci farebbe una grande figura. Ma al grande ballo del potere tutti sono disposti a cambiare dama.
Le 6 Confederazioni I presidenti della FIFA Vertici FIFA
Come viene eletto il presidente della FIFA
L’elezione del presidente della FIFA è regolata dall’art. 27 dello Statuto. Ciascuna delle 209 federazioni appartenenti alle 6 confederazioni riconosciute dalla FIFA ha diritto a un voto; i voti sono così suddivisi per confederazione:
- CAF (Confédération africaine de football): 54 voti
- UEFA (Union des associations européennes de football): 53 voti
- AFC (Asian football confederation): 46 voti
- CONCACAF (Confederation of North, Central America and Caribbean association football): 35 voti
- OFC (Oceania football confederation): 11 voti
- CONMEBOL (Confederación sudamericana de fútbol): 10 voti
Le elezioni si svolgono a scrutinio segreto. Per essere eletto al primo turno, un candidato deve conseguire la maggioranza qualificata dei due terzi dei membri presenti e aventi diritto di voto; nelle successive votazioni è sufficiente la maggioranza assoluta. Qualora il numero dei candidati sia superiore a 2, in ciascuna
votazione viene eliminato il candidato che ha ricevuto meno preferenze, finché non si giunge a 2 soli candidati.
Chi è Joseph ‘Sepp’ Blatter
Svizzero di madrelingua tedesca, capace di passare indifferentemente dal francese all'inglese, dallo spagnolo all'italiano, laureato in Business administration all'Università di Losanna, Blatter ha svolto una brillante carriera di dirigente sportivo, partecipando ai comitati organizzatori delle Olimpiadi del 1972 e del 1976.
Dal 1975 al 1981 è stato direttore dei programmi di sviluppo della FIFA e dal 1981 al 1998 suo segretario generale. L'8 giugno 1998, con l'elezione alla presidenza della FIFA in successione a João Havelange, ha prevalso sullo svedese Lennart Johansson, presidente dell'UEFA ‒ che era appoggiato da 5 vicepresidenti ‒, attingendo consensi in 4 continenti (decisivi quelli di Africa e Asia) e trovando una forte resistenza solo in Europa. Blatter è un audace e talvolta assai criticato innovatore: si devono alla sua spinta tutte le modifiche regolamentari, alcune delle quali assai positive per il calcio, determinatesi all'indomani dei Mondiali del 1990 in Italia. Nel 2015 è stato rieletto presidente per la quinta volta, ma solo 4 giorni dopo si è dimesso in seguito alla scandalo corruzione che ha colpito la Federazione.
Le inchieste sulla FIFA
- 2011: le rivelazioni di Chuck Blazer.
Nel 2011 Chuck Blazer, un tempo dirigente CONCACAF e membro del comitato esecutivo FIFA, per evitare il carcere per evasione fiscale inizia a collaborare con le autorità USA: fornisce documenti ed effettua in segreto registrazioni che raccontano un mondo di accordi illeciti, corruzione e tangenti. Si parla di una tangente di 10 milioni di dollari per il mondiale di Sudafrica 2010, corrisposta utilizzando fondi che la FIFA avrebbe erogato per l’organizzazione dell’evento e girati alla Caribbean football union (CFU), federazione del calcio caraibico nell’ambito della CONCACAF. Il Sudafrica nega che quel pagamento fosse una tangente: il denaro era destinato a finanziare un apposito programma per sostenere la diaspora africana nei Caraibi. Altre rivelazioni imbarazzano la FIFA: nello spareggio per l’accesso ai mondiali del 2010 la Francia elimina l’Irlanda grazie a un gol di William Gallas, viziato da un evidente fallo di mano di Thierry Henry. Si appura che vengono versati 5 milioni di euro alla Federcalcio irlandese per evitare qualsiasi azione legale. La FIFA ammette, ma precisa che si trattava di un prestito che sarebbe stato restituito in caso di qualificazione dell’Irlanda ai mondiali di Brasile 2014. Qualificazione fallita, prestito mai rimborsato.
- 2014: l’indagine interna FIFA.
Su possibili episodi di corruzione e irregolarità, nel 2014 la FIFA dispone un’indagine interna, affidandola al procuratore statunitense Michael Garcia, che nel settembre di quell'anno consegna il suo rapporto: delle 350 pagine del documento, la FIFA pubblica solo un breve riassunto di 42 fogli, sostanzialmente auto-assolvendosi e confermando lo svolgimento dei mondiali del 2018 in Russia e di quelli del 2022 in Qatar. Garcia lascia l’ufficio investigativo della commissione etica della FIFA, giudicando le conclusioni dell’organizzazione in merito al suo rapporto «incomplete ed errate».
- 2015: l’inchiesta USA.
La fotografia del mondo del pallone – o, più correttamente, della politica che lo governa – viena ‘scattata’ dalla procuratrice generale statunitense Loretta Lynch al momento dell’annuncio, il 27 maggio, della grande inchiesta lanciata dagli USA sul calcio internazionale: una corruzione che potrebbe rivelarsi dilagante, sistemica, profondamente radicata; un sistema che vedrebbe coinvolte almeno 2 generazioni di autorità del mondo del calcio, che avrebbero abusato della loro posizione per acquisire milioni di dollari di tangenti. Le persone arrestate sono 7, mentre gli indagati sono 14, tra cui anche nomi eccellenti come quelli di Jeffrey Webb – in quel momento vicepresidente FIFA e presidente CONCACAF, la confederazione calcistica rappresentativa di Nord, Centro America e Caraibi – e di Jack Warner, che i medesimi incarichi li aveva ricoperti in precedenza. Negli attidella giustizia statunitense c’è di tutto, dall’assegnazione del mondiale 2010 al Sudafrica fino ai diritti tv e di marketing associati a diversi match e competizioni calcistiche, in particolare di CONCACAF e CONMEBOL, la confederazione calcistica del Sudamerica.
- 2015: l’indagine in Svizzera.
In Svizzera un’inchiesta parallela punta la lente d’ingrandimento sull’attribuzione dei mondiali del 2018 alla Russia e del 2022 al Qatar. Il mondo FIFA è scosso, ma in sostegno del suo padrone indiscusso – Sepp Blatter – interviene il presidente russo Vladimir Putin, che punta il dito contro Washington; il vero obiettivo sarebbe colpire Blatter alla vigilia della sua prevedibile rielezione e impedire il ritorno al potere di quel presidente che – nelle parole di Putin – avrebbe subito pressioni per vietare lo svolgimento dei mondiali del 2018 in Russia. Il 25 settembre viene annunciato che Blatter è indagato in Svizzera per gestione fraudolenta e appropriazione indebita. Coinvolto anche il presidente UEFA Michel Platini, a cui sarebbero stati versati illegalmente 2 milioni di franchi svizzeri. A ottobre, il comitato etico della FIFA sospende per 90 giorni Blatter, Platini e Valcke. E intanto, nubi si addensano anche sui mondiali del 2006, ma la Germania nega il pagamento di qualsiasi tangente per aggiudicarsi la competizione.