Poeta giambico greco (seconda metà sec. 6º a. C.), di Efeso. Per aver preso parte alla lotta contro i tiranni della sua città, dovette esulare a Clazomene, dove passò il resto della sua vita. La tradizione del suo odio implacabile contro lo scultore Bupalo, che lo avrebbe effigiato brutto e deforme, è leggendaria, nonostante che un Bupalo sia spesso colpito nei suoi versi. Della raccolta dei giambi di I. restano brevi frammenti; un più esteso frammento (dai papiri di Ossirinco) descrive una scena di lupanare, confermando l'ambiente triviale rappresentato dalla poesia di I., notevole del resto per una sua spontaneità rude e violenta. Oltre a invettive sanguinose e amari lamenti di miseria, I. compose anche due epodi (papiro di Strasburgo) già attribuiti ad Archiloco. Il dialetto, ionico, è colorito di parole lidie e frigie, il metro più frequente è il coliambo, o giambo zoppo, detto anche scazonte o ipponatteo. I. ebbe molta fortuna presso i comici, e nell'età ellenistica presso Fenice di Colofone, Callimaco, Eroda; in Roma, tra i neoteroi, presso Calvo, Cinna e Catullo.