Iniziazione
'Iniziazione' è un termine derivato dal vocabolario sacrale latino (initium) dove indica la cerimonia mediante la quale si 'entra' in un'associazione misterica, partecipando ai benefici e alla salvezza che da tale ingresso si ritiene derivino. Per estensione il termine è stato applicato a istituti culturali, sociali e religiosi diversi e non omogenei, che comprendono: il complesso dei riti di iniziazione tribali; i riti di ingresso in società segrete; le regole d'accesso a vocazioni individuali (per esempio l'iniziazione sciamanica); le regole di accesso a forme religiose chiuse (società misteriche) da parte di singoli individui; le forme di accesso di singoli a particolari stadi della vita religiosa (per esempio i sacramenti cristiani come forme di iniziazione; l'ingresso nei vari ordini monastici della tradizione cristiana o buddhista).
L'applicazione del termine a fenomeni così diversi dal punto di vista strutturale e storico solleva non pochi problemi interpretativi. Così, se è vero che i riti di iniziazione tribale costituiscono un fenomeno importante e caratteristico dei popoli privi di scrittura, si discute se e fino a che punto forme analoghe di iniziazione siano rintracciabili anche presso società antiche (v. Brelich, 1969) e in che senso ed entro che limiti si possa parlare di iniziazione nel contesto della società moderna (v. Eliade, 1969).
Una distinzione fondamentale, che tiene conto dei processi di differenziazione sociale e di conseguenza del differente carattere che l'iniziazione può assumere a seconda che abbia luogo in una società più o meno complessa e stratificata, individua due tipi di iniziazione. Il primo tipo, proprio delle società illetterate, è un rito o un complesso di riti di integrazione sociale del singolo maschio o della singola femmina nella comunità degli adulti. Si tratta di riti di carattere obbligatorio, che mirano a socializzare l'individuo iniziandolo a una nuova vita, in genere di adulto, che lo inserisca in modo definitivo nella propria cultura. In genere questi riti hanno luogo in concomitanza con situazioni di crisi vitale, che vengono simbolicamente drammatizzate e ritualmente controllate dal gruppo che gestisce il processo rituale perché l'iniziando, attraverso il superamento di prove particolari e l'apprendimento di conoscenze determinate, acquisisca la sua nuova e definitiva identità sociale. Il secondo tipo di iniziazione, che si ritrova anche in società antiche e di ancien régime, comprende i rituali che segnano l'ingresso, liberamente deciso, del singolo in una comunità ristretta di individui non fondata su classi d'età o su distinzioni naturali come il sesso, ma su motivi spesso di ordine religioso, che perseguono cioè uno scopo genericamente salvifico. Poiché un elemento caratterizzante di questi gruppi è la disciplina dell'arcano, un'espressione comune per designarli è 'società segrete'. Si tratta di raggruppamenti in cui si entra appunto attraverso particolari rituali, in parte simili in parte differenti dai rituali di iniziazione tribale.
Presso gli antropologi è invalso l'uso di distinguere i riti di iniziazione veri e propri dai cosiddetti riti di pubertà in conseguenza della loro differente funzione sociale. I secondi comprendono quei riti che danno rilievo alla pubertà come evento importante del ciclo vitale, ma non comportano di per sé l'ammissione in un determinato gruppo sociale. Si tratta di riti non collegati con la posizione sociale dell'interessato; essi mirano infatti ad accompagnare ritualmente l'emergere dei segni puberali, come la mestruazione per le fanciulle, per facilitare e certificare il passaggio alla condizione fisiologica di adulto. Per questo nella maggior parte dei casi il rito puberale è celebrato privatamente, a cura della famiglia, a differenza dei riti di iniziazione che hanno un carattere pubblico in quanto celebrati dalla comunità e dai suoi rappresentanti. I riti di iniziazione, di contro, riguardano non il singolo individuo ma un gruppo di candidati. Anche se in alcuni casi essi possono essere celebrati in coincidenza con la pubertà, il tempo della loro celebrazione è culturalmente variabile: si può essere iniziati ben prima dell'età puberale, come anche molti anni dopo che questo passaggio fisico ha avuto luogo. In casi determinati vi può essere un collegamento tra i due tipi di riti: così, in Zambia, le fanciulle bemba alle prime mestruazioni si sottopongono individualmente ai riti puberali per poi celebrare in gruppo il rituale collettivo di iniziazione (v. Richards, 1956).
A differenza dei cosiddetti riti di passaggio messi in luce da A. Van Gennep (v., 1909; v. Gluckman, 1962), che aiutano il singolo individuo a superare le situazioni di crisi fondamentali della vita dalla nascita alla morte, i riti di iniziazione svolgono una serie di funzioni essenziali, dal punto di vista sociopolitico e culturale, di ingresso nel gruppo degli adulti. Nelle società senza Stato queste tecniche perseguono prima di tutto uno scopo genericamente politico: contribuire alla perpetuazione delle tradizioni secolari su cui si fonda il particolare ordine di queste società. L'iniziazione, da parte degli adulti, di gruppi di giovani serve a controllare e a incanalare i rischi sempre possibili di irruzione di una cultura nuova di cui è portatrice la generazione che sta per succedere. In questa prospettiva iniziare significa riunire simbolicamente le condizioni perché possa darsi una riproduzione e trasmissione dei comportamenti, delle norme, dei valori del gruppo. Per questo l'iniziazione svolge anche un'importante funzione di 'cinghia di trasmissione' culturale: iniziarsi significa anche apprendere le 'parole della tribù', iscrivere nella propria memoria il patrimonio, prima di tutto mitico, costitutivo della vita sociale. Per questo i riti di iniziazione posseggono un ricco simbolismo, ruotante intorno al tema della morte-rinascita, che mira ad accompagnare il trapasso dalla precedente condizione sociale di vita a quella nuova.
Nel costruire questo passaggio i riti di iniziazione operano in genere secondo quel meccanismo di separazione che è stato messo in luce da Van Gennep a proposito dei riti di passaggio e approfondito da Turner come momento fondante del processo iniziatico (v. Turner, 1969). Si tratta di una struttura tripartita: due condizioni o stati si oppongono, separati da una linea di confine invisibile e carica di un forte significato simbolico. L'iniziazione contribuisce in modo determinante a definire queste linee di demarcazione sociale: tra membri di un gruppo ed esterni, tra iniziati e non iniziati, tra stati sociali diversi. Separato dal gruppo originario, ma non ancora immesso nel nuovo gruppo, l'iniziando si trova così in una tipica situazione di confine, di liminalità, ambigua e paradossale, che viene espressa facendo ricorso a un ricco simbolismo.
Una funzione essenziale dei riti di iniziazione tribali è quella di iniziare i giovani di entrambi i sessi allo stato adulto. Attraverso il suo simbolismo particolare il rito dimostra che la maturità è una condizione sociale, non semplicemente una condizione naturale legata alla crescita fisica. Anche se i membri delle differenti società possono interpretare questi processi come processi naturali, in realtà i rituali di iniziazione allo stato adulto svolgono la tipica funzione di legittimare distinzioni sociali date culturalmente e non naturalmente.
Caratteristica distintiva dei riti di iniziazione allo stato adulto è il loro aspetto costrittivo, nel senso che tutti gli individui devono celebrarli, pena l'esclusione dalla stessa società degli adulti. Tra i Gisu dell'Uganda, per esempio, nessun maschio, per quanto anziano, è considerato adulto e dunque autorizzato a bere birra con gli altri adulti della tribù, se prima non è stato iniziato; anche se sposato e con figli, un non iniziato viene in genere indicato con disprezzo come 'fanciullo'. Ciò presuppone la pubblicità del rito di iniziazione: tutti sanno chi non è stato ancora iniziato o si è sottratto al processo e lo indicano in modo derisorio per spingerlo a compiere questo tipico atto di ingresso nella società degli adulti (v. La Fontaine, 1985, p. 103).
Dato il carattere centrale e pubblico di questo tipo di iniziazione non ci si dovrà sorprendere che il simbolismo implicato nel rito si riferisca ai valori fondamentali del gruppo sociale in questione, né che la cerimonia sia compiuta dalle autorità riconosciute della comunità o dai rappresentanti più autorevoli del clan e del gruppo parentale: infatti il diritto di celebrare questi riti, promuoverli o finanziarli è un indizio rivelatore dell'autorità politica posseduta.
I riti tribali di iniziazione allo stato adulto perseguono in genere lo scopo di rinforzare le distinzioni sessuali, confermando la divisione sessuale del lavoro. Si tratta di una funzione socialmente importante in società prive di un'organizzazione sociale complessa basata su classi, caste o divisioni sociali ereditarie. Ricordando e legittimando le genealogie sia maschili che femminili, l'iniziazione fornisce una conferma del significato sociale e politico dei gruppi di una determinata società e del loro collegamento con le distinzioni di genere.
Solo raramente fanciulli e fanciulle vengono iniziati insieme. Gli abitanti dell'isola Wogeo, sulla costa settentrionale della Nuova Guinea, ritengono che il contatto tra i due sessi indebolisca sia gli uomini che le donne: un'idea che trova conferma nei loro riti di iniziazione allo stato adulto. I riti di iniziazione dei Gisu dell'Uganda si fondano su una consapevole e ribadita differenza tra maschio e femmina, ritualmente rappresentata ricorrendo al tipico simbolismo del passaggio dall'infanzia allo stato adulto. I fanciulli conoscono un'iniziazione che ha al suo centro l'operazione della circoncisione. Si tratta del rituale pubblico più importante, un processo che coinvolge l'intera società. Le fanciulle sono escluse da questo processo, che tende a confermare il potere dei gruppi maschili tipico di una società patrilineare. Nell'insieme si tratta di un rituale che, mobilitando il complesso delle risorse simboliche di questa società, mira a riconfermare la distinzione sociale tra il gruppo di maschi adulti, detentori del potere, e le donne. Non a caso l'iniziando è identificato con una donna, caricata di un simbolismo negativo (debolezza, dipendenza, ecc.), cioè con caratteristiche che grazie all'iniziazione saranno trasformate nel loro polo positivo maschile (forza, potere, ecc.). Incarnate nei singoli iniziandi, queste idee astratte si trasformano in simboli viventi in grado, attraverso il processo di iniziazione, di manifestare, trasmettere e legittimare il codice sociale del gruppo e in particolare il suo modo di concepire la divisione dei generi sessuali dal punto di vista sociale (v. La Fontaine, 1985, cap. 6).
Nella sua pionieristica analisi del rituale di iniziazione chisungu delle fanciulle bemba A. Richards (v., 1956) ha contribuito in modo determinante a mettere in luce la complessità delle funzioni sociali svolte da questo tipo di riti. Tra i Bemba i riti di iniziazione perseguono lo scopo primario di iniziare le fanciulle allo stato adulto, trasformandole in donne mature e nel contempo legittimando socialmente una trasformazione fisica già avvenuta. Ciò che emerge è in realtà un insieme di rapporti tra un processo rituale in cui sono protagoniste le donne e un sistema sociale in cui l'autorità e la struttura sociale sono un privilegio maschile. Come nota la Richards, le fanciulle per cui il rito è svolto divengono le attrici inconsapevoli di un processo che persegue la tipica funzione 'nascosta' di confermare i valori sociali 'maschili' dominanti.
Ciò che la Richards ha messo in luce per l'iniziazione bemba può essere esteso al processo di iniziazione in generale. Esso svolge la funzione centrale di inserire a pieno titolo l'iniziando nel gruppo sociale di appartenenza. In questo modo il gruppo acquisisce un nuovo membro pronto a sposarsi - e dunque a promuovere il necessario incremento del gruppo - e a farsi carico delle differenti responsabilità politiche e culturali che gli saranno assegnate a seconda della cultura in questione, dalla ricerca dei mezzi di produzione e sostentamento alla difesa del gruppo stesso. In questo senso possono valere in generale le considerazioni che A.P. Elkin avanza a proposito delle iniziazioni proprie delle tribù australiane: "Dal punto di vista della tribù, il novizio viene trasformato, attraverso la disciplina e gli insegnamenti, in un degno membro della società e in un futuro custode della sua sacra mitologia. Oltre a ciò, i sentimenti sociali da cui dipende l'unione della collettività vengono inculcati nella sua mente, e al tempo stesso rafforzati nelle menti di quanti presenziano alle cerimonie. Queste hanno un'importante funzione sociale anche a prescindere dalla persona dell'iniziando, il quale non fa che fornire l'occasione per il loro compimento. [...] Ciò ha lo scopo di far partecipare tutti i presenti ad attività comuni, di natura altamente emotiva, strettamente connesse con le credenze, il comportamento sociale e la vita della tribù" (v. Elkin, 1961⁴; tr. it., p. 171).
In effetti, se il rito di iniziazione nel suo complesso può a ragione essere assunto come la messa in atto drammatica di un processo di trasmissione e legittimazione dei valori sociali del gruppo, ne consegue che gli iniziandi non sono soltanto soggetti ma anche oggetti del rito, sono uno degli elementi del processo rituale, non il suo centro. Al rito assiste l'intera collettività, a conferma del fatto che quel che è in gioco è la riattualizzazione dei valori sociali del gruppo. Dal momento che i rituali di iniziazione sono ugualmente importanti per i novizi e per il pubblico degli adulti che vi assiste, ciò implica, tra l'altro, che qualunque spiegazione di questi processi deve includere tutti i partecipanti.
Su questo sfondo si spiega il particolare rapporto dei rituali di iniziazione col processo di trasmissione delle conoscenze del gruppo, da un lato, e con la riaffermazione delle gerarchie sociali e dell'autorità esistente, dall'altro. La trasformazione dell'iniziando per opera del rituale che lo trasferisce da uno stato sociale a un altro è una dimostrazione del potere della conoscenza rituale, trasmessa nel corso del rito sotto forma di simbolismi particolari. Così, i rituali di iniziazione dei Gisu dividono i maschi in due classi distinte: i fanciulli immaturi, la cui mancanza di autorità indipendente è segnalata dalla loro esclusione dal mondo degli affari, privilegio degli adulti, e gli iniziati. Questa, almeno, è l'immagine che il rituale proietta e presuppone: l'iniziazione è quel processo che permette di superare questa barriera, consentendo l'accesso alle conoscenze e, dunque, al potere del mondo degli iniziati. Naturalmente modi e forme di questa trasmissione di conoscenza-potere variano col variare dei contesti culturali. Così, presso i Baktaman della Nuova Guinea l'iniziazione diventa un processo che accompagna tutta la vita dell'adulto. Ogni stadio presuppone e rivela l'ignoranza dello stadio precedente, cambiando e approfondendo la comprensione che l'iniziato ha del proprio mondo e il controllo che su di esso è in grado di esercitare attraverso il processo di iniziazione. Presso i Baktaman gli uomini sono distinti a seconda del grado della conoscenza iniziatica posseduta e di conseguenza del potere a essa collegato. Gli anziani la trasmettono ai giovani con riluttanza e non è raro il caso di un uomo che rechi seco nella tomba il bagaglio della sua conoscenza rituale, a conferma che minore è il numero di coloro che posseggono un bene determinato, più esso acquista di valore.
Anche se le sequenze cerimoniali variano col variare dei contesti culturali e, di conseguenza, col mutare sia dei simbolismi rituali sia degli scopi socialmente perseguiti, l'analisi comparata dei riti di iniziazione tribali ha messo in luce l'esistenza di uno schema di iniziazione soggiacente al mutare dei concreti processi rituali. Questo schema, di natura idealtipica, comprende i seguenti momenti: in una certa epoca della vita (che corrisponde sovente, ma non necessariamente, all'età della pubertà), comunque determinata socialmente, il gruppo degli iniziandi viene allontanato dal gruppo sociale di appartenenza, in particolare dalla famiglia e dalla madre. I neofiti vengono isolati in una zona separata, carica di un particolare valore sacro, per essere in seguito affidati agli officianti del rito, spesso coincidenti con anziani scelti per il loro prestigio, la loro esperienza e/o la loro autorità. Nel periodo di isolamento i neofiti vengono sottoposti a una serie di prove (digiuni, astinenze, mutilazioni soprattutto sessuali: per i maschi la prova più diffusa è la circoncisione). Nel contempo, o successivamente, vengono loro comunicati insegnamenti particolari, in forma diretta o simbolica, come modo di trasmissione dei valori tradizionali del gruppo. Al termine del periodo di isolamento, spesso dopo opportuni riti catartici che purifichino l'iniziando dai valori sacrali di cui è stato caricato durante la fase di separazione, il neofita, ormai un iniziato, entra nel gruppo di cui ora farà parte a pieno titolo: questo passaggio è segnalato simbolicamente attraverso tutta una serie di indizi, dall'abito al modo di acconciarsi. Nell'impossibilità di approfondire tutti gli elementi di questo schema, ci si limiterà a sottolineare l'importanza di alcuni aspetti.
I rituali di iniziazione tribali includono come elemento costitutivo una serie di prove di natura differente, che vanno dal giuramento iniziatico, con cui si dichiara la propria fedeltà al gruppo, alle arringhe degli anziani cui i giovani sono sottoposti. Ma l'elemento più vistoso delle prove, quello che in ogni caso ha attratto maggiormente l'attenzione degli studiosi, è la prova fisica cui in genere l'iniziando è sottomesso.
Ciò che queste prove fisiche hanno in comune è il loro carattere di sfida: superarle con successo significa dimostrare a se stessi e a chi vi assiste che il candidato è degno di accedere al nuovo status. Ma vi è anche un effetto secondario che va tenuto presente, e precisamente quello dell'efficacia stessa del rituale: superare questi particolari test significa anche dimostrare, seppur indirettamente, che il rituale funziona, è efficace, e con ciò funziona la società e il gruppo che si identificano in questa particolare forma di trasmissione della tradizione e dei suoi valori.
Lo spettro di queste prove fisiche è molto vario, e va da vere e proprie mutilazioni, che comportano un serio pericolo di vita per il candidato, a esperienze meno dure, che non lasciano tracce sul fisico anche se svolgono pur sempre la funzione centrale di provare le qualità del neofita, mettendo in moto un processo emozionale ed esperienziale profondo, indispensabile per imprimere in modo indelebile nella mente dell'iniziando i valori tradizionali che il rito trasmette a vari livelli.
Le prove iniziatiche che hanno maggiormente attratto l'attenzione degli studiosi sono la circoncisione maschile e la clitoridectomia femminile. In particolare la prima è una pratica talmente diffusa che molte società la fanno coincidere con l'iniziazione stessa. Non pochi psicanalisti, da Sigmund Freud a Theodor Reik e Geza Roheim, hanno voluto vedere, soprattutto nella circoncisione maschile, la conferma a livello tribale della teoria psicanalitica: la circoncisione sarebbe una forma simbolica di castrazione e un mezzo primario per generare l'angoscia di castrazione presso i maschi adolescenti. Di conseguenza l'atto rituale andrebbe visto come una ripetizione della punizione primordiale imposta - secondo la teoria freudiana dell'orda primordiale teorizzata in Totem e tabù - dal padre ai figli ribelli. Il rituale perseguirebbe lo scopo di produrre una volontà di sottomissione a quel padre sociale che è rappresentato dalla comunità degli anziani, rinforzando nel contempo il tabù contro l'incesto. Contro questa interpretazione è intervenuto in modo efficace B. Bettelheim (v., 1962). A suo avviso l'angoscia degli iniziandi va ricondotta all'assenza di una chiara conferma della loro raggiunta maturità sessuale, scopo appunto perseguito dal rito di iniziazione. Allontanandosi dalla dominante interpretazione freudiana, Bettelheim vede la circoncisione, qui assunta come prova iniziatica centrale, come un mezzo decisivo per alleviare, non per incrementare l'angoscia, dal momento che questa prova ha come effetto di dimostrare al candidato l'ormai conseguita maturità sessuale e, dunque, il raggiungimento dello stato adulto. Occorre inoltre tener presente che le prove iniziatiche di tipo fisico, a partire dalla circoncisione, hanno per oggetto un corpo che va assunto nel suo complesso rapporto con la società. Le prove fisiche sono un fatto pubblico: oltre che essere sperimentate dall'iniziando, esse sono viste, commentate e approvate o criticate dai membri del gruppo che assistono al rito e che in questo modo, attraverso le reazioni del corpo dell'iniziando, certificano il valore sociale di questo corpo, approvandolo o rifiutandolo nel caso la prova venisse fallita. Inoltre, il corpo oggetto di queste prove fisiche riassume in sé potenzialmente sul piano simbolico le differenti funzioni che l'iniziando si accinge a svolgere, come iniziato, nel gruppo degli adulti: uomo sessualmente maturo, pronto a generare e a portare il suo contributo alla continuazione fisica del clan e del lignaggio; padre, educatore, ma anche soggetto pronto ad assumersi le responsabilità e i nuovi ruoli sociali che gli competono. In questo modo le trasformazioni subite dal corpo simboleggiano le trasformazioni sociali che l'iniziando conosce.
Un simbolismo ricorrente nei rituali di iniziazione è quello della morte-rinascita. Questo simbolismo, studiato in particolare da M. Eliade (v., 1959), assimila il luogo in cui si svolge l'iniziazione a un grembo materno, a una caverna o a una tomba, da cui si immagina l'iniziando rinasca, riesca o risorga. Spesso questo luogo è fisicamente identificato in una capanna in cui i fanciulli vengono isolati per separarli dal resto della comunità, capanna che viene assimilata simbolicamente a un mostro - un coccodrillo, per esempio, o un mostro acquatico - dal cui ventre l'iniziando fuoriesce, rinato, al termine dell'iniziazione. In Nuova Guinea la capanna costruita per la circoncisione dei fanciulli ha la forma del mostro Barlun, che si immagina inghiotta i novizi. Spesso nell'Africa Nera i rituali di iniziazione e i funerali costituiscono una serie temporale di riti incastrati gli uni negli altri, a sottolineare la corrispondenza simbolica di schemi determinati (apertura della vulva/chiusura della tomba), poiché la nascita iniziatica anticipa i funerali con una morte simbolica, mentre i riti funebri, culminanti nell'elaborazione e nella cessazione del lutto, consacrano una nuova nascita nell'aldilà. Ne consegue una varietà di motivi simbolici che paiono voler esprimere in modo culturalmente differente lo stesso tema iniziatico di fondo: schema dell'immersione nell'acqua (liquido amniotico) presso i Nandi del Kenya; schema del ritiro o del ripiegamento nella capanna, nella grotta o nel recinto sacro (utero) nel ndo dei Sara del Ciad; schema del percorso di un sotterraneo, della galleria o del passare sotto le gambe degli anziani come nel son-si degli Ewondo del Camerun; infine, schema dell'esser divorati dal mostro mitico presso i Lobi dell'Alto Volta o del trangugiamento da parte della bocca dell'antenato sempre presso i Sara. Le pratiche associate a questo simbolismo - come la rasatura dei capelli, la nudità rituale, la proibizione della cura del corpo, la privazione del cibo - mirano a creare la 'morte dei sensi', preludio indispensabile per la successiva 'rinascita'.
Si discute, tra gli interpreti, sul posto da assegnare al contenuto trasmesso nelle cerimonie iniziatiche. Alcuni studiosi, soprattutto di matrice psicanalitica, tendono, coerentemente con la loro impostazione, a sottovalutare l'importanza della trasmissione di un contenuto conscio, preferendo sottolineare le dinamiche inconsce all'opera. La maggior parte degli studiosi, però, sottolinea a ragione la centralità, nei riti di iniziazione tribali, del processo di trasmissione di determinate conoscenze, anche se poi essi divergono sul valore, profano o sacro, da attribuire a queste conoscenze. Così, sociologi e antropologi tendono a sottolineare il valore tradizionale dei contenuti trasmessi, di contro agli storici delle religioni che, muovendosi lungo il cammino aperto da Eliade, accentuano il valore sacrale di queste conoscenze riconducibili alla trasmissione del patrimonio mitico del gruppo. Va altresì osservato che non sempre è facile o corretto tracciare una chiara linea di distinzione tra questi due tipi di conoscenza in società dove la natura profondamente sociale del dato religioso fa sì che i due ambiti siano collegati in modo inestricabile.
Un discorso a parte meritano le iniziazioni femminili, che sono oggi al centro di un rinnovato interesse. Ci si interroga prima di tutto sulle differenze tra iniziazioni maschili e femminili, a partire dalla constatazione che le seconde paiono complessivamente meno numerose delle prime. Anche le iniziazioni femminili sono un fatto culturale e sociale, e non naturale, legato ad esempio alla prima mestruazione. Le fanciulle, infatti, possono essere sottomesse a un rituale di iniziazione allo stato adulto, come ha dimostrato J.K. Brown (v., 1963, p. 838), a un'età variabile tra gli otto e i vent'anni: determinante diventa il tempo culturalmente e socialmente stabilito come significativo dalla singola cultura. Un'altra differenza è data dal fatto che sovente le donne verrebbero iniziate da sole, di contro ai maschi, iniziati in gruppo. Là dove l'iniziazione coincide con il rito puberale, ciò può spiegarsi con la particolare drammaticità dell'evento della mestruazione; più in generale, però, l'isolamento dell'inizianda riflette l'isolamento o la marginalità sociale che sovente contraddistingue, dal punto di vista dell'autorità e del potere, anche la condizione della donna adulta. Si tratta, d'altro canto, di una spiegazione valida soltanto fino a un certo punto, dal momento che esistono società, come i Gisu, che posseggono iniziazioni femminili più elaborate e socialmente rilevanti di quelle maschili.
Si è cercato di spiegare in vari modi l'esistenza di un minor numero di iniziazioni femminili, ad esempio ricorrendo a una teoria dell'imitazione, secondo la quale soltanto l'iniziazione maschile sarebbe 'reale', mentre quella femminile ne costituirebbe un'imitazione: tesi che va contro ciò che di fatto pensano le stesse popolazioni, per le quali entrambe le iniziazioni sono 'reali'. Più plausibile appare l'ipotesi che invita a non contrapporre i due tipi di iniziazione, ma a considerarli come due volti di un identico processo rituale: "L'identità sessuale adulta conferita con l'iniziazione si definisce in opposizione non soltanto con l'infanzia, che è il punto di partenza per entrambi i sessi, ma anche, per contrasto, in opposizione con un'altra identità adulta distinta e differente" (v. La Fontaine, 1985, pp. 163-164). È stata anche proposta una tipologia che contribuisse a mettere meglio in luce l'eventuale specificità dell'iniziazione femminile. Secondo B. Lincoln esisterebbero quattro tipi ideali di iniziazione femminile che, anche se appaiono poi combinati nel concreto dell'azione rituale, possono essere euristicamente tenuti presenti per un'analisi più efficace: 1) rituali che comportano una mutilazione del corpo; 2) rituali che comportano un'identificazione con un'eroina mitica; 3) rituali basati su di un viaggio cosmico compiuto con lo scopo di facilitare l'abbandono della vecchia identità e l'assunzione della nuova; 4) rituali fondati simbolicamente sul gioco degli opposti (oltre a maschile/femminile, destra/sinistra, bianco/nero, ecc.), il cui temporaneo superamento da parte dell'inizianda nel corso dell'iniziazione si pone come il modello di riferimento della sua possibilità di superare gli aspetti frammentati dell'esistenza quotidiana: "Tali distinzioni, antagonismi e tensioni sono sempre presenti nelle iniziazioni delle donne, dove l'inizianda diviene in certo senso il campo in cui si svolge la battaglia tra i sessi" (v. Lincoln, 1981, pp. 93-94).
Alcuni popoli conoscono, accanto e in parallelo con la vera e propria iniziazione tribale, una forma di iniziazione più esoterica, sia perché essa comunica agli iniziati contenuti che non devono essere svelati ai non iniziati, sia perché il gruppo che così si viene costituendo è una sorta di società nella società, contraddistinto appunto dal possesso di una forma particolare di conoscenza. Un caso tipico è quello degli Hopi, un gruppo di indiani Pueblo che vivono nell'Arizona e nel Nuovo Messico. Il rituale hopi ha un aspetto pubblico, coincidente in genere con i riti di iniziazione tribali, e un aspetto segreto. Nell'azione pubblica uomini mascherati rappresentano gli spiriti (Kachina) e sono creduti dagli iniziandi essere gli spiriti. Soltanto a un secondo livello, appunto quello esoterico, all'iniziato viene svelato chi è il 'vero' agente del dramma prima rappresentato.Il Poro, conosciuto con una varietà di nomi, è un'istituzione comune a molti popoli della Sierra Leone e della Costa d'Avorio. Si tratta di un'istituzione maschile. Tra i Mende, ad esempio, esso costituisce la più potente tra le varie società segrete (v. MacCormack, 1979) e possiede una rigida gerarchia i cui gradi più alti controllano la vita sociale del gruppo. Molti membri non vanno oltre i primi gradi e prendono parte in modo superficiale alla vita della società. I ranghi superiori sono simboleggiati da maschere, in ognuna delle quali riposa uno spirito, il cui potere è posseduto e controllato dal possessore della maschera.
L'aspetto socialmente più rilevante di questo tipo di società segreta e dell'iniziazione che la contraddistingue è il suo carattere volontario e individuale: si tratta di società composte da individui che vi entrano a prescindere dagli obblighi sociali e dalle categorie di appartenenza, come accade invece per l'iniziazione tribale. Questo aspetto fondamentale accomuna le società segrete tribali ad altre forme di società segrete, presenti sia nella società antica, come ad esempio i culti misterici o i culti orientali quale il mitraismo, sia in altri contesti sociali, come le società segrete cinesi o la massoneria (v. Webster, 1907; v. La Fontaine, 1985). Ciò che le contraddistingue è talora un vero e proprio antagonismo con la società esistente, che si traduce in forme di opposizione politica (ad esempio i Mau Mau o le società segrete cinesi), talora il tentativo di fornire, più che una forma totalmente illegittima di autorità in contrasto col potere centrale, forme alternative.
Anche se rituali di iniziazione sono presenti nelle più differenti tradizioni religiose (v. Bleeker, 1965; v. Ries, 1986), è stato il cristianesimo - con i suoi riti di iniziazione come il battesimo, o alcune sue forme iniziatiche come l'ingresso in un ordine monastico o nella vita sacerdotale - a modellare il modo proprio della nostra tradizione culturale di concepire l'iniziazione. Il processo di secolarizzazione in atto nell'epoca moderna non ha comportato, per altro, la scomparsa del fenomeno, che si è conservato, in settori diversi dell'attività sociale, in forme più o meno profane come l'adesione e l'ingresso in un partito politico, in un club, in un gruppo di uguali e così via. In tutti questi casi, se pur priva di valenze miticoreligiose, l'iniziazione, grazie alla presenza di credenze e divieti, conserva la sua funzione di creare e consacrare delle differenze fra chi è dentro il gruppo e chi ne rimane fuori, imponendo uno stile di vita diverso, legittimando status differenti, mettendo in opera forme particolari di razionalità, allo scopo di preservare e rinsaldare l'identità del gruppo.
Non tutti i processi socioreligiosi di iniziazione hanno però subito la critica corrosiva della modernità. Un'eccezione è costituita dalle tradizioni esoteriche fiorite ai margini del cristianesimo ufficiale. Sia o meno praticante, l'esoterista che non si accontenta di astratte speculazioni ricerca prima di tutto una iniziazione, a prescindere dal quadro in cui essa viene ricevuta. L'esoterismo si pone così, in epoca moderna, come il luogo privilegiato in cui il fenomeno dell'iniziazione a una società segreta ha trovato un modo di conservarsi adattandosi, come insegna in particolare il caso della massoneria, alle esigenze della razionalità di tipo illuministico. Chi ha codificato in modo più sistematico e influente per l'Occidente (e anche per un Oriente occidentalizzato) questo tipo di iniziazione è stato René Guénon, che ha proposto un concetto chiaro e quasi cartesiano dell'iniziazione all'esoterismo e alla sua peculiare tradizione come trasmissione di un''influenza spirituale' da maestro a discepolo, secondo una catena ininterrotta la cui origine si perde nella notte dei tempi e il cui scopo, tipico della gnosi guénoniana, è il riassorbimento dell'io individuale nel Sé divino da cui esso trae origine e da cui è separato in modo illusorio.
Ci si è più volte interrogati su altri possibili luoghi di conservazione di strutture iniziatiche nell'orizzonte della modernità. Nella prospettiva della psicologia del profondo da lui fondata, Jung ha osservato che i moderni non avrebbero nulla che uguagli per importanza storica le iniziazioni tribali: "La massoneria, l'Église gnostique de France, i Rosacroce leggendari, la teosofia, eccetera, sono meschini surrogati di ciò che sulla lista delle perdite della storia potrebbe essere indicato in lettere rosse. È un fatto che nei contenuti inconsci tutta la simbolica delle iniziazioni compare con inequivocabile chiarezza" (L'Io e l'inconscio, Torino 1967, p. 154). Anche uno storico delle religioni come Eliade ritiene che fenomeni iniziatici si conservino tuttora soprattutto a livello simbolico, depositati nella psiche individuale. Egli ricorda in particolare il posto che processi iniziatici occupano in capolavori letterari, da Aurélia di G. de Nerval ai romanzi di Jules Verne, a The waste land di T. S. Eliot (v. Eliade, 1969). L'elenco potrebbe facilmente essere allungato estendendolo agli scenari iniziatici che stanno alla base di film e romanzi di successo. Rimane aperta la questione se basti questo livello puramente simbolico, sedimentato negli strati della psiche collettiva, a convalidare l'idea della persistenza di un fenomeno come l'iniziazione, che è stato per millenni, pur col suo ricco simbolismo, essenzialmente una pratica sociale.
(V. anche Riti; Società segrete).
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