De Bruijn, Inge
Paesi Bassi • Barendrecht, 24 agosto 1973 • Specialità: 50 m, 100 m stile libero; 100 m farfalla
La storia di Inge De Bruijn, soprannominata Inky dopo le Olimpiadi di Sydney, è una delle più controverse del nuoto, a causa dei sospetti avanzati riguardo al suo ritardato quanto straordinario successo. L'analisi delle prestazioni dell'olandese dimostra che nella sua adolescenza fu un'atle- ta di discreta classe naturale. Negli anni immediatamente successivi, però, non sembrò aver trovato le condizioni per progredire, al punto che nel 1995 i suoi primati personali erano esattamente gli stessi. Ritiratasi nel 1996, De Bruijn si trasferì negli Stati Uniti presso Paul Bergen, uno dei più grandi allenatori di ogni epoca. Ricomparve in gara nel dicembre del 1997, nuotando sostanzialmente all'altezza dei suoi record personali; ma da quel momento sembrò aver trovato le condizioni tecniche, ambientali e psicologiche per nuotare meglio e per progredire costantemente ogni anno, in media, almeno dell'1,7%. In tre anni passò infatti dall'anonimato alla gloria olimpica, conquistando alle Olimpiadi di Sydney 3 titoli ‒ tutti accompagnati da sorprendenti primati del mondo ‒ nelle distanze dei 50 e 100 m stile libero e nei 100 m farfalla. L'entità del progresso della velocista olandese, dal momento del rientro alle vittorie di Sydney, fu tale da renderla in grado di nuotare i 100 m farfalla nello stesso tempo, al centesimo di secondo, con il quale, subito dopo un anno di ritiro, aveva percorso i 100 m stile libero.
Sulla strada di questo progresso formidabile una tappa fondamentale fu realizzata nel maggio e nel giugno del 2000. In meno di tre settimane l'olandese mise infatti a segno 7 primati mondiali. Questo straordinario periodo iniziò il 20 maggio a Montecarlo, proseguì la settimana successiva durante i Campionati open della Gran Bretagna, a Sheffield, continuò nel piccolo centro olandese di Drachten dopo un'altra settimana e si concluse in Brasile durante il Trofeo Finkel, dopo ventuno giorni condotti alla media di un primato mondiale ogni tre giorni. In quelle tre settimane tecnici e atleti passarono dall'entusiasmo dei primi risultati alle perplessità per i ripetuti e formidabili record in diverse specialità. Molti cominciarono a cogliere similitudini con la storia di Michelle Smith, l'irlandese dominatrice delle Olimpiadi di Atlanta e poi squalificata a vita per aver alterato i suoi campioni di urina durante un controllo a sorpresa cui era stata sottoposta dopo poco più di un anno (senza peraltro che fosse più possibile mettere in discussione le vittorie olimpiche): anche sul conto di De Bruijn cominciarono a circolare le prime velate accuse di doping.
L'olandese aveva concluso la stagione agonistica 1999 al primo posto nei 50 m stile libero e al secondo posto nei 100 m stile libero e nei 50 e 100 m farfalla. Al momento dei successi di Sydney, e prima ancora dei suoi record di maggio e giugno 2000, era ormai nel suo terzo anno di competizioni, dopo il rientro dal ritiro del 1996: è ormai un fatto abbastanza comune vedere atlete mature tornare all'attività agonistica dopo periodi più o meno lunghi di assenza ed esprimersi a livelli superiori a quelli della loro giovinezza agonistica. Il precedente più sbalorditivo sembra quello della statunitense Dara Torres, 34 anni, tornata al secondo e terzo posto nelle classifiche mondiali provvisorie del 2000 rispettivamente nei 50 e 100 m stile libero, risultati raggiunti dopo sette anni di assenza dalle gare e un periodo di preparazione molto breve. Quanto aveva fatto De Bruijn non era dunque inusuale, almeno tra le donne (in campo maschile si ricorda invece il fallito tentativo di rientro di Mark Spitz per i Giochi di Atlanta, comunque molto meno proponibile per età e durata del periodo di interruzione).
Nella valutazione delle prestazioni di De Bruijn non resta che attenersi ai fatti: ha superato non solo i controlli anti-doping in occasione delle competizioni, ma anche quelli successivi a sorpresa. La storia dei suoi successi ha come punti fermi le Olimpiadi di Sydney, dove fu la numero uno in campo femminile, con 3 medaglie d'oro individuali e l'argento della 4x100 m stile libero. L'olandese realizzò in Australia una delle imprese più grandi della storia del nuoto, abbinando le vittorie olimpiche a 3 record del mondo, pur dovendo affrontare difficoltà maggiori rispetto ai protagonisti del passato per l'introduzione di un turno supplementare istituito nell'occasione.
Nel 2001 De Bruijn affrontò i Mondiali di Fukuoka e si confermò al vertice del nuoto mondiale femminile, vincendo ancora 3 titoli: 50 e 100 m stile libero e 50 m farfalla, che preferì ai 100 m, troppo impegnativi per la preparazione svolta. Dopo un anno di transizione, si ripresentò nel 2003 ai Mondiali di Barcellona, restando imbattuta e conquistando i titoli mondiali dei 50 m stile libero e dei 50 m farfalla, nonostante la presenza della primatista del mondo, la svedese Anna-Karin Kammerling, considerata imbattibile sulla distanza. La sua lunga parabola agonistica si è chiusa con la partecipazione ai Giochi di Atene, dove l'atleta olandese ha centrato ancora una volta la medaglia d'oro nei 50 m stile libero (unica nuotatrice nella storia dei giochi olimpici ad aver vinto due volte questa gara). È andata sul podio anche nei 100 m stile libero, cedendo solo alla neoprimatista del mondo Jodie Henry. Infine ha conquistato il bronzo dei 100 m farfalla: sesta medaglia olimpica individuale, in un medagliere fatto di 4 ori, un argento e un bronzo.
A livello di record del mondo, le statistiche relative a De Bruijn mostrano una schiacciante superiorità: 4 primati del mondo nei 50 m stile libero; 2 nei 100 m stile libero; 3 nei 50 m farfalla; 3 nei 100 m farfalla.