Grèco, Il (sp. El Greco). - Soprannome con cui è conosciuto Domìnikos Theotokòpulos, pittore cretese trapiantato in Spagna (Creta 1541 - Toledo 1614). Discepolo di Tiziano, subì l'influsso del Tintoretto, di cui apprezzò il luminismo, approfondito con la conoscenza delle opere di Correggio e Parmigianino. A Toledo, che divenne la sua terza patria, produsse opere memorabili e maturò uno stile tormentato e tragico, in cui si scontrano attualità realistica ed evocazione visionaria (Entierro del conde de Orgaz, 1586, Toledo, chiesa di S. Tomé). Tra le opere principali si segnalano anche: Espolio (1577-79), per la cattedrale di Toledo, e il ritratto di Vincenzo Anastagi (1586, New York, Frick collection).
Incerta è l'identificazione della prima opera del G. "madonnero" (1563-65 circa, Modena, Galleria Estense); egli si formò essenzialmente a Venezia, dove era giunto probabilmente nel 1567: come discepolo di Tiziano è ricordato da G. Clovio (1570). L'influsso di I. Bassano risulta evidente nel dinamismo della stesura cromatica (Bimbo che soffia sopra un tizzone, 1570 circa, pinac. di Napoli, museo di Capodimonte), ma soprattutto al G. fu congeniale il luminismo del Tintoretto (La Vergine, Strasburgo, Musée de beaux-arts; Ultima cena, Lugano, collezione Thyssen-Bornemizsa), mentre la sua cultura si arricchiva di elementi del Correggio, del Parmigianino e anche di Michelangelo, Raffaello e Dürer. A Roma (1570-72) fu in contatto con la cerchia del cardinale A. Farnese, sebbene si sentisse estraneo alla cultura locale e critico nei confronti degli affreschi di Michelangelo. Fu, forse, ancora a Venezia, e quindi in Liguria, prima di partire (1576) per la Spagna: a Toledo produsse opere memorabili, e alcune stupende. La sua arte assunse una voce insolita: nell'Espolio (1577-79) per la cattedrale, la composizione addensa le figure e le luci divengono lividi barbagli; tragico, carico d'intensità espressiva è il già citato Entierro del conde de Orgaz (1586, chiesa di S. Tomé), ispirato a una leggenda toledana, interpretata dal G. in un acuto scontro di attualità realistica e di evocazione visionaria. Nel 1579 per Filippo II dipinse il Trionfo del Nome di Gesù (detto anche Il sogno di Filippo II) per la cappella dell'Escorial e il Martirio di s. Maurizio (1582), sempre per l'Escorial, che non soddisfece le esigenze di cupa religiosità del re; il G. si ritirò definitivamente a Toledo.
Oltre a quelle citate, si ricordano anche: l'Assunta (1577, Chicago, Art Institute); la Pentecoste (Madrid, Prado); il Cristo nell'orto (Budapest, Szepmüvészeti Museum); l'Apocalisse (Zumaya, coll. Zuloaga); gli Apostoli (Toledo, cattedrale e museo del Greco); Veduta di Toledo (Toledo, museo del Greco); il ritratto dell'inquisitore Niño de Guevara (1600-1601, New York, Metropolitan Museum). Fra le ultime opere si segnalano il "retablo" dell'ospedale della Carità (1603, Illescas) e il S. Bernardino (Toledo, museo del Greco).