Medici, Ippolito de'
Medici, Ippolito de’ (Pasqualino)
Nacque a Urbino nel marzo del 1511, figlio illegittimo di Giuliano, duca di Nemours, e di Pacifica Brandano (il nome Pasqualino gli fu dato dalla confraternita di S. Maria del Pian di Mercato di Urbino, che lo aveva raccolto il 19 aprile; cfr. Rebecchini 2010, pp. 19-20 nota 3). Fu legittimato il 4 maggio 1519 da Franceschetto Cibo, cognato di papa Leone X.
Della sua educazione si occupò Clarice de’ Medici, moglie di Filippo Strozzi. Successivamente fu condotto a Roma alla corte di Leone X e iniziato alla cultura umanistica e alle più raffinate maniere cortigiane. Carattere esuberante e irrequieto, mostrò fin da piccolo inclinazione per le armi. Considerato da Leone X come il futuro capo della famiglia, continuò a rappresentare il potere mediceo anche nei primi anni del pontificato di Clemente VII, che lo aveva inviato a Firenze con il cardinale Silvio Passerini. Nell’agosto del 1525 M. scrive a Francesco Guicciardini di aver suggerito, in un colloquio con Lorenzo Strozzi, un possibile matrimonio tra Ippolito e una figlia del medesimo Guicciardini. Nell’agosto del 1526 è Francesco Vettori a illustrare a Ippolito e al cardinale Passerini i rapporti di M. dal campo della lega Santa. Tra la fine di aprile e la metà di maggio del 1527, quando la città si ribellò al potere mediceo, Ippolito fu allontanato da Firenze insieme con Passerini, ma continuò a essere chiamato «il Magnifico» e indicato come l’erede designato per una successiva restaurazione medicea. Diversa però fu la volontà del papa che, pur mirando a reinsediare i Medici, scelse Alessandro, figlio naturale di Lorenzo il Giovane, come signore di Firenze (duca dal 1532, fu ucciso da un altro Medici, Lorenzino, nel 1537). La scelta di Clemente VII apriva a Ippolito una rapida, ricca e, tuttavia, poco desiderata carriera ecclesiastica: il 20 gennaio 1529 fu creato cardinale. Nominato arcivescovo di Avignone il 10 gennaio 1529, fu dotato di cospicue rendite.
A partire dal 1529 Ippolito si inserì nel gioco politico internazionale come cardinale nipote del papa, ma soprattutto con la sempre più ostinata volontà di cacciare Alessandro da Firenze e sostituirsi a lui nel governo della città. La restaurazione del potere mediceo era stata promessa dall’imperatore Carlo V a Clemente VII con il trattato di Barcellona (giugno 1529), che precedette la pace generale di Bologna (1° genn. 1530) e la solenne incoronazione di Carlo V, alla quale Ippolito partecipò con gran seguito. Alla caduta di Firenze (12 ag. 1530), il papa prese egli stesso le redini del potere: il 17 febbraio 1531 Alessandro fu abilitato dalla Balìa all’esercizio di tutte le cariche. Ippolito reagì in maniera inattesa: senza avvertire il papa si recò a Firenze per tentare un colpo di mano. Giunse in città il 20 aprile 1531: il tentativo fallì, ma fu utilizzato da Ippolito per ricattare il papa e ottenere da lui nuove prebende e denaro.
Divenuta più forte la minaccia dei turchi nelle terre dell’impero, Clemente VII, nel concistoro del 21 giugno 1532, decise di inviare Ippolito come suo legato presso Carlo V con 50.000 ducati e facoltà di arruolare truppe. Spinto dal fascino per il mestiere delle armi, Ippolito partì da Roma l’8 luglio 1532: indossava abiti «da soldato con berretto rosso, piume bianche e casacca tagliata, et spada et pugnale» (M. Sanudo, Diarii, 56° vol., 1901, col. 770), proprio come lo ritrae Tiziano Vecellio nel quadro conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti (Ritratto del cardinale Ippolito de’ Medici, 1532).
Alla morte di Clemente VII (25 sett. 1534), Ippolito si avventurò in manovre conclavistiche promettendo di appoggiare il cardinale Alessandro Farnese, futuro Paolo III, in cambio di aiuto per riprendersi Firenze. Nel marzo del 1535 fu inviata a Barcellona – dove era atteso Carlo V, rientrato trionfalmente in Italia dopo la vittoria di Tunisi – una delegazione di fuoriusciti fiorentini per perorare la causa che, in quel momento, vedeva uniti Ippolito e diversi oppositori del duca. Ippolito inviò il suo consigliere, per il quale scrisse una particolareggiata istruzione. L’ostacolo maggiore alla realizzazione del suo progetto diventava il matrimonio fra Alessandro e Margherita d’Asburgo e, implicitamente, Ippolito si proponeva di sostituire il cugino per impalmare la figlia naturale dell’imperatore. La delegazione, ricevuta nel maggio del 1535, ottenne da Carlo V la possibilità di un incontro a Napoli, dove sarebbero stati ascoltati sia il duca Alessandro sia i fuoriusciti. Nel viaggio verso Napoli Ippolito si fermò a Itri per incontrare l’amata Giulia Gonzaga, vedova di Vespasiano Colonna, duchessa di Fondi, che già nel 1534 aveva salvato dalle incursioni e dal rapimento da parte del corsaro Khair addīn, detto il Barbarossa. Debilitato da un’improvvisa malattia e da cure troppo energiche, fu avvelenato il 5 agosto dal suo siniscalco Giovanni Andrea de’ Franceschi, e morì a Itri il 10 agosto 1535. Fu sepolto a Roma nella basilica di S. Lorenzo in Damaso.
Educato a Roma alla corte di Leone X, Ippolito fu iniziato alla cultura umanistica da personalità come il cardinale Bernardo Dovizi detto il Bibbiena e Pietro Bembo. Ritratto da Raffaello Sanzio nella stanza al secondo piano del Palazzo pontificio detta dell’Incendio di Borgo, visse la propria infanzia a contatto con una cerchia raffinatissima di artisti e letterati. L’eredità letteraria della corte di Ippolito fu raccolta da papa Paolo III Farnese e da suo nipote, il cardinale Alessandro. Non sembra che le preferenze di Ippolito siano state guidate da meditate scelte culturali o artistiche, quanto piuttosto da una passione per il lusso e dall’acuta consapevolezza del contributo che opere letterarie e d’arte potevano offrire nella creazione di un’immagine principesca di sé. Ippolito conobbe Raffaello ed ebbe rapporti con Michelangelo Buonarroti, cui inviò dei doni; come detto, fu ritratto nel 1532 a Venezia da Tiziano vestito «all’ungaresca» in un famoso quadro oggi a Firenze e in un secondo dipinto perduto in cui appariva in armatura. Nello stesso anno ebbe presso di sé il giovane Giorgio Vasari, che dipinse per lui diversi quadri di soggetto sia religioso sia profano.
Non è nota la consistenza delle raccolte antiquarie di Ippolito, tuttavia alcune testimonianze letterarie e archivistiche lo menzionano fin dal 1529 tra i più attivi collezionisti di Roma.
Bibliografia: Roma, Archivio di Stato, Tribunale criminale del governatore, Processi del secolo XVI, vol. 10, fasc. 3; L. Fumi, La legazione del card. Ippolito de’ Medici nell’Umbria, sopra documenti vaticani nuovamente rinvenuti, «Bollettino della Regia Deputazione di storia patria per l’Umbria», 1899, 3, pp. 477-587; M. Sanudo, Diarii, 56°-58° voll., Venezia 1901-1903, ad indicem; F. Guicciardini, Storia d’Italia, a cura di S. Seidel Menchi, 3° vol., Torino 1971, ad indicem; G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori, nelle redazioni del 1550 e 1568, a cura di P. Barocchi, R. Bettarini, 4° vol., Firenze 1976, pp. 535-36; Tiziano, Lettere, Magnifica Comunità di Cadore 1989, pp. XXX, 16, 50, 51; N. Machiavelli, Opere, a cura di C. Vivanti, 2° vol., Torino 1999, p. 438. Per le fonti nell’Archivio di Stato di Firenze cfr. S. Camerani, Bibliografia medicea, Firenze 19642, ad indicem.
Per gli studi critici si vedano: L. von Pastor, Geschichte der Päpste seit dem Ausgang des Mittelalters, mit Benutzung des papstli chen Geheim-Archives und vieler anderer Archive, 4° vol., t. 2, e 5° vol., Freiburg i. B. 1907 e 1909 (trad. it. Storia dei papi dalla fine del Medio Evo, compilata col sussidio dell’Archivio segreto pontificio e di molti altri archivi, 4° vol., t. 2, e 5° vol., Roma 1929 e 1924), ad indicem; G.E. Moretti, Il cardinale Ippolito de’ Medici dal trattato di Barcellona alla morte (1529-1535), «Archivio storico italiano», 1940, 1, pp. 137-78; R. von Albertini, Das florentinische Staatsbewusstsein im Übergang von der Republik zum Prinzipat, Bern 1955 (trad. it. Firenze dalla Repubblica al Principato. Storia e coscienza politica, Torino 1970), ad indicem; R. Devonshire Jones, Francesco Vettori. Florentine citizen and Medici servant, London 1972, ad indicem; E.B. Weaver, Inediti vaticani di Ippolito de’ Medici, «Filologia e critica», 1984, 1, pp. 122-35; R. Sodano, La morte di Ippolito de’ Medici: nuovi documenti dall’archivio Gonzaga, «Lo stracciafoglio», 2000, 1, pp. 29-35; D. Crews, Spanish diplomacy and the mysterious death of cardinal Ippolito de’ Medici, «Mediterranean studies», 2003, 12, pp. 103-10; P. Simoncelli, Fuoriuscitismo repubblicano fiorentino, 1530-54, 1° vol., Milano 2006, ad indicem; G. Rebecchini, Un altro Lorenzo: Ippolito de’ Medici tra Firenze e Roma (1510-1535), Venezia 2010.