Teologo e vescovo (Poitiers inizî sec. 4º - ivi 367 circa). Dottore della Chiesa (proclamato nel 1851), uno dei maggiori teologi latini. Poco dopo il battesimo fu eletto vescovo (circa 350), esiliato in Frigia (356) da Costanzo II per aver combattuto l'arianesimo, che continuò ad avversare anche in Italia e in Gallia (circa 360) e dopo il ritorno in diocesi. In Oriente ebbe modo di familiarizzarsi con le dottrine teologiche dei Greci, che cercò di rielaborare, sforzandosi di creare una terminologia tecnica in latino; onde riuscì talvolta, a giudizio di s. Girolamo, scrittore contorto e oscuro. Ma il De Trinitate (12 libri) è opera importantissima anche se taluni punti della sua cristologia non appaiono trattati perspicuamente (onde I. fu accusato di docetismo); e così il Tractatus super Psalmos e il De synodis, di grande valore anche come fonte storica, al pari dei Fragmenta historica (o Collectanea antiariana Parisina) comprendenti l'Adversus Valentem et Ursacium (Valente di Mursa e Ursacio di Singidunum) nonché il cosiddetto Liber primus ad Constantium; e degli altri scritti storico-polemici (Liber ad Constantium Augustum o Liber secundus allo stesso; Contra Constantium imperatorem; Contra Arianos vel Auxentium mediolanensem; Apologetica, in difesa del De synodis). Meno originale il commento a Matteo; si hanno frammenti del Tractatus mysteriorum (l'Antico Testamento come preannuncio del Nuovo). Benché mediocre poeta, I. è pure interessante come primo autore di inni (3 originali, conservati in parte) della letteratura latina. Altri scritti, incluse le lettere, sono spurî. Festa, 13 gennaio.