ISAURIA (A. T., 88-89)
Regione storica (v. sotto) dell'Asia Minore, fra la Pisidia e la Licaonia: si può considerare come una zona di transizione tra queste due regioni, montuosa e umida la prima, costituita la seconda da un aridissimo piano. Le alture dell'Isauria infatti, che fiancheggiano quelle più elevate della Pisidia, formano uno dei fianchi che limitano il piano di Licaonia. Ai piedi di esse, sull'orlo del piano, sorgono Conia e altri centri minori, che beneficiano di un terreno abbastanza fertile e dell'acqua proveniente dalle montagne: la piana di Conia è irrigata dalle acque derivanti dai due laghi isaurici di BeiŞehir e di Sogla e dai loro emissarî. Altri piccoli centri si trovano nelle valli dei corsi d'acqua che, scendendo dalle alture dell'Isauria, in parte si perdono nel piano di Licaonia, in parte defluiscono ai bacini chiusi della Pisidia e della Frigia. A zone nude o coperte di macchia si alternano, nei fondovalle o sui pendii irrigabili, zone coltivate; si alleva anche il bestiame.
Storia. - L'antica Isauria, situata nel mezzogiorno dell'Asia Minore fra la Licaonia, la Pisidia, la Cilicia, e la Panfilia, occupata dalla catena del Tauro, era essenzialmente montuosa e impervia: onde per la sua natura e per quella dei suoi abitanti, di stirpe affine, sembra, ai Pisidi, ma più ancora di questi dediti alle rapine e ribelli a ogni soggezione, era ben poco conosciuta dagli antichi. Greci e Romani dovettero molto combattere per ridurre in obbedienza gl'Isauri, senza tuttavia riuscirci completamente, se non molto tardi, sotto l'impero di Bisanzio. Nel periodo preromano è ricordata una campagna di Perdicca, che riuscì a distruggere il centro principale della regione, Isaura. Da parte dei Romani una prima spedizione fu effettuata fra il 78 e il 75 a. C. da P. Servilio, che prese anch'egli la città e ne riportò il titolo di Isaurico. Nel 64 l'Isauria fu aggregata alla provincia Cilicia, entro la quale formava un conventus: ma la sua sottomissione era ben lungi dall'essere effettiva. Nel 36 Antonio la cedette al tetrarca della Galazia, Aminta, che, venuto ancora a Isaura, la distrusse, iniziando la riedificazione nello stesso luogo di una nuova fortezza. Costituita nel 25 a. C. da Augusto la provincia della Galazia, l'Isauria fu unita a questa, con la quale rimase fino al tempo di Settimio Severo, quando tornò un'altra volta con la Cilicia. Isauri e Cilici della parte montuosa del paese (Cilicia Tracheia) riunendosi in un solo piccolo stato, non solo scesero allora ancora a saccheggiare le terre limitrofe, ma accarezzarono sogni d'indipendenza politica sotto capi indigeni. Uno di questi, Trebelliano, si proclamò imperatore, ma fu sconfitto e ucciso da un generale di Gallieno; contro un altro, Lidio, combatté Probo, il quale, riportata la vittoria, stabilì nel paese suoi veterani come coloni.
Nel sec. V, sotto il governo dei primi imperatori bizantini, gl'Isauri acquistarono, per il loro valore, una posizione privilegiata in Costantinopoli e uno di loro, Zenone, divenne imperatore. Ribellatisi ad Anastasio I successore di Zenone, gl'Isauri furono vinti, il loro paese occupato militarmente e molti di essi vennero trapiantati in Tracia. Al tempo di Giustiniano l'Isauria, con la parte orientale della Cilicia, formava una provincia retta da un comes. Dopo la conquista della Siria, nel 651 gli Arabi invasero l'Isauria, ma ne furono presto sloggiati. Posta al confine fra l'Anatolia e la Siria, fra il mondo cristiano e il musulmano, essa fu il teatro di una guerra incessante e passò senza tregua dagli uni agli altri. Nel sec. VIII diede a Bisanzio una delle più notevoli dinastie, quella fondata da Leone III l'Isaurico (v. isaurici). Fece poi parte del regno armeno-cilicio dei Rupenidi finché nel sec. XIV cadde sotto il dominio degli Ottomani.
Poche città erano nella regione. Della principale, Isaura vetus (τὰ "Ισαυρα, 'Ισαυρία ἡ παλαιά), si è già accennato: è ricordata spesso dai testi letterarî e da iscrizioni, appartenenti in gran parte al secolo III: pure di questo secolo sono le monete da lei coniate. La sua posizione va identificata a Zengibar Kalesi. Isaura nova è dubbio quando fosse fondata: certo coesisteva con la prima; fu identificata dal Ramsay a Dorla, a ENE. di Zengibar Kalesi. Le liste bizantine vi ricordano varie sedi vescovili.
Monumenti. - A Zengibar Kalesi restano tuttora numerosi avanzi di Isaura vetus: tratti delle mura e un arco in onore di Adriano. Nelle vicinanze di Ulu Bunar sono visibili i resti di una basilica e un edificio a pianta ottagonale in grandi conci, oggi in gran parte diruti. Nella basilica l'abside aveva pianta ad arco sopralzato; un nartece si stendeva lungo l'intera facciata, sul lato nord della quale s'innalzava una costruzione quadrata, probabilmente un battistero. Nell'ottagono, di dimensioni abbastanza grandi (18 m. di diametro), otto colonne dividevano il vano circolare centrale da quello perimetrale. L'intero edificio posava su un imbasamento a due gradini. Molto importante la serie di stele cristiane, in parte anteriori a Costantino, particolarmente numerose a Dorla. Sono frequenti le stele firmate; notevole la decorazione a trittico con coronamento rotondo nel centro, a punta sui lati, spesso chiusi da un ornato che imita le transenne. Le stele sono inoltre decorate da croci a mosaico, corone, ghirlande, rosoni a sei braccia, stelle, amesi varî da muratore e da falegname, foglie d'edera, pesci. Queste stele si distinguono da quelle di tipo ellenistico, così frequenti nelle altre regioni dell'Asia Minore, per un'impronta d'arte locale di cui i testi letterarî hanno conservato il ricordo e che offre curiose affinità con l'arte copta.
Bibl.: J. Strzygowsky, Kleinasien, ein Neuland der Kunstgeschichte, Lipsia 1903; W. M. Ramsay, Historical Geography of Asia Minor, Londra 1890; A. M. Ramsay, The Early Christian art of Isaura Nova, in Journal of Hellenic Studies, XXIV (1904), pp. 260-92; id., Isaurina and East-Phrygian Art, in Studies in the History and Art of the eastern provinces of the Roman Empire, Aberdeen 1908, pp. 1-92; id., Examples of Isaurina Art, in Anatolian Studies, Manchester 1923, pp. 323-338; Ruge, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., s. v.