ILLUSTRAZIONE
Manoscritto e arte della stampa. - Al bisogno di spiegare il pensiero scritto mediante illustrazione sopperì dapprima la miniatura che già nell'antichità egizia accompagnò i testi manoscritti sui papiri, come poi nell'età grecoromana sulle pergamene. Esempî singolari d'illustrazione sono dati dall'Omero dell'Ambrosiana e dal Virgilio della Vaticana (sec. IV o V); dal codice bizantino di Dioscuride nella Biblioteca di Vienna (sec. VI); dall'Evangeliario siriaco del monaco Rabula (586), nella Biblioteca Laurenziana di Firenze, ecc. Questi manoscritti presentano varietà di rapporto fra testo e illustrazioni (miniature a tutta pagina; a parte di pagina, incorniciate; a parte di pagina, senza cornice; a figure isolate; o intercalate nel testo; ecc.) ma hanno in comune la ricerca di aderenza al contenuto del testo, lo scopo didascalico.
Tale carattere, pur persistendo nella miniatura irlandese e anglosassone dell'alto Medioevo, si complicò con intenti di pura decorazione. Si presero a ornare le lettere iniziali, decorandole con nastri e disegni zoomorfici; la figura umana si stilizzò in modi bizzarri, irrealistici, fra spirali e riccioli, con effetto spesso fantasiosamente ornamentale. Le miniature furono racchiuse entro cornici, talora semplicemente lineari, talora ornate in varî modi, dando alla pagina un maggiore senso costruttivo e alle predominanti iniziali una maggiore ragion d'essere. Ricordiamo su tutti gli altri codici il Vangelo di Lindisfarne (sec. VIII), al British Museum.
Il senso di astrazione quasi geometrico, che domina l'illustrazione irlandese, si trasmise a quella carolingia e si fuse con svariati elementi orientali, risultandone effetti varî da scuola a scuola, ma sempre tali da dar valore alla decorazione della pagina, e non solo al contenuto del testo.
La ricerca di tradurre in immagini le parole del testo continuò così nella miniatura orientale (salterî popolari) come in quella occidentale (exultet); ma già nel periodo bizantino e poi in quello gotico l'illustrazione tende sempre più sistematicamente a pure esigenze estetiche: figure e testo diventano mezzi per conseguire l'effetto ultimo: la bella pagina.
È stato detto che col Rinascimento la miniatura decade; e la decadenza è anche più palese, se si considera quest'arte dal punto di vista dell'illustrazione dei testi l'equilibrio tra figure e scritto, raggiunto nel sec. XIV, non è più eguagliato. Nel Quattrocento non sono mancate miniature di per sé bellissime; ma l'artista si è preoccupato specialmente di tale intrinseca bellezza, e ha voluto mostrarsi al corrente delle conquiste della pittura contemporanea, a scapito dell'effetto decorativo. Invece, per l'illustrazione silografica, il sec. XV fu ciò che il XIV era stato per l'illustrazione a miniatura: il secolo felice (v. incisione; libro e voci affini). Sebbene i primi libri stampati figurassero, accanto a quelli manoscritti, in modo tutt'altro che favorevole, la scoperta della stampa aveva in sé troppe possibilita, per poter essere danneggiata da un paragone; questo, anzi, eccitò lo spirito d'emulazione degli editori, i quali vollero raggiungere un'euritmia di pagina, equivalente a quella dei manoscritti. Il rapporto tra figure e testo fu sentito con raffinata sensibilità, e il carattere prevalentemente lineare della silografia primitiva concorse all'effetto armonioso. Le stampe furono di solito delimitate da cornici, e, se ebbero sempre un significato espressivo in rapporto al testo, ciò non diminuì certo il loro valore decorativo.
Naturalmente l'impostazione di esse, nella pagina, continuò a essere quella che era stata l'impostazione delle miniature: si ebbero ancora incisioni a piena pagina, a mezza pagina, a piccole vignette, interposte nel testo; si ebbero, soprattutto, ricchi frontespizî, bordure e fregi ai margini. I più antichi libri silografici furono costituiti da serie di stampe, miste di figure e d'iscrizioni: un esempio antichissimo, che pare veneto, è la Passio D. N. Jhesu Christi del 1450 (Berlino, Kupferstichkabinett).
La prima pagina dei libri a stampa illustrati fu quasi sempre ornata di bordure, a fregi fogliacei, o nastriformi, o semplicemente lineari; talvolta, la bordura si limitò a tre lati e fu lasciato bianco il margine esterno; altra volta, essa fu posta solo in alto e in basso; altra volta ancora, ad angolo, lungo uno dei due margini verticali e su uno degli orizzontali. Sono frequenti i casi in cui la bordura e la prima lettera iniziale appaiono miniate o acquarellate. Più spesso, però, il fregio spicca bianco su fondo nero: il testo è, allora, il naturale, perfetto complemento della decorazione. Bordure come quelle della prima pagina vennero usate anche a delimitare le stampe a pagina intera. Si ebbe, altra volta ancora, il caso che, oltre il testo, fossero poste particolari didascalie a pie' delle singole stampe; le didascalie vennero allora incorniciate nello stesso modo della stampa (v. Opera nuova contemplativa, illustrata da Giov. Andrea Vavassore). L'ultima pagina dei capitoli o dell'intero testo fu anch'essa oggetto di cure particolari: si graduò la lunghezza delle righe; oppure si pose una vignetta, spesso circolare, o un fiore o un animale stilizzato, quasi a conclusione decorativa di tutto il libro.
Fra i libri del Quattrocento che offrono maggiore esempio di gusto e di varietà d'illustrazione è l'Hypnerotomachia Poliphili, edito da Aldo Manuzio a Venezia nel 1499: ivi l'accordo fra figure e testo è così equilibrato e armonioso, da fare di ogni pagina, quasi indipendentemente dal valore intrinseco delle bellissime stampe, una vera e propria opera d'arte.
L'illustrazione silografica, rimasta nel Quattrocento ai puri contorni, andò nel Cinquecento orientandosi verso ricerche chiaroscurali: il desiderio di conseguire con il legno gli effetti dell'incisione su rame si fece sempre più vivo: ciò diminuì la capacità di adattamento delle figure al testo, e, conseguentemente, la capacità decorativa di quelle in rapporto alla pagina. I libri illustrati del sec. XVI tendono infatti a effetti di ricchezza, che meno s'accordano con l'immutabile semplicità rettilinea del testo. Le bordure, sempre più ricche e pesanti, abolirono spesso i fregi lineari per porre in loro luogo piccole, ma complesse composizioni (v. Breviarium romanum, Venezìa 1559). Le stampe furono racchiuse spesso entro ricche cornici; quelle a tutta pagina aspirarono a sembrare, antiteticamente alla loro natura, qualche cosa a sé, con fini estranei a quelli del libro, separatamente dal quale, talora, si riprodussero e vendettero; a volte esse ebbero forma di tondo, inscritto in un quadrato; la superficie angolare, risultante dell'iscrizione, fu fittamente fregiata; i culs-de-lampe si fecero più grandi, più complessi, e rivelarono affinità con i motivi di decorazione dei frontespizî, divenuti ormai elaborati e solenni. Né l'incisione su rame, sostituitasi in quel secolo alla silografica, poté rimediare all'equivoco: anzi, favorendo gli effetti chiaroscurali, allontanò sempre più l'illustrazione dal suo ufficio di complemento decorativo del testo. Le stampe nel tardo Rinascimento e nel Barocco poterono avere un valore intrinseco anche notevole, ma sentirono scarsamente le esigenze della pagina (si cfr., nella ricchissima produzione italiana, opere quali il Trattato di scienza militare di Camillo Agrippa, Roma 1553; le Cento favole morali di Giov. Maria Verdizotti, Venezia 1570; I documenti d'amore di Francesco da Barberino, Roma 1640; l'Orlando Furioso, Venezia 1772-73; le Opere tetitrali di Carlo Goldoni, Venezia 1788-95; ecc.).
La solennità e la complessità delle decorazioni ormai tradizionali non erano sempre conformi al carattere talora lieve o brillante del testo: sorse così in Francia un particolare genere d'illustrazione, che, per il suo spirito di facile, evidente aderenza al racconto, ebbe grande fortuna dappertutto; il genere delle vignette. Si chiamarono specificamente in tal modo certe piccole stampe, dapprima sempre ad acquaforte, le quali miravano a esprimere con immediatezza il senso di un passo, e si collocavano nella pagina senza alcuna pretesa architettonica. Fu eccellente, in questo campo, Hubert Gravelot, che illustrò i Contes moraux di Marmontel, il Decameron, le opere di Corneille; anche P.-Ph. Choffard, Ch. Eisen, N. Ponce, P. Clément, C.-P. Marillier, idearono spiritosamente migliaia di vignette, di têtes de chapitre, di culs-de-lampe. In Inghilterra, a questo genere di piccole illustrazioni s'adattò spesso un contenuto caricaturale: esse finirono, anzi col costituire un mezzo precipuo di quel tipo d'illustrazione, di carattere socialeletterario, che si vuol far risalire a W. Hogarth, e che, applicato ad argomenti d'indole politica ha trovato e trova tuttora nei giornali un terreno propizio per la sua diffusione e il suo sviluppo.
L'Ottocento segna la decadenza dell'illustrazione, e del libro d' arte, sebbene la litografia abbia offerto a grandi artisti, come Raffet, Daumier e Gavarni, un mezzo d'espressione immediato e vi siano stati nobili sforzi di ricondurre l'illustrazione al suo scopo decorativo (W. Morris, W. Crane, A. De Carolis, ecc.). Il libro s'impicciolì, diventò economico e fu riprodotto a migliaia d'esemplari; i progressi meccanici della tipografia furono applicati all'illustrazione, cui si adattarono le scoperte chimiche, fotografiche, meccaniche nelle molteplici varietà della pietra, dello zinco e della gelatina. Il desiderio della bella pagina, che aveva commosso il cuore dei vecchi artefici, non fu più sentito. L'illustrazione, o fu abolita, o, se vi fu, servì pedissequamente al testo: il rapporto con il contenuto di questo divenne esatto come non mai, specie nelle opere di carattere culturale e scientifico; la collocazione delle figure, non più subordinata a esigenze artistiche, ebbe la sua ragione d'essere nella chiarezza maggiore che da essa derivava all'argomento trattato. Le illustrazioni furono collocate ancora a piena pagina, a parte di pagina, a figure intercalate o isolate, ma il significato d'ogni elemento illustrativo non fu più da ricercarsi nel campo dell'arte. La fotoincisione nelle sue varie applicazioni (incisioni a tratto, a Gillot, a reticolato, in tricromia, ecc.), la fotocalcografia, l'eliotipia, e altri moderni processi meccanici, possono riprodurre, tuttavia, con bella esattezza i modelli originali (v. le edizioni d'argomenti d'arte, nelle quali le tavole illustrate, raccolte alla fine del testo, rappresentano spesso lo scopo stesso del libro). Per questi processi v. grafiche, arti.
L'illustrazione meccanica, affrettata e popolare, trova oggi un campo vastissimo nei giornali e nelle riviste, in cui le figure, a bianco e nero o a colori, sono la ragion d'essere della pubblicazione: il testo vi ha compito quasi essenzialmente di commento.
È da notare, nondimeno, la tendenza attuale a reagire alle condizioni sfavorevoli, verso cui tanti fatti d'indole pratica inducono l'illustrazione. Artisti ed editori di tutto il moudo aspirano oggi a indirizzarla di nuovo a scopi estetici. In Italia deve essere ricordata, fin dal 1903, l'iniziativa geniale del Leonardo, rivista cui collaborarono per la parte illustrativa Armando Spadini, Giovanni Costetti e Adolfo De Carolis, abituale illustratore delle opere di G. d'Annunzio e d'altri poeti.
Arte musulmana. - L'illustrazione dei libri, come in genere gran parte dell'arte figurativa musulmana di cui quella costituisce uno degli aspetti più caratteristici, sorge e si sviluppa nonostante diffidenze e ostilità religiose e giuridiche, che il gusto artistico e mondano, gl'influssi delle civiltà greco-bizantina, persiana e cinese, e da ultimo occidentale europea, combattono e sormontano.
L'illustrazione del manoscritto orientale musulmano (arabo, persiano, turco, indostano, ecc.) presenta, sia isolati, sia mescolati fra loro, l'elemento ornamentale e quello più propriamente figurativo. Il primo, meno soggetto a scrupoli religiosi, è dato da decorazioni lineari e floreali, sia a piena pagina, sia disposte in una zona rettangolare o birettangolare a inquadramento del testo; vere e proprie figure, la cui comparsa è cronologicamente posteriore alla decorazione puramente ornamentale, si affermano però sin dagl'inizî in proporzioni del tutto normali, senza che si abbia l'impressione di una graduale e quasi furtiva introduzione di esse nel testo.
Illustrazioni compaiono sin dal sec. XIII in manoscritti di letteratura amena, come le Maqāmāt di al-Ḥarīrīe la famosa raccolta di apologhi di Kalīlah e Dimnah, ma anche in opere scientifiche, di medicina, meccanica, astronomia, storia. Campo particolarmente favorevole all'illustrazione offrì la letteratura persiana, con la sua ricca produzione epica, romanzesca e didattica: lo Shāhnāmeh di Firdusi, i poemi di Niẓāmīe di Giāmī, le opere narrativo-parenetiche di Sa‛dī, brulicanti di personaggi, favole, racconti, ebbero un copiosissimo corredo di talora splendide illustrazioni, in cui l'arte della miniatura musulmana toccò le sue più alte vette. È da ricordare anche, sia pure di passaggio, tutta quella materia di storie bibliche, del Vecchio e Nuovo Testamento, che, familiare al mondo musulmano attraverso gli echi e le contaminazioni del Corano, e l'abbondante letteratura susseguente di "storie di profeti" (qiṣaṣ al-anbiyā') fu prediletto soggetto d'illustrazioni, influenzate forse agl'inizî dagli analoghi soggetti dell'arte cristiana, e poi battenti, sotto influssi più decisamente orientali, proprie vie.
Tutte queste illustrazioni si presentano di rado (e di solito in epoca più tarda), quale tavola a sé, staccata e formalmente indipendente dal testo. Per lo più invece esse vi sono intercalate, e il testo, sia pure ridotto ai minimi termini, sussiste ai margini superiore e inferiore, o in cartigli nel corpo stesso dell'illustrazione, commento grafico non sottolineato in genere da speciale titolatura.
Illustrazioni dei libri nell'estremo Oriente. - I primi libri illustrati cinesi sono libri buddhistici; il più anticolibro datato, stampato l'11 maggio 868 d. C. (British Museum di Londra), è formato di un rotolo di circa 30 cm. di altezza e 5 m. di lunghezza, contenente la versione cinese del Sutra del Tagliatore di Diamanti (Chin kang ching) preceduta da una incisione silografica, che dimostra una notevole perizia. Verso la metà del sec. X d. C. le incisioni specialmente religiose sono già molto comuni.
Le figure dei libri illustrati cinesi precedono sempre l'intera opera, ovvero il capitolo o la pagina a cui si riferiscono. I libri illustrati raggiunsero una notevole perfezione durante la dinastia Sung; ammirevoli le riproduzioni di pitture, d'oggetti nei cataloghi dei musei, di raffigurazioni di animali e di piante nei libri di botanica e di medicina, ecc. Non meno perfetti quelli della dinastia Ming. Famoso il trattato di pittura: Chieh tzû yiïan hüa chuan, ossia "gl'insegnamenti della pittura del giardino grande come un granello di mostarda" la prima parte del quale fu pubblicata al principio del sec. XVII. Essa forma un'enciclopedia della pittura cinese, ricca di molte tavole in silografia a varî colori sfumati, ottenuti con successive tirature.
I libri illustrati coreani seguono rapidamente quelli cinesi raggiungendo una notevole perfezione fin dal sec. xIV.
In Giappone l'arte d'illustrare i libri giunse dalla Cina e toccò una considerevole altezza nei secoli XVII e XVIII. Sono celebri anche in Europa i nomi di Moronobu, Utamaro, Hokusai, ecc. Il più antico libro illustrato giapponese, il romanzo Ise-monogatari, fu pubblicato nel 1608.
Assai importante è lo sviluppo della cartografia e della topografia. La letteratura cinese e giapponese possiedono descrizioni monografiche delle provincie, delle città, dei monti celebri, guide di viaggi, ecc., illustrate non solo da accurate carte geografiche, ma altresì da paesaggi in prospettiva che rappresentano gruppi di monumenti, parti notevoli delle città, panorami, e quanto c'è di più interessante per il viaggiatore.
L'influenza dei missionarî nel sec. XVI e specialmente l'esame dei libri illustrati europei giunti in Giappone, svilupparono il senso di emulazione degli artisti giapponesi.
Nella seconda metà del sec. XIX i procedimenti europei, zincografia, fototipia, ecc., si estesero rapidamente prima in Giappone e poi in Cina, raggiungendo una grande perfezione.
V. tavv. CLXV-CLXXX e tavv. a colori.
Bibl.: Per l'illustrazione in genere, v. codice; incisione; libro; manoscritto; miniatura; ecc. - Per l'arte musulmana: Th. W. Arnold, Painting in Islam, Oxford 1928; id. e A. Grohmann, Denkmäler islamischer Buchkunst, Monaco 1929; E. Blochet, Les enluminures des manuscrits arabes, persans et turcs de la Bibl. Nation., Parigi 1929; Th. W. Arnold, The Old and New Testaments in Muslim religious Art, Londra 1932. Per l'Estremo Oriente: T. F. Carter, The Invention of Printing in China and its Spread westward, New York 1931; P. Petrucci, Encyclopédie de la peinture chinoise, Parigi 1918; ecc.