(gr. ῾Ιμέρα) Antica città sulla costa della Sicilia settentrionale tra Cefalù e Termini Imerese. Fondata (metà 7° sec. a.C.) da coloni di Zancle e fuoriusciti di Siracusa, come avamposto nella Sicilia fenicia, fu vassalla di altri Stati, e in particolare di Agrigento. Nel 409 a.C., fu quasi completamente distrutta dai Cartaginesi.
La città sorgeva sull’altopiano, detto Piano d’Imera e Piano del Tamburino, e alle sue pendici. Le indagini archeologiche hanno messo in luce fortificazioni ad aggere, un’agorà, quartieri di abitazione, un santuario con quattro templi (7°-5° sec. a.C.), altri due piccoli santuari e tratti di abitato. Rilevante è stata l’individuazione di un esteso piano urbanistico (fine 5° sec.) a rinnovamento dell’impianto arcaico. Altri resti importanti sono fuori della città: necropoli, tempio dorico della Vittoria (475-470 a.C.), impianti agricoli e industriali di epoca ellenistico-romana. Dall’abitato provengono ceramica, terrecotte figurate ioniche e rodie (seconda metà 6° sec. a.C.) e prodotti della coroplastica magno-greca (5° sec. a.C.); arule fittili a rilievo, loutèria in terracotta e marmo, acroteri e monete.