(gr. ᾿Ισαυρία) Regione storica dell’Asia Minore meridionale, tra Pisidia, Licaonia, Cilicia, percorsa dalla catena del Tauro e affacciata sulla costa; fu abitata da una popolazione bellicosa. Nel 78 a.C. la città principale, Isaura, fu presa da Publio Servilio, che ebbe il titolo di Isaurico. Nel 64 a.C. la regione fu aggregata dai Romani alla Cilicia; nel 25 a.C. inclusa da Augusto nella provincia della Galazia; sotto Settimio Severo nuovamente annessa alla Cilicia. Isauri e Cilici, uniti insieme, aspirarono all’indipendenza, fomentando ribellioni e sostenendo capi indigeni. Nel 5° sec., sotto i primi imperatori bizantini, gli Isauri per il loro valore acquistarono una posizione privilegiata e uno di essi, Zenone, divenne imperatore. Ribellatisi al successore Anastasio I (491-518), gli Isauri furono vinti, l’I. occupata e molti dei suoi abitanti trasferiti in Tracia. Sotto Giustiniano, con la parte orientale della Cilicia, l’I. formava una provincia retta da un comes. Invasa dagli Arabi nel 651, ne fu liberata subito dopo, ma, posta ai limiti fra mondo bizantino e mondo arabo, fu continuo oggetto di contesa, passando dagli uni agli altri. Nel 14° sec. cadde sotto il dominio ottomano.
Dall’I., dove avrebbe avuto origine, prese nome nell’8° sec. la dinastia bizantina degli Isaurici; fondata da Leone III detto l’Isaurico, restò sul trono di Bisanzio dal 717 all’802. Si successero: Leone III (717-741); Costantino, detto Copronimo (741-775); Leone IV, detto il Cazaro (775-780); Costantino VI (780-797) e Irene, vedova di Leone IV, che, dopo aver governato come reggente per il figlio, nel 797 lo depose e lo fece accecare, regnando sino all’802, quando fu abbattuta dall’esercito. Se in Oriente contennero l’avanzata araba, in Occidente gli I. persero parte dell’Italia, a causa dell’iconoclastia che propugnavano. Importante è anche la loro opera legislativa.