ISLANDA (isl. Ísland; A. T., 65)
Isola situata nell'Oceano Atlantico settentrionale, compresa tra le latitudini di 63° 24′ (Dyrhólaey) e 66° 33′ N. (Rifstángi) e le longitudini di 13° 22′ e 24° 35′ O. L'estremità orientale dell'isola dista circa 960 km. dalla costa norvegese più vicina; la distanza dalla costa nord-occidentale della Scozia è press'a poco la stessa; la punta più occidentale dell'isola, Staalbjerg huk, non dista dalle coste della Groenlandia 260 km.
La massima lunghezza dell'isola da E. a O. è di circa 490 km. e la massima larghezza da N. a S. (tra Dalatá e Dyrhólaey), di 357 km. La superficie dell'Islanda, comprese anche le piccole isole adiacenti, si ragguaglia a 104.785 kmq.
Sommario. - Geografia: Esplorazione (p. 622); Coste (p. 623); Geologia (p. 623); Morfologia (p. 624); Clima (p. 625); acque interne (p. 625); Flora e vegetazione (p. 625); Fauna (p. 625); Etnologia (p. 625); Dati sulla popolazione (p. 626); Agricoltura, allevamento, pesca e industria (p. 626); Commercio e comunicazioni (p. 627). - Ordinamento dello stato: Ordinamento politico e amministrativo (p. 627); Culti (p. 627); Istruzione pubblica (p. 627); Finanze (p. 628). - Storia (p. 629) - Lingua (p. 626). - Letteratura (p. 630). - Arte (p. 631).
In tutto l'articolo, per comodità tipografica e alfabetica, i segni þ e ð sono sostituiti da th e dh.
Esplorazione. - L'identificazione con l'Islanda della Thule di Pitea è ancora assai discussa e quindi non possiamo asserire che l'isola fosse nota già all'antichità classica. Più probabile appare che i monaci irlandesi, che secondo Dicuil (De Mensura orbis Terrae) nella prima metà del sec. VIII si sarebbero ritirati a vivere come anacoreti nell'estrema isola settentrionale, abbiamo seguito le più antiche e incerte scorrerie di pirati normanni. È dell'867 la prima spedizione sicuramente accertata, quella di Nadodd che, mentre navigava tra la Norvegia e le Faerøer fu spinto fino all'Islanda; dopo d'allora l'isola divenne meta assai frequentata dai viaggiatori normanni e anzi si avviò a quella volta una notevole emigrazione, causata dai mutamenti politici che accaddero in Norvegia sul finire del sec. IX. Questi Normanni, insieme con alcuni Irlandesi guidati da Aud, vedova di Olaf il Bianco, re di Dublino, colonizzarono le coste dell'isola e ne occuparono tutti i terreni della costa orientale, meridionale e occidentale, suscettibili di coltura. Ma, nonostante i progressi seguiti all'introduzione del cristianesimo e quindi allo stabilirsi del dominio norvegese e danese e nonostante la cultura abbastanza diffusa fra la popolazione, lo studio dell'interno fece pochi progressi e la conoscenza rimase stazionaria per secoli e limitata alle coste.
Lo studio metodico e su basi scientifiche del territorio fu iniziato nel sec. XVIII per opera della Società scientifica di Copenaghen, che nel 1752 inviò una missione formata da Eggert Olafsen e Bjarne Povelsen con l'incarico di studiare la geografia e la geologia dell'isola. L'esplorazione durò dal 1752 al 1757 e i risultati furono resi noti mediante un'ampia relazione pubblicata in danese nel 1762 e tradotta poi in tedesco nel 1774 (Olafsen und Povelsen. Reise durch Island). Qualche anno dopo un nuovo studio, con obiettivi piuttosto economici, fu compiuto per incarico del governo danese da Olaus Olavius (1775-77), che stese un'interessante relazione tradotta pure in tedesco (Oekonomische Reise durch Island, Dresda 1783); il volume fu corredato da una bella carta che è la prima buona rappresentazione dell'Islanda. Queste due pubblicazioni furono per lungo tempo le sole trattazioni complessive e costituirono la base della conoscenza geografica dell'isola, cui aggiunsero osservazioni e studî particolari molte pubblicazioni posteriori tra cui meritano di essere ricordate le ottime lettere di Uno von Troïl (Letters on Iceland, Londra 1780), che visitò l'isola nel 1772 in compagnia del naturalista inglese Joseph Banks, nonché la relazione di Henderson che risiedette in Islanda negli anni 1814-15 e le lettere di Xavier Marmier che visitò l'isola nel 1835-36. Tra gli studiosi posteriori accenniamo a W. S. Walthershausen, che scrisse una Physikalische geographische Skizze (Gottinga 1847); a Ch. S. Forbes, che ne illustrò i vulcani, i geysers e i ghiacciai; ai tedeschi W. Preyer e F. Zirkel, che esplorarono l'isola nel 1860, e all'inglese W. C. Lock che inserì varie note sui vulcani islandesi nei Proceedings della R. Soc. geografica inglese. La prima carta scientifica fu disegnata alla scala 1 : 480.000 (Copenaghen 1844).
Nei tempi recenti la geografia fisica fece numerosi progressi soprattutto per opera dell'islandese Th. Thoroddsen. Tra le sue campagne più importanti ricordiamo quella del 1884 nell'altipiano interno dell'Ódádahraun, cioè nel grande deserto di lava dominato dai coni vulcanici dell'Askja (m. 1412) e del Trölla dyngja (m. 1491); quella del 1886 in cui esplorò la grande penisola nord-occidentale fino al Capo Nord, studiando anche i ghiacciai di questa sezione. Altri viaggi egli fece successivamente sul Vatna jökull, il più grande ghiacciaio dell'isola, e più tardi si dedicò allo studio delle condizioni geologiche e topografiche della regione poco conosciuta di nord-est dove rilevò numerosi fenomeni vulcanici. I risultati delle sue ricerche vennero poi pubblicati nelle riviste geografiche (specie nella Geografisk Tidskrifl di Copenaghen) e in varî volumi, e costituiscono il miglior materiale scientifico intorno alla regione. Fondamentale per le esplorazioni è la sua Geschichte der islandischen Geographie (Lipsia 1898, voll. 2).
Coste. - La costa metidionale, dal Capo Eystrahorn a SE. fino alla foce dell'Ölfusá, forma una linea arcuata assai regolare, con pochi promontorî e insenature; frequenti invece, presso le foci dei fiumi, i laghi costieri (lón in islandese), separati dal mare aperto da strette lingue di terra. Sulla costa occidentale, invece, i fiordi sono assai numerosi. Fra le tre penisole di Reykjanes, Snaefellsnes e la triangolare penisola del nord-ovest, collegata al resto dell'isola solo da una stretta lingua di terra, sono interposti i due grandi golfi Faxa fjördur e Breidhi fjördhur. L'ultima delle penisole, in special modo nella sua parte NO. tra il C. Biargtangar e il C. Horn, è incisa da numerosissimi fiordi; i più grandi tra questi sono gli Isa fjardhar e il Jökul fjördhur. Sulle coste settentrionali si trovano poi i profondi fiordi Húna flói, Skaga e Eyia e quelli più aperti di Skiálfandi, Axar e Thistil fjördhur. Tra questi ultimi due è situata la penisoletta Melrakkasljetta, con il capo Rifstángi, il più settentrionale di tutta l'Islanda. Sulla costa orientale i fiordi sono più piccoli. Le coste dell'Islanda, tranne quelle meridionali, che per la maggior parte sono basse e sabbiose, in generale sono ripide, con una serie di elevati promontorî e con pareti rocciose degradanti a guisa di terrazze (hamrar). Una quantità di isolette accompagnano le coste; le più importanti fra queste sono le Vestmannaeyjar, di fronte alle coste meridionali.
Geologia. - L'Islanda consta essenzialmente d'un altipiano costituito da rocce vulcaniche recenti. Fiordi e valli formano delle depressioni marginali mentre nell'interno prevalgono pianori elevati circa 400-800 rn. s. m. Sopra tali pianori si elevano monti isolati e grandi massicci montuosi che dànno origine a espansioni di ghiaccio; e dall'interno alcune dorsali alte fino a 800-1200 m. si spingono nelle penisole e nei promontorî. Il nucleo delle montagne è costituito quasi esclusivamente da rocce vulcaniche terziarie e quaternarie. Altri tipi di rocce, come arenarie e calcari, appaiono solo raramente. La massa principale delle montagne, sia nell'interno dell'isola sia sulle coste meridionali, è costituita soprattutto da tufo, in special modo da tufo palagonitico. Il basalto si trova sulle coste occidentali, settentrionali e orientali, la liparite, invece, è assai rara. Lo spato d'Islanda si rinviene in un unico luogo e precisamente sul monte Grákollur nei dintorni di Helgastadhir nella parte orientale dell'isola. Dalle rocce suddette proviene la maggior parte della sabbia e della ghiaia che copre i fondi vallivi, le conche e le pianure. Una gran parte della superficie dell'Islanda è occupata da terreni paludosi. Ferro magnetico si trova in gran quantità nel basalto, nel tufo e nella lava; talora in masse così notevoli, che l'ago magnetico ne è influenzato. In alcuni luoghi, come ad esempio sul monte Esja presso Reykiavík, si trova anche il rame, e nei dintorni di questa città persino l'oro. Ampie pianure sono ricoperte da formazioni eruttive dell'attuale periodo geologico e soprattutto da lava (hraun), pomice (vikur) e, più raramente, da ossidiana (hrafntinna) e zolfo (brennisteinn). Le formazioni più antiche, peraltro, hanno avuto la massima influenza sulla configurazione del paese.
Morfologia. - La regione elevata coperta di neve e di ghiacci che si stende attraverso l'Islanda da SE. a NO. funge da spartiacque e divide l'isola in due grandi regioni naturali. Numerosi ghiacciai si trovano tuttavia anche nelle regioni marginali. Tutti insieme i ghiacciai dell'Islanda abbracciano una superficie di circa 13.000 kmq. (1/8 della superficie dell'isola). Il limite delle nevi raggiunge le quote più basse (400 m.) nella penisola di nord-ovest, mentre tocca le quote più alte a sud-est, a N. del Vatna jökull (1300 m.) ove la regione elevata interna raggiunge la sua massima larghezza e la sua massima altezza. Qui si estende il più grande ghiacciaio d'Europa, il Vatna o Klofa jökull (8500 kmq.), sulla cui superficie si elevano alcuni nunatakker (cioè punte o cocuzzoli che sporgono dal ghiaccio). Uno di essi, che è circondato dall'Öræfa jökull, ha un'altezza di 2119 m. ed è il punto più alto dell'Islanda. A nord-ovest del Vatna jökull, l'altipiano interno diviene più stretto. Quasi al centro dell'isola sono situati, uno vicino all'altro, il Tungnafells jökull e il Hofs jökull (1725 m.); e tra essi passa una strada che mette in comunicazione la parte settentrionale con la parte meridionale dell'isola. A ovest di questi due ghiacciai la regione elevata interna si allarga in un importante gruppo di ghiacciai (circa 1375 kmq.) del quale la parte principale è costituita dal Lang jökull. Il più alto ghiacciaio di questo gruppo è però l'Eiriks jökull (1798 m.) che ha forma cupoleggiante. A nord-ovest del Lang jökull è il Holtavördu heidhi, altipiano di 300-500 m. di altezza, dal quale si dipartono da un lato i rilievi della penisola nord occidentale con gli estesi ghiacciai Gláma e Dranga, e dall'altro i rilievi della penisola Snæfellsnes con l'imponente Snæfells jökull (1436 m.). A sud del Lang jökull si distendono parecchie catene di montagne a O. e S., tra cui quelle della penisola di Reykjanes.
Dalla regione elevata interna si diramano dossi più o meno incisi che separano le valli dei fiumi; ad es., dallo Skaptár jökull si stacca verso SO. un altipiano il cui margine è circondato da ardue creste e che termina con un gruppo di ghiacciai, il terzo dell'Islanda per grandezza. A tale gruppo appartengono: il Torfa jökull, il Tindfjalla jökull e il Merkur-, Godalands-, Mýrdals- e Eyjafjallajöklarna, che formano un ghiacciaio unico. Il grande rilievo interno appare più piatto, ma nella parte settentrionale, a nord del Vatna jökull esso declina dolcemente finché termina nei bassi dossi di Langanes e nella costa quasi piana della penisola settentrionale, Melrakkasljetta. Il più grande bassopiano dell'isola, che si estende dalle coste meridionali fin quasi alla regione montuosa interna, tra lo Ingólfs fjall e l'Eyjafjalla jökull, abbraccia una area di 4400 kmq. Le formazioni vulcaniche recenti, che si sono interposte tra le più antiche e le hanno ricoperte, sono situate in un'estesissima zona con direzione SO. tra l'Axar fjördhur e lo Skjálfandi verso Reykjanes. A sud dell'Axar fjördhur si trova lo Skinnstakkahraun. Dallo Skjálfandi lungo il fiume Laxá fino al lago Mývatn donde questo fiume nasce, si stendono il Laxá e il Mývatn hraun (quest'ultimo si formò tra il 1724-29 per opera dei vulcani Krafla e Leirhnúkur, oggi spenti); a sud di questi è situato l'Ódádhahraun, il più grande deserto di lava dell'Islanda, formatosi in tempi storici (1151, 1188, 1360) per opera dei vulcani Trölla dyngja (1491 m.) e dell'Askja (1412 m.).
A est dell'Ódádhahraun si trovano i Mývatnsöraefi, i più estesi deserti di sabbia islandesi, anch'essi formati dai vulcani ora ricordati. Altri deserti sabbiosi d'origine alquanto diversa si trovano a sud dell'Askja, tra l'Öræfa lo Skeidharár jökull e il mare. Un po' a ovest di questi si trova il cratere dello Skaptá, formatosi nel 1783; a sud-ovest di esso si estende lungo le coste e proprio ai piedi del Mýrdals jökull il Mýrdals sandur, e a ovest dello Skaptá, nel bassopiano, è situato il vulcano Hekla, il più attivo e il più noto dell'Islanda. Il Hekla (il nome significa mantello, per essere sempre incappucciato di neve), forma un dosso (1557 m.) di lava e tufo con parecchi crateri. I materiali vulcanici da esso eruttati occupano un'area di circa 400 kmq. In tempi storici ha avuto 22 grandi eruzioni, l'ultima nel 1913. Nell'eruzione del 1294 si ebbero numerose vittime; i fiumi mutarono direzione, e le pomici eruttate, galleggiando sul mare, giunsero fino alle Færøer. Il grande campo di lava Thingvallahravn rimonta all'epoca preistorica. Assai più antichi sono i hraun che occupano la maggior parte dell'Ölfusaheidi e la penisola di Reykjanes. Persino nel fondo del mare, poco lungi da Reykjanes, hanno avuto luogo parecchie eruzioni (1211, 1422, 1783), che hanno formato delle isole in seguito scomparse. Anche nello Snæfellsnes si trovano numerosi hraun e soprattutto intorno ai ghiacciai. Nelle lave si trovano notevoli caverne, come la Hallshellir nei dintorni di Thingvellir, le Surtshellir nello Eiriks jökull e la Raufarhólshellir scoperta nel 1909, a circa 30 km. da Reykjavík.
Altre manifestazioni vulcaniche sono tanto i frequenti terremoti quanto le sorgenti minerali, talora fredde o tiepide talora calde; numerosi sono i geyser, come il Grande Geyser e l'Uxahver a SO. di Skjálfandi. Sorgenti solforose si trovano presso Krísuvík nella penisola di Reykjanes, nell'Islanda settentrionale a oriente di Mývatn e al centro dell'isola nel Kerlingar fjöll. In queste località lo zolfo è stato anche saltuariamente utilizzato, ma i giacimenti non sono così ricchi da poter fare concorrenza allo zolfo siciliano.
L'Islanda è situata su una dorsale sottomarina, che si estende dalla Scozia fino alla Groenlandia ed è circondata da un altipiano sottomarino, largo da 15 a 100 km. e profondo circa 200 m.; vi esistono estesi banchi di pesca. Per la vicinanza di un ramo della Corrente del Golfo il mare intorno all'Islanda è relativamente caldo; ciò nondimeno la corrente polare che proviene dalla Groenlandia, trasporta con sé di tanto in tanto grandi masse di ghiaccio che permangono innanzi alle coste settentrionali dell'Islanda fino a estate avanzata.
Le coste orientali risentono l'influenza di un'altra corrente polare proveniente dal NE. Innanzi ai promontorî tali diverse correnti producono, insieme col flusso e riflusso, impetuosi vortici che rendono assai difficoltosa la navigazione, ostacolata anche dai ghiacci galleggianti e da terribili tempeste.
Clima. - Il clima dell'Islanda, relativamente alla sua latitudine è molto mite. La media temperatura annua oscilla sulle coste meridionali e occidentali fra 3° e 4°, nell'inverno tra 0° e −2°, nell'estate tra 9° e 10°. Sulla costa settentrionale e orientale la media temperatura annua oscilla tra 1° e 2°, nell'inverno tra −2° e −4° e nell'estate tra 6° e 7°. L'interno ha tuttavia un clima continentale assai rigoroso a causa della elevazione sul livello del mare.
Il tempo incostaate e le bufere sono molto frequenti, soprattutto sulla costa orientale. La quantità di pioggia annua è a Reykjavik di 870 mm., a Stykkisholm (sullo Snaefelesnes) di 650 mm., nel Grimsey di 277 mm., nel Beru fjördur (sulle coste orientali) di 1180 mm. La maggiore quantità annua di piogge si registra a Vik (2175 mm.) sulle coste meridionali del Mýrdals jökull. Nell'inverno la neve è piuttosto scarsa nella parte meridionale, e abbondante, invece, nella parte settentrionale dell'isola. È da notare che molte parti delle coste vengono bloccate spesso da ghiacci galleggianti e allora la stagione estiva manca completamente.
Acque interne. - L'Islanda ha molti laghi, il più grande dei quali è il Thingvallavatn (120 kmq., profondità 116 m.); seguono, in ordine di grandezza, il Thórisvatn a ovest del Vatna jökull, il Mývatn nella parte settentrionale dell'isola, poco profondo il Hvitárvatn proprio sul Lang jökull, e i due gruppi di laghi, i Fiskivötn a ovest della regione montuosa interna, e i Veidivötn a sud del Thórisvatn. Il lago più profondo è l'Öskjuvatn, lago craterico sull'Askja (profondo circa 350 m.).
I fiumi sono numerosi e ricchi d'acqua nell'Islanda meridionale; essi in massima parte scendono impetuosi e formano parecchie cascate. In generale sono così poco profondi, che si possono guadare, ma durante le piene primaverili e durante le eruzioni vulcaniche (che producono improvvise fusioni di ghiacci e di nevi) si gonfiano enormemente e le loro inondazioni hanno devastato in più luoghi estese regioni. Tra i fiumi dell'Islanda meridionale bisogna ricordare lo Skaptá il Kúdafljót, il Markarfljót, che forma il delta detto Landeyjar, il Thjórsá, il fiume dell'Islanda più lungo (210 km.) e più ricco d'acqua (in media 415 mc. al secondo), con l'affluente Tungnaá, l'Ölfusá-Hvitá, con l'affluente Sog, che è l'emissario del lago Thingvallavatn. I corsi d'acqua dell'Islanda occidentale sono piccoli, a eccezione del Hvitá, che sfocia nel Borgar fjördur; tra i fiumi più notevoli dell'Islanda settentrionale sono da ricordare il Blanda, che sbocca nell'Hunaflói, lo Heradsvötn, l'Eyjafjardará, che termina con un bel delta nell'Eyja fjördur, lo Skjálfandafljót e il Laxá, che nasce dal lago Mývatn e si getta nello Skjálfandi fjördur; infine lo Jökulsá, il fiume più lungo dell'Islanda settentrionale, che sfocia nell'Axar fjördur.
Nell'Islanda orientale scorrono: lo Jökulsá, che ha le sue sorgenti a Heradsflói, e il Lagarfljót, che forma circa a metà del suo corso un lago stretto e profondo. Sull'orlo degli altipiani i fiumi formano spesso delle belle cascate: così il Thjorsárdal forma la cascata Háifoss, alta 120 m.; il Fljótsdal, la Hengifoss, alta 115 m.; lo Skógá, la Skógafoss, magnifica, alta più di 60 m.
Flora e vegetazione. - La flora islandese è intermedia tra la flora artica della Groenlandia, la flora artica del nord dell'Europa e la flora dell'Europa centrale, della regione baltica: tanto che si è discusso se l'Islanda dovesse collegarsi fitogeograficamente all'Europa settentrionale o alle regioni artiche. Ma in realtà essa presenta caratteristiche climatiche delle due regioni, indipendenti dalla sua posizione geografica al di sopra del circolo polare.
La sua flora di piante vascolari comprende 435 specie (fanerogame e crittogame vascolari): nelle zone basse meridionali i tre quarti delle piante vascolari sono rappresentati da specie delle pianure dell'Europa settentrionale e centrale, mentre gli altipiani e la costa settentrionale presentano due terzi di piante artiche, di cui molte dell'estremo settentrione: la maggior parte di queste piante si ritrovano nella Scandinavia. Le zone nelle quali la temperatura è mite presentano la stessa betulla (Betula pubescens var. carpathica) che cresce nell'Europa settentrionale e in altri tempi questo albero era molto più diffuso: ma sono oltre mille anni che le grandi foreste di betulle che coprivano parte dell'isola vennero abbattute per la costruzione delle case e delle navi: ancora però nella metà del sec. XVIII si vedevano degli alberi di altezza superiore ai 12 m. In genere le piante legnose non raggiungono grandi altezze: del Sorbus aucuparia sono stati trovati individui di 8-9 m. e gli esemplari di Salix phyllicifolia non superano i 3 m. I soli frutti che si trovano nell'isola sono i lamponi e i mirtilli.
Fauna. - La fauna islandica, per quanto l'isola sia situata presso il circolo polare artico e in considerevole vicinanza della Groenlandia, mostra ancora caratteri di fauna europea. Tra i Mammiferi presenti in Islanda notiamo il cane artico (C. lagopus), l'orso polare quale ospite occasionale, alcune foche viventi lungo le coste e un topo, il Mus islandicus. Gli Uccelli destano maggiore interesse. Circa un centinaio di specie vi sono state osservate, delle quali alcune peculiari (Troglodytes borealis, Falco islandicus, Lagopus islandorum, ecc.), mentre le altre sono specie che visitano l'Europa e vivono in Islanda, o specie europee osservate anche nell'isola. Alcune altre specie residenti in Islanda (Clangula islandica e Histrionicus torquatus) visitano l'America settentrionale. I Rettili e gli Anfibî mancano e i Pesci d'acqua dolce sono assenti, tranne qualche eccezione (qualche specie di Gasterosteidi). I Molluschi terrestri vi sono discretamente rappresentati con specie appartenenti alle famiglie degli Helicidae, Stenogyridae, Limneidae, Pupidae, ecc.
Tra gl'Insetti notiamo alcune specie di Lepidotteri delle famiglie Geometridi e Noctuidi, di Coleotteri (Carabidi, Cicindelidi, Lamellicorni, Coccinellidi, Curculionidi), varî Imenotteri, Tricotteri e Ditteri sirfidi e culicidi.
Etnologia. - Si è già accennato (v. sopra, Esplorazioni) alla possibilità che i primi coloni giunti nell'isola siano stati dei monaci irlandesi. Alla colonizzazione normanna dovettero anche partecipare, secondo quanto ci è attestato dall'onomastica e dalla toponomastica, un certo numero di Celti e di Anglosassoni. Fino a circa il 1850 il tipo delle abitazioni e tutto il rimanente della vita rimasero assolutamente primitivi. Le case erano parzialmente affossate nel terreno e solo nel 1820 cominciarono ad apparirne alcune costruite al livello del suolo. Le mura venivano costruite di pietre, terra e imbottitura d'erba e così anche era coperto il tetto fino alle finestre anguste, sulle quali era teso per chiusura il corio dei vitelli. La costruzione di legno con le finestre vetrate si è diffusa solo di recente. Cucina, dispensa, magazzino e ambienti riscaldati destinati come stanze di soggiorno e camere da letto, costituivano ognuno una casa a sé, ma erano collegate tra loro per mezzo d'un corridoio coperto. Nella stanza chiamata badstofa si trovavano i letti collocati lungo le pareti e rialzati dal suolo mediante sostegni di tavole. Anche la tavola per i pasti, situata contro la parte interna della parete anteriore, era rialzata con sostegni analoghi. Gli antichi coloni s'occupavano d'agricoltura e dell'allevamento di bestiame vario; ma a lungo andare solo la pesca e l'allevamento si dimostrarono redditizî. Poiché da lungo tempo le antiche foreste sono state diradate, le greggi trovano pascolo sia presso l'abitato, sia, durante la stagione migliore, nelle valli montane. Nell'estate molti abitanti si dedicano alla raccolta del lichene (Cetraria islandica), vivendo per 2 o 3 settimane sotto le tende. Un divertimento particolare era rappresentato, in estate, dalle cavalcate domenicali, durante le quali gli uomini e le donne si dividevano in schiere. Nelle lunghe sere d'inverno si praticava il lavoro di tessitura, si fabbricavano a maglia guanti e indumenti di lana, pantaloni, giacche, gonne e i berretti a punta degli uomini. Le donne adoperavano i primitivi telai verticali di foggia preistorica per tessere tappeti a disegni geometrici. Il primo telaio danese fu introdotto in Islanda nel 1790. Gl'indumenti d'ogni giorno erano fatti d'un grossolano tessuto di lana di colore naturale (vadmal), ma se ne sapevano fabbricare anche di colore blu e a strisce colorate. È notevole la prontezza con cui nell'Islanda trovarono accoglienza le mode nuove, come i pantaloni lunghi, in contrapposto a quelli antichi che arrivavano solo al ginocchio. Per secoli si è mantenuto invece il copricapo femminile, molto antiquato, in forma di corno, fatto di stoffa bianca.
Particolare sviluppo prese la scultura in legno. Bicchieri e boccali da tavola, corni da bere, scatole di nozze, come anche seggiole e letti, presentavano artistici intagli a rilievo con reminiscenze romaniche e d'altri stili medievali. Assai primitiva era anche la vita intellettuale: le uniche letture erano molte saghe antiche e libri di magia; si raccontava d'uomini esperti d'incantesimi e capaci d'allontanare i ladri, ecc. L'influsso d'una vita tetra e malinconica, con lunghi inverni, si manifestava nella credenza in innumerevoli fantasmi che si credeva abitassero in ogni collina e da cui anche uomini serî si ritenevano seguiti e accompagnati nella loro esistenza quotidiana. Sembra che fosse anche molto diffusa la credenza nella seconda vista, nei presentimenti di sciagure e nell'annunzio di esse per mezzo dell'apparizione di spiriti. Ora tutte queste condizioni sono profondamente mutate.
Dati sulla popolazione. - Gli abitanti dell'Islanda nel 1920 erano 94.620, nel 1930 salivano a 108.644, con una densità quindi di 1,04 ab. per kmq. Le città più importanti sono: Reykjavik, la capitale, che nel 1930 contava 28.182 ab.; Vestmannaeyjar (3380 ab.); Hafnarfjördur (3351); Akureyri (4133 ab.); Isafjördur (2511 ab.); Siglufjördur (2002 ab.); Nes (1002 ab.). Tutti gl'Islandesi sono di confessione evangelico-luterana. Date le ottime condizioni sanitarie dell'Islanda, questa è annoverata tra i paesi che hanno la minima mortalità infantile.
Agricoltura, allevamento, pesca, industria. - Più del 40% della popolazione è occupata nell'agricoltura e nell'allevamento del bestiame. Il podere islandese (jörd) comprende una masseria circondata da uno spiazzo erboso (tún), chiuso da un terrapieno o da ferro spinato, e dei prati incolti; spesso comprende anche terreni paludosi, che le bonifiche gradualmente restituiscono all'agricoltura. Vi è poi la parte della tenuta (afréttur) che fa parte dei pascoli comuni (situati sulle montagne), ove il gregge ovino pascola tutta l'estate.
La masseria è composta di una serie di case unite dalle parti laterali e costruite di pietra grezza e torba. Ogni casa ha una sola camera e un proprio tetto. Solo la facciata della casa è fatta di legno incatramato o rivestita di latta galvanizzata; i muri laterali invece, come anche la parte posteriore della casa e i tetti, sono rivestiti di torba impastata con erbe. Come combustibile si utilizzano la torba, i ramoscelli secchi, lo sterco di pecora seccato e il legname galleggiante dove se ne trova. Le case di legno sono rare, eccetto che nelle città e sui mercati; tutte le nuove case si fanno attualmente in calcestruzzo.
I tún sono utilizzati come prato e annualmente concimati: il fieno che vi si miete si dà alle mucche e ai migliori cavalli da sella come cibo invernale. Gli altri prati sono utilizzati in parte per la raccolta del fieno che serve come provvigione invernale per gli altri cavalli e per le pecore, in parte sono messi a pascolo.
L'Islanda possiede in gran numero ovini e cavalli. Gli ovini nel 1930 ammontavano a circa 682.000 e tanto la carne quanto la lana costituiscono tuttora un importante articolo d'esportazione. Il bestiame bovino (nel 1930, 30.100 capi) è di buona razza e fornisce latte grasso: è più adatto per il latte che per la produzione della carne. I cavalli (nel 1930 erano circa 49.000) sono piccoli, ma assai resistenti, e si adoperano come cavalli da soma, da sella e da tiro. I caprini nel 1930 ammontavano a 3000, mancano i suini. Tra i volatili si allevano polli (nel 1928, 36.000) e un piccolo numero di anitre.
Per favorire lo sviluppo dell'agricoltura funzionano in Islanda la Bunadarfèlag, che è un'istituzione sovvenzionata dallo stato, e numerose associazioni agricole.
La pesca alla quale si dedica il 20% degli abitanti, è la più importante risorsa dell'isola. Originariamente la pesca si faceva con semplici barche, ora invece si adoperano anche battelli a motore e a vapore modernamente attrezzati. La flotta peschereccia dell'Islanda (complessivamente 23.000 tonn.) contava nel 1927, 1141 barche e 261 battelli, dei quali 46 a vapore (di complessive 15 mila tonn.). Più dei 5/6 dell'esportazione dell'Islanda sono costituiti da prodotti pescherecci, e specialmente da pesci seccati, i quali vengono spediti soprattutto in Spagna e in Italia; in Svezia si mandano le aringhe, in Gran Bretagna pesci refrigerati, olio e farina di pesce. La Danimarca esercita la sopraintendenza sulla pesca, ma l'Islanda partecipa sempre più intensamente alla vigilanza sulle proprie coste.
L'industria, sino a ora, ha avuto importanza molto modesta, ma tende a svilupparsi; a essa si dedicava nel 1920 il 12% della popolazione. L'Islanda, grazie alle sue cascate, la cui forza è stata stimata di oltre 4 milioni di HP., ha la possibilità di divenire un paese industriale. Il carbone bianco è stato utilizzato fino a ora solo per alcune officine elettriche e per un paio di fabbriche di tessuti. Esistono, inoltre, nell'isola fabbriche per la produzione dell'olio e della farina di pesce, e dell'olio di fegato di merluzzo, che vengono esportati, e varie fabbriche di margarina e di acque minerali. L'industria domestica, che è assai in regresso, si esercita ancora nelle campagne (tessuti e lavori a maglia) e in alcune località si esportano guanti di stoffa e calze. L'industria mineraria è limitata all'estrazione dello spato d'Islanda e di materiali per la fabbricazione della calce.
Commercio e comunicazioni. - Il movimento commerciale è in notevole sviluppo; nel 1920 il 13% della popolazione traeva mezzi di sussistenza dal commercio, il quale, mentre in passato era completamente nelle mani dei Danesi, è ora esercitato in gran parte dagl'indigeni. Si trovano ovunque in Islanda società cooperative che si occupano tanto dell'esportazione quanto dell'importazione: esse si sono unite in una federazione.
Il valore delle importazioni ammontava nel 1928 a 64,4 milioni di corone, dei quali 9 milioni rappresentati dai prodotti tessili, 5 dal grano, 4 dal carbone e dal carbone coke, 1,8 dallo zucchero e sciroppo, 3 dal sale, ecc.; il valore delle esportazioni a 80 milioni di corone: di questi, 60 milioni di corone erano di pesce, 9 di olio di pesce e olio di fegato di merluzzo, 3 di lana.
Le esportazioni islandesi si dirigono soprattutto in Spagna (⅓ dell'esportazione), Gran Bretagna, Danimarca, Italia, Norvegia e Svezia. La maggior parte dei prodotti importati provengono dalla Gran Bretagna (oltre ⅓), dalla Norvegia (oltre ¼) e dalla Germania.
La Compagnia dei vapori dell'Islanda, formatasi nel 1914, possiede 6 vapori, che mantengono comunicazioni regolari con l'estero (Gran Bretagna, Danimarca, Amburgo). Il servizio tra la Danimarca e l'Islanda, e tra la Norvegia e l'Islanda è esercitato da una compagnia danese e da una compagnia norvegese che possiedono numerosi vapori. La navigazione lungo le coste è esercitata dallo stato con un battello che compie 17 viaggi all'anno; il servizio locale è fatto, invece, a cura di piccoli battelli privati.
In passato nell'Islanda tutti i trasporti si facevano a dorso di cavallo; ora però che i ⅔ delle strade principali e numerose strade secondarie sono state rese carrozzabili, e che sono stati costruiti sopra i fiumi molti ponti in cemento armato o in ferro, lunghi tratti di strade possono essere percorsi anche con mezzi automobilistici (1434 automobili nel 1930). Non ci sono ferrovie. Un cavo telegrafico unisce l'Islanda all'Europa via Scozia e la maggior parte delle regioni dell'isola sono oramai collegate tra loro col telefono.
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Ordinamento dello stato.
Ordinamento politico e amministrativo. - Con l'Atto di unione del 30 novembre 1918, l'Islanda è divenuta un regno sovrano e indipendente, con bandiera propria, unito alla Danimarca dall'Atto medesimo e dall'avere il medesimo re; ma il governo islandese è separato e consiste normalmente di tre ministri. La Danimarca tratta anche gli affari esteri dell'Islanda. Tuttavia, dopo il 31 dicembre 1940 il parlamento d'uno dei due paesi potrà chiedere una revisione del Trattato d'unione e se i negoziati non producessero un nuovo trattato entro il termine di tre anni, uno dei due parlamenti potrà denunciare, nel 1943, il trattato attuale. Ma affinché l'abrogazione del trattato sia valida, dovrebbe essere approvata da due terzi dei membri del parlamento e, in un successivo referendum, dai tre quarti del corpo elettorale. Un comitato consultivo composto di tre membri del parlamento danese e di tre del parlamento islandese si riunisce una volta l'anno per discutere le questioni d'interesse comune. I sudditi danesi e islandesi godono reciprocamente uguaglianza di diritti in entrambi i paesi.
La presente costituzione dell'Islanda data dal 18 maggio 1920. Il parlamento (Althingi o Althing) consta d'una Camera alta e di una Camera bassa: in tutto, 42 membri. Di questi, 32 sono eletti in collegi uninominali, a semplice maggioranza, per un periodo di 4 anni; 4 sono eletti dalla capitale, Reykjavik, col sistema della rappresentanza proporzionale, e 6 vengono eletti, anch'essi a rappresentanza proporzionale, dall'intero corpo elettorale del paese per un periodo di 8 anni. La Camera alta è formata di 6 membri eletti da tutti gli elettori e di 8 membri che l'Althingi elegge nel proprio seno: in tutto 14 membri. La Camera bassa si compone di 28 membri. Sono elettori ed eleggibili tutti gli uomini e tutte le donne che hanno compiuto i 25 anni.
L'Islanda, amministrativamente e fiscalmente, è divisa in 16 dipartimenti, governati da un sýslu-man che adempie nello stesso tempo ai compiti di vicepretore, di capo di polizia e di esattore di tasse, e in 8 città che sono governate da un podestà (bæjarfógeti), che ha gli stessi poteri. Dal tribunale di prima istanza si può ricorrere in appello alla corte suprema di Reykjavik, che è composta di tre giudici i quali scelgono tra loro un presidente.
L'Islanda, prescindendo dalle città, è divisa in 23 distretti comunali (alcuni dei distretti amministrativi sono divisi in due comunali), governati da una commissione comunale sotto la presidenza di un sýslu-man. Ogni sýsla è divisa in più comuni (hreppar), che ammontano in tutto il paese a 203. Le otto città, i comuni e i distretti sono ordinati municipalmente; la maggior parte delle città è governata da un borgomastro (bæjarstjóri) eletto dal popolo.
Culti. - La costituzione considera religione dello stato (che contribuisce alle spese del culto) la evangelica luterana, alla quale appartiene la grande maggioranza della popolazione: nei 1920 si calcolavano solo 463 dissidenti. Questi sono per lo più cattolici, che dipendono dal vicariato apostolico (prefettura dal 1923 al 1929) di Reykjavik. La costituzione assicura la libertà religiosa.
Istruzione pubblica. - L'istruzione è molto curata: tutti i ragazzi tra i 10 e i 14 anni hanno l'obbligo di andare a scuola; gli Islandesi hanno gran passione per la lettura e non vi è tra essi nessun analfabeta. In più luoghi esistono anche maestri ambulanti. Il numero delle scuole elementari nel 1928 era di 238 con 400 insegnanti e 8.709 scolari, vi sono inoltre 3 scuole tecniche, tra le quali quella di Akureyri ha il diritto di rilasciare il certificato di maturità come il ginnasio di Reykjavik. Tra le scuole speciali bisogna ricordare una scuola magistrale, una scuola per meccanici, due scuole d'agraria, due istituti per ostetriche, due scuole commerciali, ecc. L'insegnamento superiore viene impartito all'università islandese di Reykjavik fondata nel 1911, con quattro facoltà: teologia, medicina, diritto, filosofia. Va poi ricordato che a Reykjavik c'è la Biblioteca Nazionale (130.000 volumi e 8000 manoscritti) e che l'Islanda possiede un archivio e un museo nazionale, una collezione di storia naturale, e un museo che contiene le opere complete dello scultore Einar Jónsson. Le principali associazioni culturali sono: l'Associazione letteraria islandese, l'Unione archeologica, l'Associazione di storia naturale, l'Associazione di storia, ecc.
Finanze. - Bilanci e debito pubblico. - Le entrate del bilancio dell'Islanda derivano per più del 50% da dazî doganali e per il resto da imposte, tasse, profitti delle imprese di stato, redditi demaniali, ecc. Le spese principali sono quelle per le comunicazioni, per il commercio, per il culto e l'istruzione pubblica, per l'amministrazione della giustizia e per il servizio del debito pubblico.
Dal 1928 al 1930 le entrate hanno superato costantemente le spese, come si può vedere dalla seguente tabella in migliaia di L. st. (1 L. st. = 22,15 krónur).
Il debito pubblico dell'Islanda, contratto in parte per provvedere a impianti di linee telegrafiche e ad altri importanti lavori pubblici, in parte per fronteggiare le spese straordinarie per acquisto di navi e di merci durante la guerra mondiale, e soprattutto per venire in aiuto alle banche e agl'istituti ipotecarî, al 31 dicembre 1931 ammontava a 39,3 milioni di krónur, di cui 36,3 di debito estero (principalmente con la Danimarca e la Gran Bretagna) e 3 di debito interno.
Moneta e credito. - L'unità monetaria è la króna, divisa in 100 aurar, il cui rapporto con la lira sterlina, precedentemente fissato a 18, è stato portato nell'ottobre 1925 a 22,15.
L'emissione dei biglietti è affidata esclusivamente alla Banca nazionale (Landsbankinn) che appartiene allo stato e che ha l'obbligo di tenere una riserva aurea pari ai 3/8 della circolazione e di convertire i biglietti in moneta aurea su domanda (l'Islanda non ha però una propria moneta aurea e vi hanno corso legale le monete danesi). Nel 1930 due altre banche sono state fondate: una per il credito agrario (Bunadarbanki Islands) e una per sovvenzionare l'industria della pesca (Utvegsbanki Islands); la prima è una banca di stato, la seconda un istituto di credito privato, le cui azioni sono però per la maggior parte di proprietà del governo.
Storia.
I primi cenni della storia dell'Islanda si trovano nel De mensura orbis terrae, scritto nell'825 dal monaco irlandese Dicuil, il quale chiama il paese Thule e narra che alcuni sacerdoti irlandesi, trent'anni prima, avevano soggiornato nell'isola. Ma solo dopo la sua scoperta da parte degli Scandinavi l'isola entra veramente nella storia. Dopo che il norvegese Naddodh e lo svedese Gardhar Svavarson ebbero scoperto la regione, a cui il norvegese Floki Vilgerdharson diede il nome, ebbe luogo la prima colonizzazione: il norvegese Ingólfr Arnarson, a capo di una spedizione, nell'anno 874, prese, per primo, possesso dell'Islanda di sud-ovest e iniziò così quella grande landnám (islandese nema land "prender possesso d'un paese") che durò circa 60 anni ed è caratterizzata da una continua corrente d'immigrazione verso l'isola, la quale allora aveva un aspetto più vario e meno aspro di oggi. Tre quarti degl'immigrati (landnámsmenn) provenivano dalla Norvegia e un quarto, compresi molti Celti, dalle Isole Britanniche. L'emigrazione dalla Norvegia venne favorita dalla situazione politica sotto il re Harald Haarfagre. Molti nobili, non volendo adattarsi al severo governo del re, preferirono emigrare in una regione dove alla loro libertà non s'opponeva alcun limite. Nel Landnámabók (v. sotto: letteratura) questa colonizzazione è descritta in tutte le sue fasi. I landnámsmenn, in numero di circa quattrocento, si divisero fra loro la terra, vi portarono le loro famiglie, numerosi schiavi e altri familiari. Tutto sommato si calcola che nell'anno 930 la popolazione dell'Islanda ammontasse a circa 50.000 individui. "La capacità organizzatrice della razza bianca del nord ha eretto qui, nelle condizioni più difficili, il suo monumento più puro e più grande" (Arup).
I coloni venivano su proprie navi, portando seco averi e bestiame, ed erano completamente indipendenti l'uno dall'altro. Ognuno si sentiva come un piccolo re nel suo piccolo regno e in libero rapporto coi suoi vicini. Molti di questi "capitani", che in patria erano stati godar, cioè preti pagani, si costruirono dei templi (hof) dove essi stessi dirigevano l'ufficio divino. Di regola partecipavano a tale ufficio gli abitanti vicini, che non avevano un tempio proprio. In questo modo il godi diventa l'amministratore del proprio podere e l'Islanda si divide in una serie di gothord, dove la persona più autorevole anche nei rapporti laici è il godi. In molti luoghi vengono istituiti dal godi dei tribunali nei quali egli assume le funzioni di giudice. Mano mano che il paese viene coltivato, si fa sentire sempre più la mancanza di un tribunale comune e di leggi comuni; e perciò il saggio statista Úlfljót andò in Norvegia ed elaborò qui le prime leggi islandesi sulla base di quella del Gulathing. Nell'anno 930 le leggi di Úlfljót vengono accettate nel primo Alting (Althingi), la più antica assemblea legislativa dell'Europa, a Thingvalla (Thingvellir), una pianura nella parte sud-ovest dell'isola, e venne eletto il lögsöguman (dicitore del diritto), il cui compito era precisamente quello di recitare, davanti all'Alting, dal lögberg (rupe delle leggi) tutte le leggi della Repubblica islandese nel corso dei tre anni durante i quali era in carica. Fino al 1117 non vi furono leggi scritte. In tal modo l'Islanda ebbe la sua prima costituzione. Il paese venne diviso in distretti (fiórdungar) e nel 964 il numero dei godar venne fissato a 39, cioè 9 per distretto, eccetto quello settentrionale, al quale se ne concedettero 12. L'Alting, come tribunale di appdlo (althingisdóm) funzionava attraverso i quattro tribunali distrettuali. Una quinta corte (fimtardóm) fu istituita nel 1004, come tribunale supremo.
Come assemblea legislativa, l'Alting funzionava attraverso un comitato di 144 membri, dei quali solo una terza parte aveva diritto di voto: erano questi i 39 godar e altri nove membri, scelti tre per ciascun distretto dai godar del Sud, dell'Ovest e dell'Est, in modo che ogni distretto avesse 12 rappresentanti. Ciascuno di questi 48 membri poteva nominare assessori, che gli sedevano vicino, in modo che li potesse consultare facilmente. L'intero comitato si chiamava Lögrétta (correttore della legge). Tale stato di cose durò per tutto il periodo repubblicano (930-1262).
Il primo secolo di questo periodo è caratterizzato dai sanguinosi conflitti, narrati dalla Saga, fra le singole schiatte di capitani. In generale la caratteristica della storia più antica dell'Islanda è appunto questa: che non si tratta della storia d'uno stato, ma della storia delle singole schiatte. In Europa in quel periodo furono intrapresi due viaggi d'esplorazione: nel 986 Enrico il Rosso scoprì la Groenlandia e nell'anno 1000 suo figlio Leif il Felice scoprì il Vinland (v. america: II, p. 838).
Nello stesso tempo missionarî cristiani andavano predicando fra la popolazione e nell'anno 1000 l'Alting consentì che la religione cristiana divenisse religione dello stato. È notevole il fatto che i primi vescovi sono figli di godar; il potere della chiesa così si rafforza in breve tempo. Il vescovo Gissur istituì due vescovadi a Skálholt e a Hólar e introdusse l'anno 1096 la "decima" nell'Islanda, prima che in ogni altro paese del nord. I due vescovi entrarono a far parte del Lögretta.
I secoli dall'XI al XIII furono un periodo di fiore per la vita spirituale dell'Islanda. È il tempo della redazione delle Sögur e in cui il paese subisce il benefico influsso della Germania, della Francia e dell'Inghilterra, dove gli uomini eminenti dell'Islanda vanno a studiare. Invece nel sec. XIII, verso la fine del periodo repubblicano, si fecero sentire sempre più le manchevolezze della costituzione. Il tribunale, sciolti i gothord, si riunisce presso i pochi capitani, fra i quali si riaccende la lotta. La mancanza di un governo centrale fu la causa per cui non fu possibile di riconciliare fra loro i godar.
Il re di Norvegia Haakon Haakonsøn trasse profitto da queste lotte e nell'anno 1241 fece toglier di mezzo il suo peggior nemico Snorri Sturluson, di modo che negli anni 1262-64 gli riuscì di farsi riconoscere quale re degl'Islandesi. Il "vecchio trattato" (Gamli Sáttmáli) stabilì che il re dovesse istituire un Jarl (conte, governatore) ed esigere un esiguo tributo, in compenso del quale s'impegnava a mantenere l'ordine, a rispettare le leggi islandesi e a mandare sei navi all'anno dalla Norvegia all'Islanda. Questa ultima ordinanza era straordinariamente importante e di vitale interesse, poiché si trattava di un paese scarso di legname e di navi che per sussistere aveva la necessità d' importare regolarmente viveri dai paesi circostanti. Infine si convenne che l'accordo reciproco dovesse essere nullo nel caso che il re fosse venuto meno ai suoi impegni.
Con ciò incomincia un periodo di decadenza in cui gl'Islandesi dovettero tollerare varie infrazioni dell'accordo, poiché essi abbisognavano delle importazioni dalla Norvegia. Dal 1271 al '73 il re Magnus Lagaboter introdusse un nuovo codice adattato a quello norvegese, Jónsbók, in luogo del Grágás (l'antico codice della Repubblica). La funzione giudiziaria è divisa fra due giudici (lögmenn) e l'Alting subisce un mutamento nella sua composizione in quanto consta ora di membri eletti dal re (nefndarmenn). Al Lögretta viene affidato il potere giudiziario in luogo di quello legislativo. I tribunali distrettuali e il fimtardóm vengono aboliti e il paese viene diviso in contee (sýslur), governate da sýslumenn di nomina regia. Nello stesso tempo, il clero dalla sua unione col re trae grande potenza e una notevole ricchezza.
Con l'unione della Danimarca alla Norvegia dopo la morte di Haakon VI (1380) e il patto d'unione di Kalmar (1397) la situazione dell'Islanda peggiora ancor più. Le condizioni del "vecchio trattato" sono sempre più apertamente violate. L'approvvigionamento del paese si effettua dapprima per mezzo di mercanti di Bergen, passa poi agl'Inglesi e finalmente alle città anseatiche per diventare nel 1602 un monopolio di alcuni mercanti danesi, che, esercitando il più esoso strozzinaggio, dissanguano la popolazione.
L'ultimo resto d'indipendenza nazionale scomparve con la Riforma. Al supplizio del potente vescovo Jón Arason, avvenuto nel 1550, segue la confisca dei beni vescovili, che servono per l'erezione di due scuole protestanti a Holar e a Skálholt. Nel 1593 si istituisce un tribunale superiore col compito di controllare i due lögmenn. Epoca angustiata, questa, epoca delle superstizioni, dei roghi delle streghe, delle piraterie (1627, pirati di Algeri) lungo le coste, ma epoca pur tuttavia di fiore nella letteratura, soprattutto coi Salmi di Hallgrimur Pjeturson. Nel 1662 il governatore (höfudsmadr) Henrik Bjelke ottiene che gl'Islandesi prestino giuramento di vassallaggio al re di Danimarca, dove regna l'assolutismo: e d'ora in poi i funzionarî danesi governano il paese secondo le direttive di Copenaghen. Nel sec. XVIII, epidemie tra la popolazione e il bestiame, cattivi raccolti e carestie, le eruzioni vulcaniche del 1765 e del 1783, fanno sì che la popolazione diminuisce di un quarto. Nel 1798 l'Alting si riunisce a Thingvalla per l'ultima volta e due anni dopo viene abolito completamente e sostituito dal "tribunale superiore" (Landsyfirréttur) in Reykjavik, che diventa pure sede dei due vescovati riuniti insieme. Ora il paese incomincia a progredire. Nel 1787, abolito in parte il monopolio commerciale, si permette a tutti i sudditi danesi di fare affari in Islanda; ne deriva un miglioramento nei prezzi e in generale nella situazione economica. Durante la guerra della Danimarca con l'Inghilterra (1807-14) vennero interrotte completamente le comunicazioni, e l'Islanda, solo in grazia della buona volontà degl'Inglesi, scampò dal pericolo della fame. In tali circostanze l'avventuriero danese Jørgen Jürgensen riuscì (1809) a impadronirsi dell'isola e a conservarne il potere per 8 settimane, finché gl'Inglesi lo fecero prigioniero. Con la pace di Kiel (1814) la Danimarca perdette la Norvegia, ma mantenne il dominio sull'Islanda. Nell'epoca successiva sotto l'influsso delle correnti romantico-democratiche sorge fra gli studenti islandesi che frequentavano l'università di Copenaghen e si diffonde un movimento nazionalista, che il governo danese tollera a malincuore. Con l'introduzione dei consigli provinciali in Danimarca (1834) l'Islanda ebbe due rappresentanti eletti nelle adunanze a Roskilde, che nel 1838 furono sostituiti da un consiglio composto di 10 membri con sede a Reykjavik. Ma nel 1843 Cristiano VIII ristabilì con funzioni consultive l'Alting, che si riunì a Reykjavik nel 1845. Sotto la guida del grande uomo di stato Jón Sigurdsson (1811-79) esso divenne il portavoce del popolo islandese nella lotta per l'indipendenza nazionale. Nel 1854 venne abolito totalmente il monopolio commerciale. La Danimarca, avuta nel 1849 una libera costituzione, desiderava anche la partecipazione dell'Islanda alla sua vita politica; ma ogni tentativo riusci vano per le richieste degl'Islandesi di governarsi da soli senza altro legame con la Danimarca se non l'unione personale. Poiché tutte le trattative riuscirono vane, il re nel 1871 promulgò di propria iniziativa una Rigslov, legge che dichiarava l'Islanda parte inseparabile del regno danese con propria legislazione e con proprie finanze. Per l'amministrazione furono stanziate da parte della Danimarca 100.000 corone annue, somma che però, decorsi vent'anni, doveva venir ridotta a 60.000 corone. In occasione delle feste (1874) per il millenario della Landnám il re Cristiano IX venne a visitare l'Islanda, concedendo una libera costituzione per gli affari riguardanti particolarmente l'isola: l'Alting fu diviso in due camere rispettivamente di 12 e di 24 membri ed ebbe il potere legislativo; vi fu un ministro per gli Affari islandesi (ma questi era il ministro danese della Giustizia) a Copenaghen e un governatore (landshöfdingi "capo del paese") a Reykjavik.
Nel tempo successivo fiorisce l'industria del paese, vengono erette banche, si costruisce un cavo telegrafico con la Scozia (1906). Col 1903 il ministro per l'Islanda è un islandese residente a Reykjavik e nel 1904 viene nominato a questo posto Hannes Hafstein. Ciò non ostante gl'Islandesi non s' accontentano. Nel 1907 viene nominata una commissione danese-islandese, la cui proposta di una costituzione è respinta dall'Alting (1906). Nel 1911 era stata istituita un'università.
Riusciti vani varî altri tentativi, finalmente nel 1918 una commissione mista di Danesi e Islandesi redasse un Atto di unione che, approvato dai parlamenti dei due paesi, ottenne la sanzione regia il 30 novembre 1918. Il trattato riconosce l'indipendenza dell'Islanda come stato sovrano, unito alla Danimarca nella persona del re e dalle stipulazioni del Patto d'unione. L'Islanda, non ostante avesse molto a soffrire per le conseguenze della guerra mondiale, negli ultimi dieci anni è stata in continuo progresso. Primi ministri di questo periodo furono Jón Magnusson, Jón Thorlaksson e Tryggvi Thorhallsson.
Bibl.: K. Maurer, Island von seiner ersten Entdeckung bis zum Untergange des Freistaates, Monaco 1874; F. Niedner, Islands Kultur zur Wikingerzeit, Iena 1913; V. Gudmundsson, Island i Fristatstiden, Copenaghen 1925; J. Helgason, Fra Islands Daemringstid, Copenaghen 1918; M. Stephensen, Island i det attende Aarhundrede, Copenaghen 1808; A. McGill, The Independence of Iceland, Glasgow 1921; K. Gjerset, History of Iceland, New York 1924; Age M. Benedictson, Oversigt over det islandske Folks Historie, Copenaghen 1923; E. Arup, Danmarks Historie, II, Copenaghen 1932. Le sögur sono tradotte in danese da N. M. Petersen e da Fr. Winkel Horn.
Lingua.
La lingua islandese appartiene al gruppo delle lingue germaniche (v. germanici, popoli: Lingue) ed è precisamente la continuazione del dialetto nordico occidentale, importato nell'isola dai coloni norvegesi che andarono a popolarla nell'ultimo trentennio del sec. IX e nei primi decennî del successivo. L'antico islandese ha in comune con l'antico norvegese le caratteristiche che distinguono il nordico occidentale dal nordico orientale (danese e svedese), ma d'altra parte ha caratteri propri che lo differenziano dalla lingua sorella.
Nella più antica fase documentata delle due lingue le principali differenze sono le seguenti: 1. La mutazione di i in e e di u in o, che già nei più antichi testi islandesi è di regola nelle desinenze e nella maggior parte delle sillabe suffissali, in norvegese (esclusi i dialetti di sud-ovest) è condizionata dalla vocale della sillaba precedente: così all'isl. spurthe "interrogò", 3. plur. spurtho, il norv. risponde con spurdhi, spurdhu, ma isl. e norv. lodde "era attaccato", 3. plur. loddo. 2. La reazione di u sulla vocale della sillaba precedente si verifica in islandese anche in molti casi nei quali il norvegese (almeno orientale) la ignora: p. es. isl. bǫrnom "ai fanciulli", fǫllom "noi cadiamo", ma norveg. barnum, fallum. 3. L'islandese conserva in principio di parola i gruppi hl, hn, hr dai quali il norvegese (esclusi i dialetti delle isole Orcadi e Shetland) elimina h: p. es., isl. hlutr (ted. Los), hníga (ted. neigen), hringr (ted. Ring), norv. lutr, níga, ringr. 4. L'impiego contemporaneo dell'articolo posposto e dell'articolo preposto, raro nell'islandese, è frequente in norvegese: p. es., isl. that skip, norv. anche that skipit "questa nave". 5. Sono frequenti in norvegese, rare nell'islandese, le forme pronominali mér "noi" e mit "noi due" invece di vér, vit.
La storia dell'islandese, come quella delle altre lingue nordiche, si suol dividere in due epoche, delle quali si prende come limite l'età della Riforma (circa 1530). Nell'epoca antica si possono distinguere: un periodo arcaico (circa 900-1150) in cui l'islandese appena comincia a differenziarsi dal norvegese e quasi soltanto per le particolarità testé ricordate; il periodo classico (circa 1150-1350) in cui la lingua subisce importanti mutazioni per le quali propriamente essa acquista una particolare fisionomia; e un periodo medio-islandese (circa 1350-1530) in cui già si rivelano taluni dei fenomeni che caratterizzano il modemo islandese. Le prime attestazioni della lingua islandese consistono in un buon numero di nomi personali, spettanti ai secoli X-XI, ricordati nel cosiddetto Necrologio di Reichenau.
Il più antico documento di data certa sarebbe un testo di legge fissato in iscritto nell'inverno 1117-18, che a noi però è noto soltanto da compilazioni posteriori. La bella e varia letteratura dell'Islanda medievale è conservata da numerosi codici, dei quali nessuno risale indietro oltre la metà del sec. XII, scritti in alfabeto latino adattato alle esigenze della lingua. Si deve notare che spesso le forme linguistiche più antiche non si trovano nei codici più antichi, ma in composizioni poetiche pervenuteci in manoscritti del sec. XIII, in cui tali forme poterono essere conservate perché protette dalle esigenze della metrica. Le iscrizioni in caratteri runici non hanno importanza per la storia linguistica dell'Islanda essendo scarse di numero (poco più di 40) e di data relativamente tarda (le più antiche, quelle di Valthjófstadhur e di Hjardharholt, sono meno antiche dei più antichi manoscritti conservati).
Nella fase moderna l'islandese ha subito una rapida evoluzione, specialmente fonetica, che gli ha conferito un aspetto notevolmente diverso dall'antico. L'epoca moderna si apre con la traduzione del Nuovo Testamento (1540) di Oddur Gottskálksson, seguita in ordine di tempo ma superata in pregio linguistico dalla versione delle altre parti della Bibbia curata dal vescovo Gudhbrandur Thorláksson (1584). L'islandese è parlato attualmente da 110.000 persone in Islanda e da alcune migliaia d'emigrati in America. Si dice che l'Islanda non abbia dialetti. Ciò è vero soltanto nel senso che non esistono differenze tali da ostacolare la conversazione tra gli abitanti di regioni diverse. Non mancano però peculiarità fonetiche, ed anche lessicali, che rivestono il carattere di vere variazioni dialettali. Ricordiamo inoltre il Flandramál, un linguaggio o piuttosto gergo marinaresco formatosi per la mescolanza d'elementi olandesi, inglesi, francesi e naturalmente islandesi, il quale serve come mezzo di comunicazione coi pescatori stranieri, specialmente francesi, che frequentano le coste dell'Islanda.
La colonia islandese fondata in Groenlandia nel 986 cessò di esistere verso il 1450. Del suo linguaggio non resta che un insignificante ricordo in due iscrizioni runiche trovate a Kingittorsuaq e a Napassut, la cui data si colloca verso il 1300.
Bibl.: A. Noreen, Geschichte der nordischen Sprachen, 3ª ed., Strasburgo 1913; id., Altisländ. u. altnorweg. Grammatik, Halle 1884, 4ª ed. 1923 (opera fondamentale per la storia dell'isl. antico); F. Holthausen, Lahrbuch d. altisländ. Sprache, Weimar 1895-96; A. Heusler, Altisländ. Elementarbuch, Heidelberg 1913, 2ª ed. 1921; S. Egilsson, Lexicon poëticum antiquae linguae septentrionalis, Copenaghen 1860, 2ª ed. rinnovata da F. Jónsson 1913-16; E. Jónsson, Oldnordisk Ordbog, Copenaghen 1863; R. Cleasby e G. Vigfusson, Icelandic English Dictionary, Oxford 1874-76. Mancando finora un dizionario etimologico islandese, si veda il Norwegisch-dänisches etymol. Wörterbuch di H. Falk e A. Torp, Heidelberg 1910-11, in cui anche l'isl. è largamente trattato.
Dell'islandese moderno espone la storia H. Hermannsson, Modern Icelandic, Ithaca (New York) 1919. - Grammatiche e dizionarî: V. Guđmundsson, Islandsk Grammatik, Copenaghen 1922; S. Jónsson, A primer of Modern icelandic, Oxford 1927; P. Thorkelsson, Dictionnaire français-islandais, Reykjavik 1914; G. T. Zoega, Icelandic-English Dictionary, 2ª ed., Reykjavik 1922; S. Blöndal, Islandsk-Dansk Ordbog, Reykjavik 1920-24.
Sull'Islanda in genere, e quindi sugli studî e documenti linguistici islandesi, dànno informazioni bibliografiche copiosissime le pubbblicazioni della Fiske Icelandic Collection (Cornell University Library, Ithaca N. Y.), specialmente: H. Hermannsson, Catalogue of the Icelandic Collection bequeathed by W. Fiske (1914-27), e la serie Islandica, I-XX (1908-30).
Letteratura.
L'Islanda ebbe nei secoli XII e XIII una forte letteratura originale, pregevole per forma e per contenuto. In nessun altro paese furono tenuti in sì alta stima i poeti e narratori. La vasta isola, separata dal resto d'Europa, conservò quasi invariato per un millennio il suo linguaggio e con esso, almeno in parte, lo stile e il tipo della poesia antica: solo la lingua della prosa è interamente moderna. La più antica letteratura islandese si trova nelle poesie dell'Edda e nei canti degli scaldi, ma molte di quelle furono composte nella Norvegia e nelle colonie norvegesi delle Isole Britanniche e due nella Groenlandia (v. edda). Quasi tutti gli scaldi che vivevano nelle corti di Norvegia, Danimarca, Svezia, Inghilterra, nelle Orcadi e a Dublino erano islandesi, alcuni pochi d'origine celtica. Le loro poesie più note sono dette drápur (plurale di drapa) ed erano fatte in lode di qualche re o capo, e i nomi di essi sono ricordati da Snorri Sturluson e nei due Skaldatal; molte di tali poesie ci sono state conservate, inserite nella prosa delle Sögur. Questi componimenti, dai versi molto complicati e dal linguaggio artificioso e manierato, passarono di moda per l'influenza della poesia straniera del Medioevo. Ai metri puramente allitterativi succedettero le rímur (plurale di ríma), strofe con allitterazione e con rime, che si svilupparono nel sec. XIV e imitarono i romanzi francesi dei cicli di Carlomagno, d'Arturo e anche d'Alessandro, conservandoci talvolta un originale perduto. Oltre alle rímur epiche e storiche (la più antica è l'Ólafsrima di Einar Gilsson, circa 1350), vi sono le rímur di soggetto sacro e agiografico, L'elemento religioso si accentua maggiormente nel tempo della Riforma ed è rappresentato soprattutto da Hallgrimur Pjeturson (1614-74; Inni della Passione, 1666, pubblicati in numerosissime edizioni). La saga è il prodotto più notevole e più vitale della letteratura islandese, e differisce dalla poesia epica solo in ciò, che è scritta in prosa frammezzata da poesie. Così la storia di un personaggio famoso e della sua famiglia è narrata in una trama semplice e ben ordinata, con particolari precisi dei luoghi e caratteristici della vita e dei costumi e anche con digressioni, ma senza commenti e intervento del raccontatore. Tutto ciò è fatto secondo uno schema tradizionale. Caratteristico di questi componimenti è lo scarso uso del dialogo, limitato a poche parole o linee per concentrare l'effetto drammatico. La saga era destinata a essere recitata ad alta voce (segja sögu "narrare una storia") ed era considerata come una grande arte quella di recitare le storie. Le saghe erano scritte solo dopo essere state recitate per tre o quattro generazioni.
Si conservano ancora circa 40 saghe, che si sogliono raggruppare generalmente secondo i luoghi in cui si svolsero. Tra le più importanti e pregevoli per la forma e per il contenuto va ricordata la Saga di Njál (960-1016), piena di processi giudiziarî; la Saga di Egil (870-980), che contiene la disputa tra il grande poeta Egil e il re Harald Haariagre ed è continuata nella Saga di Gunnlaug Ormstunga (Gunnlaug era chiamato "lingua di serpente" per i suoi versi mordaci); la Saga Laxdaela (910-1026), drammatica e piena di colore locale; la Saga Vatnsdaela (890-980) della colonia d'Ingimund nell'Islanda settentrionale e la Saga di Grettir (1010-1033), in cui si narra la vita dell'eroe nazionale Grettir inframezzata con storie di fantasmi e con leggende.
Il primo a scrivere in islandese fu Are Thorgilsson (1067-1148) che fu anche il primo storico dell'isola, sobrio, degno di fede e preciso. Del suo voluminoso Íslendingabók (circa 1130) ci rimane solo un breve compendio, ma esso è una delle fonti da cui è derivata la grande compilazione chiamata Landnámabók (Libro dell'occupazione del suolo), che tratta della colonizzazione dell'Islanda con minuti particolari sui nomi, le genealogie, gli avvenimenti, le origini dei nomi locali, ecc., e quantunque contenga 4000 nomi di persone e 2000 di località, pure sa sollevarsi a drammaticità di narrazione. La Kristni-Saga racconta delle missioni cristiane nell'Islanda e dell'introduzione del cristianesimo nell'anno 1000. Altri grandi storici sono Saemund Sigfússon (1056-1133), celebre per la sua vasta cultura e molto probabilmente raccoglitore delle poesie eddiche, e Snorri Sturluson. Assai di buon'ora si pubblicarono numerose "vite" di re e di vescovi e "annali", e si continuò giù giù fino al 1700 e anche più tardi, fino ai nostri giorni. Le saghe raccontano gli avvenimenti occorsi non solamente nell'Islanda e nella Norvegia, ma anche in altri paesi, nelle isole Færøer e nelle Orcadi, nella Groenlandia e nella Danimarca, e altresì, ma solo incidentalmente, nella Svezia e nella Russia. Molto più importanti sono le saghe concernenti il ciclo mitico-eroico nell'Edda, che ripetono in prosa frammista a versi i canti eddici. La più celebre è la Volsunga, fedele relazione della tradizione antica, con aggiunta di pochi elementi romantici. La leggendaria Saga di Fridhthjof è nota grazie al poema scritto su di esso da Esaias Tegner. Con l'introduzione della stampa in Islanda (1530) per opera del vescovo Jón Arason si arrestò in parte la decadenza della produzione letteraria nell'isola. Nel 1584 il vescovo Gudbrand Thorláksson pubblicò la traduzione della Bibbia (una parte del Vecchio Testamento era stata tradotta da lui) con caratteri da lui incisi. Del 1540 è il Nuovo Testamento in islandese di Oddur Gottskalksson.
Il rinascimento della letteratura islandese al principio del secolo XIX è dovuto a Bjarni Thorarensen (1786-1841) e a Jónas Hallgrímsson (1807-45), che si possono dire il primo il Goethe e il secondo lo Schiller dell'Islanda. I più grandi poeti lirici della seconda metà del sec. XIX sono Steingrímur Thorsteinsen (1830-1913); Matthias Jochumsson (1835-1920), che raggiunse i più alti voli della poesia islandese moderna e fu anche drammaturgo; Thorsteinn Erlingsson (1857-1914), autore di belle ballate storiche ma soprattutto di satire sociali anticlericali; Grimur Thomsen (1820-96), maestro di uno stile lapidario essenzialmente nazionale, e Hannes Hafstein (1861-1922) eccellente nel cantare l'amore e i paesaggi islandesi. Nel sec. XX spiccano sugli altri poeti Einar Benediktsson e David Stefansson, ai quali si può aggiungere St. G. Stephansson, islandese residente nel Canada. Dei romanzieri, il primo cronologicamente è Jón Thoroddsen (1819-68): il suo Piltur og Stúlka (Ragazzo e ragazza) del 1850 fu tradotto in danese, olandese e tedesco; importante è inoltre il romanzo Madur og Kona (Marito e moglie), pubblicato dopo la sua morte nel 1876, che è una pittura fedele della vita campagnola nell'Islanda. Gestur Pálsson (1852-91) scrisse satire sociali amare (Thrjár Sögur "Tre storie", tradotte in tedesco da C. Küchler). Il più eminente romanziere vivente è Einar Hjörleifsson Kvaran, mentre le opere di Gunnar Gunnarsson, che vive nella Danimarca e scrive soprattutto in danese, furono tradotte in tedesco, in inglese e in altre lingue. Indridi Einarsson, veterano dei drammaturghi, è riuscito, quasi esclusivamente con i suoi sforzi instancabili, a far erigere un teatro nazionale a Reykjavik; tre dei suoi drammi, Sverd og bagall (Spada e pastorale), Nýjársnóttin (Vigilia di capodanno) e Dansinn i Hruna (La danza di Hruna) sono stati tradotti in tedesco. Jóhann Sigurjónsson (1880-1919) scrisse due forti drammi Fjalla-Eyvindur (tradotto in tedesco nel 1913), e Galdra-Loftur (Lo stregone Loftur). Gudmundur Kamban ebbe alcuni drammi rappresentati al teatro reale di Copenaghen.
Bibl.: J. C. Poestion, Isländische Dichter der Neuzeit, Lipsia 1897; J. C. Poestion, Eislandblüten (trad. di poesie), Lipsia 1905; C. Küchler, Geschichte der Isländischen Dichtung der Neuzeit, 1800-1900, Lipsia 1896-1902; Gudbrandur Vigfússon, Prolegomena to Sturlungha Saga, Oxford 1879 (splendido saggio sulla letteratura antica, ma antiquato); Finnur Jonsson, Den Oldnorske og Oldislandske Litteraturs Historie, Copenaghen 1893-1900; Halldór Hermannsson, Icelandic Authors of To-day, Ithaca (New York), 1913; id., Bibliography of the Sagas, New York 1908; W. Morris ed E. Magnússon, The Saga Library, Londra 1890-95, voll. 5; E. Gosse e W. Craigie, The Oxford Book of Scandinavian Verse, Oxford 1925; A. Baumgartner, Island und die Färöer, Friburgo in B. 1889; H. Schneider, Probleme der altisländischen Literaturgeschichte, in Deutsche Vierteljahrsschrift für Literaturwissenschaften, X (1932).
Arte.
Non ci si può attendere un grande sviluppo della pittura e della scultura da una popolazione che conta circa 100 mila contadini e pescatori. La scultura in legno, arte indigena, toccò il sommo con la porta della chiesa di Valthjófsstadur, recentemente restaurata a cura della Danimarca, oggi nel museo nazionale di Reykjavik; grande sviluppo ebbero pure l'arte della filigrana e il ricamo.
Asgrimur Jónsson, paesista; Jón Stefansson e J. S. Kjarval, artisti originali e personali, Gunnlögur Blöndal ritrattista, sono i rappresentanti più notevoli della nuova scuola pittorica islandese. Einar Jónsson è uno scultore che gode fama mondiale ed è l'unico artista a cui sia toccato l'onore di vivere nel museo costruito dai suoi concittadini per raccogliervi le sue opere. Apparve nel 1925 a Copenaghen una serie di riproduzioni delle sue opere con testo islandese, danese e inglese di Gudmundur Finnbogason; il Jónsson è riboccante d'idee e d'ideali che sa esprimere nelle sue creazioni. Nessun pittore vivente di Europa lo eguaglia per la dovizia della fantasia, per la potenza e la ricchezza della rappresentazione. Asmundur Sveinsson è anch'egli un grande scultore.
Musica. - Sveinbjörn Sveinbjörnsson, residente in Edimburgo, compose l'inno nazionale islandese su parole di M. Jochumsson, in occasione del millenario della colonizzazione dell'Islanda (1874), Jón Leifs che vive in Germania ha riesumato le melodie del medievale rimur e ha composto musica ispirata a quei temi. Da ricordare il cantante Eggert Stefansson, residente in Italia.
V. tavv. CXV-CXVIII.