illustrazione
Le immagini delle parole scritte
Tutti da bambini siamo stati incantati dalle figure colorate che illustravano le poche parole scritte sui nostri primi libri. Ma basta sfogliare un libro, una rivista o un giornale per accorgerci che, in maniera forse meno emozionante, le illustrazioni affiancano e completano ancora molto spesso la nostra lettura. Pochi lo sanno, ma dietro queste immagini c'è un mondo, fatto di artisti e artigiani e di stili diversissimi tra loro. Con una tradizione che affonda le radici nei secoli passati, in continuo dialogo con le ricerche artistiche dell'epoca
Definire cosa è un'illustrazione non è così semplice come può sembrare a prima vista. Possiamo però attenerci a quello che dicono i pochissimi studiosi del settore: l'illustrazione è un'immagine realizzata da un autore, per esempio su incarico di un editore, per essere riprodotta a stampa in tante copie, con l'obiettivo di chiarire meglio ‒ e quindi illustrare nel senso di mettere in luce ‒ il significato di un testo, oppure di decorarlo ‒ illustrarlo nel senso di mettergli i lustri. Rimangono però vaghi i confini della definizione: l'illustrazione comprende solo i disegni o anche le fotografie? O solo le fotografie ritoccate, con effetti che le avvicinano al disegno? E poi: possiamo far rientrare nella categoria anche le caricature, le vignette satiriche, le copertine di libri, riviste e CD, i poster e i manifesti pubblicitari, le opere di arte grafica come incisioni, litografie e serigrafie?
Si può rispondere in tanti modi diversi, e ciascuno può far valere la propria definizione senza cadere in contraddizione. Noi qui adottiamo la definizione classica, ma senza rinunciare a considerare anche altri settori di contorno che ne condividono lo stesso sviluppo storico.
Focalizziamo la nostra attenzione per prima cosa su ciò che si vede oggi sulla carta stampata: disegni, fotografie più o meno trattate, personaggi rubati ai cartoni animati che si affollano in un mare di stili diversi.
Troviamo così immagini che fanno riferimento alle proposte coloratissime e compatte della pop art degli anni Cinquanta e Sessanta del 20o secolo; altre che riprendono il segno volutamente sporco e 'brutto' dell'espressionismo, della pittura astratta informale e della grafica cosiddetta underground, nata con le rivolte studentesche del Sessantotto; troviamo illustrazioni che riutilizzano le tecniche di collage inventate dai cubisti (cubismo) all'inizio del Novecento, e poi figure che mettono insieme lo stile ottimista dei disegnatori americani degli anni Quaranta con l'eleganza dell'art déco; altre che ripropongono i giochi divertenti della pittura surrealista (surrealismo), per proseguire con quelle che nascono sul computer, o con quelle che hanno il tratto di Disney o dei manga giapponesi. Insomma, una babele di linguaggi di cui ci accorgiamo però solo se ci soffermiamo a osservare le figure che troviamo nei libri o nei periodici. Ma come siamo arrivati a questa enorme varietà di proposte visive?
Possiamo far partire il nostro viaggio dall'Ottocento, dato che il concetto di illustrazione nei secoli precedenti aveva significati diversi da quello attuale (e comprendeva, per esempio, le miniature).
Nella prima metà del secolo, grazie all'invenzione della litografia, disegni e vignette dilagano sulle pagine delle prime riviste illustrate. Ma l'illustrazione assume le sue forme mature solo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, con una diffusione che si allarga dai prodotti per ragazzi ai periodici per gli adulti, con un forte riscontro nei manifesti pubblicitari e nelle copertine di libri e riviste. I primi esempi di illustrazione per ragazzi in Italia ci vengono dagli illustratori dei romanzi di Emilio Salgari e da quelli di Pinocchio, che ancora oggi rimane il libro più tradotto nel mondo dopo la Bibbia. Intanto le illustrazioni per le riviste trovano il loro massimo splendore in Austria, in Francia e negli Stati Uniti, con autori conosciuti in tutto il mondo come Kolo Moser, Eugène Grasset, Louis John Rhead o Will Bradley. Mentre in Inghilterra vanno di moda le eleganti figure liberty di Aubrey Beardsley, in Italia un nutrito gruppo di disegnatori ‒ quali Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovitz e Leonetto Cappiello ‒ lavora con le Officine Ricordi dividendosi fra manifesti, pubblicità, riviste sofisticate (tra le quali La lettura o Emporium) e illustrazioni per l'infanzia. Di queste restano memorabili le immagini inventate da artisti quali Antonio Rubino, Enrico Sacchetti o Mario Pompei per editori come Salani o Bemporad o per periodici come Il giornalino della domenica.
Nello sviluppo storico dell'illustrazione un capitolo a sé è costituito dalle immagini di taglio realistico o monumentalistico che si ritrovano non solo a servizio di tutte le dittature del Novecento (da quella di Mussolini a quella di Saddam Husain) ma anche al servizio delle democrazie nei periodi più bui delle due guerre mondiali. Immagini che hanno tappezzato i muri delle città e i libri degli studenti durante i conflitti dichiarati o striscianti, perché la propaganda non vuole mai mediazioni e preferisce sempre la crudezza del realismo e la retorica del monumentalismo per mostrare l'eroicità dei propri figli e la crudeltà degli odiati nemici.
Per tutta la prima metà del Novecento le illustrazioni seguono più o meno gli stili di moda, in particolare l'art déco, rimanendo confinate nella letteratura per ragazzi e nei prodotti più eleganti per gli adulti. Ma con la fine della Seconda guerra mondiale l'illustrazione dilaga su tutti i supporti cartacei, sia grazie alla diffusione della stampa in quadricromia sia per la sempre maggiore attenzione del pubblico per tutto ciò che concerne l'arte e l'estetica. Un'attenzione condivisa dai disegnatori, che per diversi decenni applicano fedelmente alla comunicazione visiva ciò che propongono le ricerche 'pure' degli artisti.
Ecco allora l'accumularsi di quegli stili e di quelle tecniche che ritroviamo oggi tutti insieme sulla stampa: dal pop all'underground, dall'espressionismo al digitale.
E concludiamo con un'osservazione: se fino agli anni Settanta gli illustratori hanno applicato le ricerche fatte dagli artisti contemporanei, con gli anni Ottanta c'è stata un'interessante inversione di tendenza. Da allora sono gli artisti che espongono nelle gallerie d'arte immagini e idee tratte da ciò che elaborano i disegnatori di copertine di dischi rock, i designer o i graffitisti (graffiti) delle aree metropolitane: come se nel passaggio del secolo la ricerca sull'immagine non volesse più essere confinata nel mondo ristretto di galleristi, artisti e critici, ma volesse dilagare nella quotidianità di un'arte diffusa.
La parola illustrazione si diffonde - nel senso che le attribuiamo oggi - poco prima della metà dell'Ottocento, con il fiorire di riviste che per la prima volta accanto al testo inseriscono in maniera sistematica delle immagini per abbellimento o per interpretazione dei concetti, anche grazie alle nuove tecniche di stampa derivanti dalla recente invenzione della litografia. A Londra nel 1842 nasce Illustrated London news, nel 1843 Illustrierte Zeitung in Germania e L'illustration a Parigi, nel 1847 Il mondo illustrato nel Piemonte dei Savoia.