Irlanda
'
geografia umana ed economica
di Luigi Stanzione
Stato dell'Europa nord-occidentale. Al censimento del 2002 la popolazione irlandese risultava di 3.917.203 ab. (4 milioni circa a una stima del 2005), con un incremento dell'8% rispetto alla precedente rilevazione (1996); con la sola eccezione del centro urbano di Cork, tutte le province, le contee e le città del Paese hanno fatto registrare andamenti positivi. La densità media, tra le più basse d'Europa, è pari a 59 ab./km2, ma la popolazione irlandese è tra le più giovani dell'intera Unione Europea: il 30% ha meno di venti anni.
Il 60% degli irlandesi vive in aree definite urbane (quelle composte da centri superiori a 1500 ab.), mentre la restante quota in aggregazioni definite rurali. La Grande Dublino (1.004.600 ab.) ospita più del 25% della popolazione nazionale, le altre quattro città principali (Cork, Limerick, Waterford e Galway) poco meno del 10%. Nel complesso, la redistribuzione della popolazione tra aree rurali e urbane, a vantaggio di queste ultime, rappresenta una delle maggiori trasformazioni che hanno contrassegnato l'I. a partire dalla fondazione dello Stato (1921). A conferma di ciò, il tasso di crescita della popolazione urbana, nel periodo 1996-2002, risulta circa doppio rispetto a quello della popolazione rurale. Degni di rilievo anche i fenomeni migratori, che segnalano una netta inversione di tendenza: il Paese, tradizionalmente segnato da cospicui flussi in uscita, è infatti diventato una meta per lavoratori provenienti dall'Asia, dall'Africa e dai Paesi dell'Europa orientale. I dati demografici e insediativi, soprattutto quelli relativi all'irrobustimento delle trame urbane, sono in parte da collegarsi alla crescita economica e sociale irlandese che, sia pur con minor vigore rispetto agli anni Novanta del 20° sec., ha conosciuto nei primi anni del 21° sec. una fase di ulteriore rilancio.
A fronte del complessivo rallentamento dell'economia mondiale, in tale periodo i tassi di crescita irlandesi sono stati molto più elevati di quelli degli altri Paesi europei. Nel 2004 il PIL è aumentato del 4,5% (e del 4,7% nel 2005), l'occupazione ha guadagnato 3 punti percentuali, il tasso di disoccupazione è risultato pari al 4,5% (circa metà di quello medio europeo), i salari sono cresciuti di oltre il 5%. I miglioramenti nei livelli di reddito hanno, inoltre, ulteriormente incrementato la già sostenuta domanda interna e inciso fortemente sul mercato dell'edilizia residenziale, che rappresenta uno dei comparti maggiormente dinamici. Anche per ciò che concerne il grado di apertura al commercio internazionale e agli investimenti esteri, si confermano le prospettive positive del Paese, che si è dotato di un'agenzia per l'attrazione di tali investimenti, IDA (Industrial Development Agency), soprattutto nei settori produttivi ad alto valore aggiunto, e di una strategia di governo che mira a rafforzare le competenze nel campo della knowledge economy. L'industria biofarmaceutica, quella delle telecomunicazioni e la finanza rappresentano i settori di punta dei nuovi investimenti esteri e hanno consentito, tra l'altro, una crescita notevole dell'occupazione qualificata.
Una politica commerciale di apertura, legata alla presenza di imprese multinazionali, ha consentito all'I. di far crescere le proprie quote di esportazione. Di particolare rilievo i prodotti farmaceutici, le attrez-zature mediche, le apparecchiature scientifiche e di controllo; in calo, invece, le esportazioni di computer. Ulteriore impulso alla circolazione delle merci potrà derivare dall'ammodernamento e dall'irrobustimento della rete dei trasporti, che risulta ancora inadeguata, soprattutto tenendo conto dei rapidi ritmi di sviluppo. Crescente rilievo assumono anche il turismo rurale e quello che ha come destinazione la capitale (complessivamente nel 2004 si sono registrati oltre 6,5 milioni di visitatori). Le più recenti strategie di sviluppo mirano peraltro a coniugare il sostegno alla crescita economica con politiche di riequilibrio territoriale e sociale.
Storia
di Francesco Bartolini
Per l'I. l'inizio del 21° sec. fu caratterizzato da un consolidamento della crescita economica, cominciata nella seconda metà degli anni Ottanta del 20° sec., e da una significativa evoluzione del dibattito politico, sempre più condizionato da nuove questioni, come la necessità di limitare l'immigrazione o di ripensare il proprio ruolo all'interno dell'Unione Europea (UE). Di fronte all'allargamento e alle trasformazioni della UE, infatti, si accrebbero nell'opinione pubblica nazionale i timori per un possibile ridimensionamento del benessere raggiunto e per un coinvolgimento nella politica di difesa comunitaria, in contrasto con la tradizionale neutralità del Paese.
Tra 2000 e 2001 il governo di B. Ahern (leader dei centristi del Fianna Fáil, al potere con i liberal-moderati Progressive Democrats dal 1997) accusò un calo di consensi, provocato da una serie di inchieste giudiziarie in cui rimasero coinvolti alcuni esponenti del Fianna Fáil, sospettati di corruzione o di evasione fiscale. Tra gli altri furono inda-gati l'ex premier C. Haughey e gli ex ministri P. Flynn e R. Burke, quest'ultimo poi condannato per evasione fiscale (gennaio 2005). Ma accuse e sospetti investirono anche il maggior partito d'opposizione, il conservatore Fine Gael, e il suo leader, J. Bruton, costretto a dimettersi nel gennaio 2001; al suo posto, un mese dopo, venne eletto M. Noonan. A indebolire l'azione del governo arrivò poi, a giugno, la vittoria del no al referendum per la ratifica del trattato di Nizza, che modificava la composizione e il funzionamento degli organismi della UE. Nonostante l'impegno dell'esecutivo a favore dell'approvazione, il 53,9% dei votanti si oppose alla ratifica del trattato. Fu un risultato che allarmò Bruxelles e gli altri Stati della UE: secondo gli analisti politici, il voto negativo fu determinato dalla scarsa affluenza alle urne (34,8%), dai timori legati a una futura riduzione dei fondi comunitari e dalla possibilità di un'adesione del Paese alla costituzione di una forza militare europea, che avrebbe potuto indebolirne la politica di neutralità. Un'altra pesante sconfitta per il governo giunse nel marzo 2002, quando in un altro referendum il 50,4% dei votanti respinse una proposta di inasprire la legge contro l'aborto, trasformandolo in un reato punibile con 12 anni di carcere. Malgrado questi segnali negativi per il governo, alle elezioni generali del maggio 2002 il Fianna Fáil riuscì a conquistare il 41,5% dei voti e 4 seggi in più rispetto al 1997 (81 contro 77), sfiorando la maggioranza assoluta. Il Fine Gael, viceversa, ottenne solo il 22,5% e perse ben 23 seggi (31 contro 54). Risultati positivi registrarono il socialdemocratico Labour Party (10,8%, 21 seggi), i Progressive Democrats (4%, 8 seggi), l'ecologista Comhaontas Glas (3,7%, 6 seggi) e il nazionalista Sinn Féin (6,5%, 5 seggi). Il Fianna Fáil e i Progressive Democrats si accordarono per formare un nuovo governo, Ahern fu riconfermato primo ministro, mentre Noonan lasciò la guida del Fine Gael a E. Kenny. L'esecutivo si mise subito al lavoro per cercare di superare l'impasse provocata dalla mancata ratifica del trattato di Nizza. Al vertice dei capi di Stato della UE, svoltosi a Siviglia nel giugno 2002, Dublino ottenne una dichiarazione ufficiale da parte degli altri Stati membri che nessun accordo europeo avrebbe mai compromesso la politica di neutralità dell'Irlanda. Poi, a settembre, Ahern annunciò un secondo referendum sulla ratifica del trattato di Nizza, che però includeva questa volta un divieto esplicito di par-tecipazione del Paese a ogni futura forza militare europea. A ottobre il 49,5% degli elettori si recò alle urne e il 62,9% di loro approvò la ratifica. Non cessarono tuttavia i timori sul rischio di un coinvolgimento del Paese in operazioni militari. Nel marzo 2003, dopo l'inizio della guerra in ̔Irāq, la decisione del governo di continuare a permettere all'aviazione militare statunitense di utilizzare l'aeroporto di Shannon provocò un duro scontro con l'opposizione e un acceso dibattito nell'opinione pubblica. Altrettanto vivace divenne in questo periodo il confronto sul problema dell'immigrazione. Destò allarme, infatti, il continuo incremento dei flussi provenienti dagli Stati extracomunitari, stimolato dalla rapida crescita economica del Paese e da una legislazione che assicurava a tutti i nati in I. la cittadinanza. Nel gennaio 2003 la Corte suprema sentenziò che i genitori stranieri di bambini irlandesi non avevano automaticamente diritto di risiedere in I., provocando aspre polemiche e ricorsi legali da parte di gruppi di immigrati. Nel giugno 2004 un referendum per cancellare dalla Costituzione il diritto alla cittadinanza per tutti i nati nel Paese fu approvato dal 79,2% dei votanti. Contemporaneamente gli irlandesi furono chiamati a votare per le elezioni europee e per quelle amministrative, che registrarono un calo di consensi per il Fianna Fáil. Così, a settembre, Ahern modificò la composizione del governo, promettendo una riduzione delle tasse e un aumento delle spese per l'assistenza sociale. A ottobre il presidente della Repubblica, M. McAlesee, fu automaticamente rieletta per un secondo mandato perché gli altri due aspiranti alla carica, D.R. Scallon e E. Ryan, non erano riusciti a ottenere il sostegno di 20 deputati, requisito necessario per la candidatura.
In politica estera gli sforzi maggiori del governo furono indirizzati nel tentativo di risolvere la questione dell'Ulster (v. Gran Bretagna e Irlanda del nord: Storia). Al fianco del premier britannico T. Blair, Ahern ebbe un ruolo importante nella mediazione tra unionisti e repubblicani e nella campagna diplomatica per sollecitare il disarmo dell'IRA (Irish Republican Army). In questo periodo, inoltre, Dublino riaffermò con forza la sua scelta di neutralità, ufficializzando nel gennaio 2005 la sua rinuncia a partecipare al progetto di formazione di una forza militare d'intervento rapido della UE.
bibliografia
S. Collins, The power game: Ireland under Fianna Fáil, Dublin 2001.
Politics in the Republic of Ireland, ed. J. Coakley, M. Gallagher, London-New York 2005.