INURBAMENTO ANIMALE.
– Ecologia ed etologia. Situazione attuale e problemi per l’uomo. Zoonosi. Conservazione del patrimonio monumentale. Convivenza uomo-animale. Conclusioni. Bibliografia. Webgrafia
L’inurbamento animale è il fenomeno per cui popolazioni di specie selvatiche tendono a colonizzare le città e in generale i centri abitati. Riguarda un gran numero di specie appartenenti a molti gruppi animali (soprattutto uccelli e mammiferi), e può essere stabile, se la popolazione rimane all’interno di una città per l’intero anno, oppure stagionale. Quest’ultimo è il caso di molti uccelli migratori che frequentano gli ambienti urbani durante il passo autunnale o primaverile, o anche di quelli che svernano in città, per poi nidificare in ambienti naturali. Nel caso di un inurbamento stabile, l’animale compie invece tutto il ciclo vitale in ambiente urbano, senza più alcun bisogno di frequentare, per l’alimentazione o la riproduzione, ambienti ‘naturali’. A queste specie devono poi essere aggiunte quelle di origine esotica, che giungono nelle città non per spostamenti o migrazioni spontanee, ma a causa dell’uomo. Gli individui appartenenti a queste specie, note anche come specie aliene o alloctone, tenuti in cattività per gli scopi più diversi, sovente fuggono o vengono liberati dall’uomo, e in certi casi vanno a costituire popolazioni autosufficienti, in grado di alimentarsi e riprodursi (v. anche invasioni biologiche). Va infine ricordato che il fenomeno dell’i. a. è mondiale, e appare in costante e a volte preoccupante espansione.
Ecologia ed etologia. – Dal punto di vista ecoetologico non tutte le specie animali sono ugualmente in grado di adattarsi all’ambiente urbano, ed esistono condizioni favorevoli e altre sfavorevoli all’inurbamento (v. tabella). In generale, sono le specie animali a più elevata plasticità adattativa, ossia quelle che meglio riescono a plasmare la propria ecologia e il proprio comportamento a seconda delle diverse condizioni ambientali, ad aver avuto successo nella conquista degli ambienti urbani. In sintesi, l’inurbamento avviene se i vantaggi dell’ambiente urbano per una popolazione animale superano comunque gli svantaggi, e questo dipende ovviamente dalle condizioni locali e dall’ecologia delle diverse specie.
Tra i fattori favorevoli riportati in tabella, probabilmente il primo (clima) è quello più determinante per una specie che tenti il salto verso l’ambiente urbano. Il motivo è evidente se si considera, per es., quanto è avvenuto allo storno (Sturnus vulgaris). Questo uccello aveva in passato un comportamento tipicamente migratorio, ma le temperature invernali, più miti all’interno delle aree urbane, hanno spinto alcune popolazioni a trascorrere l’inverno in città piuttosto che in regioni più calde. Negli anni, la frequentazione delle città si è via via prolungata, anche grazie agli altri fattori, finché le popolazioni urbane hanno iniziato a nidificare in città e passare quindi da popolazioni urbane stagionali a popolazioni urbane stabili.
Dal punto di vista della modalità, l’inurbamento può essere attivo o passivo. Nel primo caso si ha un processo di colonizzazione da parte di una popolazione animale, come descritto nel caso dello storno. In una modalità passiva, invece, la colonizzazione avviene non in maniera spontanea, ma, per es., per introduzioni (il caso delle specie esotiche) o perché l’urbanizzazione del territorio provoca un vero e proprio accerchiamento dell’habitat originario della specie, che si trova quindi a subire il proprio inurbamento. Dal punto di vista ecologico, questa seconda modalità è più complessa e interessante. La specie in oggetto può rischiare l’estinzione locale perché il suo habitat si trasforma e si frammenta, originando tante piccole popolazioni divise da strade, linee ferroviarie, aree edificate e così via. In questo caso la specie riesce a sopravvivere solo se gli spazi residui idonei sono di una certa estensione e se continua a esistere un apporto minimo di individui da altre popolazioni relitte che compensi la perdita di individui delle singole popolazioni dovuta alla riduzione dell’habitat. Casi noti sono, per es., tra i mammiferi, il riccio europeo (Erinaceus europaeus), l’istrice (Hystrix cristata), la volpe (Vulpes vulpes) e il tasso (Meles meles). Tra gli invertebrati, è celebre il caso della popolazione relitta di granchio di fiume (Potamon fluviatile), che vive nelle acque sotterranee dei Fori Traianei a Roma, probabile esempio di un antico episodio di inurbamento.
Tra i diversi animali, forse gli uccelli sono quelli che oggi mostrano un più evidente processo di inurbamento. Si ritiene che questo sia dovuto alla loro grande vagilità, ma anche all’imprinting per il sito di nidificazione: gli individui tendono infatti a nidificare in habitat simili a quello in cui sono nati, e ciò comporta che le coppie inurbate aumentino esponenzialmente generazione dopo generazione. Tra le specie più diffuse in Italia citiamo, oltre allo storno, il gabbiano reale mediterraneo (Larus michahellis), la tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto), il merlo (Turdus merula), la gazza (Pica pica), la cornacchia grigia (Corvus cornix), la taccola (Corvus monedula), il rondone (Apus apus) e il balestruccio (Delichon urbica); più recente è l’inurbamento del colombaccio (Columba palumbus) e quello del codirosso (Phoenicurus phoenicurus).
Situazione attuale e problemi per l’uomo. – L’i. a. è un fenomeno antico: la comune zanzara delle abitazioni (Culex pipiens), per es., che originariamente era parassita di uccelli, è diventata antropofila già con la comparsa delle prime città, circa 10.000 anni fa, per sfruttare l’improvvisa, grande disponibilità di sangue umano. Anche il piccione torraiolo (Columba livia) ha colonizzato le città in epoche lontane e per ben due volte, la prima a partire da popolazioni selvatiche, la seconda da individui allevati e sfuggiti alla cattività, mentre la passera d’Italia (Passer Italiae) è oggi strettamente legata alle abitazioni umane. Il fenomeno appare comunque da alcuni decenni in progressiva espansione. Le cause sono diverse e complesse, ma certamente vanno ricercate in tre principali ambiti: i mutamenti climatici, la diffusione delle specie esotiche, il rapido processo di urbanizzazione. Questi tre fattori concorrono ad aumentare le occasioni di contatto tra aree urbane e animali, sia autoctoni sia alloctoni. Per quanto riguarda la situazione italiana, oggi si assiste all’inurbamento di specie animali fino a pochi anni fa impensabili in contesto urbano o comunque antropizzato, quali, per es., il cinghiale (Sus scrofa) o il capriolo (Capreolus capreolus).
I principali problemi legati all’inurbamento sono fondamentalmente dovuti all’aumento delle zoonosi, alla conservazione del patrimonio monumentale e architettonico e alla semplice convivenza tra uomo e animale.
Zoonosi. – Le malattie trasmesse all’uomo dagli animali (zoonosi) sono in costante aumento in ambienti antropizzati, anche a causa dei cambiamenti climatici che stanno portando all’espansione verso Nord di molte zoonosi, un tempo meno diffuse o assenti a certe latitudini. Questo fenomeno coinvolge principalmente zecche, zanzare, flebotomi e altri artropodi vettori di microrganismi per i quali molte specie di mammiferi e uccelli presenti in città rappresentano gli ospiti intermedi. Inoltre, scarafaggi, mosche e ratti causano ulteriori problemi sanitari, infestando spesso abitazioni, supermercati, aziende alimentari, bar e ristoranti e veicolando microrganismi patogeni che contaminano le derrate alimentari, con ingenti danni economici.
Conservazione del patrimonio monumentale. – Le deiezioni acide degli uccelli (storni e piccioni soprattutto) causano gravi danni ai monumenti (soprattutto in marmo e travertino), costringendo le amministrazioni a impegnare molto denaro per la ripulitura delle pietre o per attività di dissuasione di tipo meccanico, chimico o acustico, che peraltro hanno un’efficacia limitata e inadeguata al numero spesso elevatissimo di uccelli.
Convivenza uomo-animale. – Piccioni, storni, gabbiani reali, cornacchie, cinghiali, sempre più numerosi in città, rendono a volte difficile la vita quotidiana di molti cittadini. Le loro deiezioni sporcano strade, marciapiedi e autovetture, ma anche terrazze e tetti privati. Inoltre, specie grandi e territoriali, come il gabbiano reale mediterraneo, iniziano a mostrare comportamenti aggressivi anche nei confronti dell’uomo, in special modo durante il periodo della nidificazione o nella ricerca del cibo. Da alcuni decenni gli uccelli costituiscono un problema anche per molti aeroporti, tanto che oggi le collisioni con uccelli sono una delle cause principali di incidenti aerei; infine, si moltiplicano gli incidenti stradali da impatto con ungulati selvatici in aree suburbane.
Conclusioni. – Da un punto di vista più strettamente ecologico, possiamo concludere che l’urbanizzazione e il conseguente i. a., distruggono o modificano gli habitat preesistenti e la loro fauna, creando al contempo nuove opportunità, che però selezionano le specie più generaliste a scapito delle altre, influenzando quindi le comunità biologiche. Tutto questo si riflette in una progressiva banalizzazione e semplificazione della fauna, e in una perdita di habitat e biodiversità, fenomeno questo purtroppo in costante aumento su scala mondiale.
Bibliografia: C. Battisti, Frammentazione ambientale, connettività, reti ecologiche. Un contributo teorico e metodologico con particolare riferimento alla fauna selvatica, Provincia di Roma, Assessorato alle politiche ambientali, Agricoltura e Protezione civile, Roma 2004; I. De Carneri, Parassitologia generale e umana, a cura di C. Genchi, E. Pozio, Milano 200413; E. Arcamone, A. Franceschi, Monitoraggio della nidificazione del gabbiano reale Larus michahellis nella città di Livorno, «Alula», 2006, 3, 1-2, pp. 151-56; M. Fraissinet, D. De Rosa, Il gabbiano reale mediterraneo Larus michahellis nidificante a Napoli, «Alula», 2006, 13, 1-2, pp. 163-70; F. Fraticelli, C. Battisti, E. Arca, L’impatto della cornacchia grigia Corvus cornix sulle ornitocenosi dei parchi urbani di Roma, «Alula», 2008, 15, 1-2, pp. 173-76; M. Dinetti, Biodiversità urbana. Conoscere e gestire habitat, piante e animali nelle città, Pontedera 2009; L’ibridazione tra animali selvatici e domestici: una minaccia per la biodiversità, Atti del 4° workshop Cantieri della biodiversità, Siena 2009, a cura di Provincia di Siena, Servizio risorse faunistiche e riserve naturali; M. Fraissinet, D. De Rosa, Distribuzione ed ecologia del gabbiano reale Larus michahellis nidificante a Napoli nel triennio 2005-2007, «Picus», 2012, 73, pp. 5-12.
Webgrafia: F. Cristaldi, G. Szpunar, C. Foschi, La componente mobile animale dell’ecosistema Roma, «Scienze e ricerche», 2014, 1, novembre, pp. 12-19, http://www.scienze-ricerche.it/?p =438 (11 nov. 2014); N.R. Villaseñor, D.A. Driscoll, M.A.H. Escobar et al., Urbanization impacts on mammals across urbanforest edges and a predictive model of edge effects, «PLOS One», 2014, 9, 5, e 97036, http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0097036 (11 nov. 2014).